CAPITOLO 88

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La mattina seguente, all'alba, esattamente come aveva detto il Rasseln, iniziammo l'allenamento. Dato che le condizioni di Coline non erano ancora delle migliori, e che quella era un'occasione d'oro per ogni Rasseln di sfogare la propria rabbia repressa nei miei confronti, fui praticamente l'unica delle due ad allenarsi, presa di mira da ogni Rasseln. Fu stremante combattere con così tanti esseri dell'Altro Sole e non. A prescindere dalla loro specie, erano tutti forti, allenati, determinati e iracondi. Più volte mi ritrovai in un'illecita battaglia di due contro uno. Nei loro schemi e movimenti riuscii a riconoscere molti degli insegnamenti di Rubyo, il che mi permise di evitare la maggior parte degli attacchi, ma alla lunga la stanchezza prese il sopravvento, così come la nebbia ed il vento, che si infoltivano man mano si alzava il sole.

A fine allenamento dunque, mi ritrovai ricoperta di graffi e abrasioni, relativamente superficiali, ma sentivo ogni muscolo bruciare e l'intero corpo dolorante, come fosse tutto un livido.

«Quando tornano gli altri?» Chiese Coline al solito Rasseln, che si distingueva particolarmente dagli altri per la stazza gigantesca e la lunga barba scura e riccia.

«Dopo avergli porto i dovuti saluti. Ci vorranno ancora un paio di giorni.»

Coline annuì.

«Per oggi abbiamo finito, matricola.» Si rivolse improvvisamente a me il Rasseln, con il solito tono sprezzante.

«Non so come hai fatto a resistere per tutti questi anni, con quel fisico che ti ritrovi.»

Serrai la mascella.

«Era in dolce compagnia.» Intervenne Coline.

La guardai di traverso, i miei occhi trasudanti di ira. Da che parte stava? Un conto era essere ben accetta tra i Rasseln, un conto raccontargli tutto. E per di più, stavamo parlando di Rubyo. Lo stesso Rubyo che Coline avrebbe protetto a costo della sua stessa vita.

«Ma adesso è sola.» Aggiunse poi allusivamente, dopo aver incrociato il mio sguardo.

«Così capisce cosa si prova a perdere dei compagni.» Il Rasseln intervenne sprezzante, comportandosi come se io non ci fossi.

Chiusi il pugno sull'elsa, imponendomi di non sfoderare il pugnale in quello stesso istante, dopo di che mi costrinsi a tornare nella baita. Dovevo resistere per altri tre giorni, dopo di che avrei approfittato del ritorno degli altri Rasseln per scappare assieme a Coline. Eravamo rimaste in contatto con Aerin grazie all'acquitrino. Noi non riuscivamo a sentire lei, ma lei riusciva a sentire noi, e questo era sufficiente.

*

Dopo tre giorni di strenuo allenamento, in cui i Rasseln misero a dura prova i miei nervi, finalmente arrivò il momento della fuga.
Era l'alba e, come ogni mattina, la nebbia stava iniziando ad alzarsi. Sarebbe stata proprio quella la nostra chiave di volta: avremmo aspettato il picco della giornata in cui, mischiandoci agli altri Rasseln da poco tornarti, saremmo passate inosservate, nascondendoci tra la folla e il mare di nebbia.
Non ci rimase che aspettare il momento opportuno.

Quel giorno, tenendo fede agli insegnamenti di Rubyo, eravamo più apatiche ed impassibili dei precedenti, al fine di mascherare il nervosismo.

Tuttavia, la fortuna non girò a nostro favore ed i nostri piani dovettero subire una modifica: i Rasseln, infatti, rientrarono più tardi del previsto, quando la nebbia stava iniziando a sfoltirsi e, con tutte quelle nuove orecchie, ci fu impossibile comunicare con il Kelpie per rimandare la fuga al giorno dopo.

Non avevamo altra scelta: dovevamo scappare, subito, prima che la nebbia si diradasse ulteriormente.

Raccogliemmo velocemente le nostre cose, prestando un occhio di riguardo alle fragili fialette di Gyft, dopo di che, a testa bassa, ci incamminammo lontano dalla baita.
Io ero davanti, con il volto nascosto dal cappuccio in juta.

Proseguivamo a passo svelto, con lo sguardo rivolto al suolo, andando contro corrente alla marmaglia di Rasseln che da poco era tornata al campo, scendendo i pendii rocciosi.

«Coline!» Mi ghiacciai sul posto, senza voltarmi, notando come uno di questi avesse riconosciuto l'ex guardia imperiale, fermandola.

«Come stai, mocciosa?» Coline però, dovette ignorare con freddezza quell'affetto, poiché poco dopo il Rasseln le domandò dove stesse andando.

A quelle parole, ripresi a marciare, rapida, verso la roccia, verso la libertà.

Avevo il cuore che mi batteva all'impazzata, i polmoni asfissiati dall'affanno trattenuto e dalla puzza nauseabonda dell'acquitrino e il cervello che iniziava, come sempre, a immaginarsi qualsiasi scenario per cui la nostra fuga potesse andare storta.

Ciò che avvenne però, era fuori da qualsiasi mia immaginazione: quel Rasseln, continuando a chiamare il nome di Coline, attirò l'attenzione degli esseri dell'Altro Sole che ci avevano scortate da palazzo.
Dopo una rapida occhiata, gli fu chiara la situazione, e si misero subito a correre verso di noi.

Ci avevano scoperte.

A quella realizzazione sentii il fiato mancarmi e, senza più alternative, iniziammo a correre.

La corsa ed il forte vento, però, mi sfilarono il cappuccio, liberando nell'aria i miei capelli che, rossi come una fiamma, segnalavano la nostra posizione ai Rasseln.

A quella realizzazione mi sentii morire dentro, convinta che ci avrebbero prese.

Come se non bastasse, dalla fiumana di Rasseln si sentì l'imperativo: «Catturatele!»

In un istante, centinaia di Rasseln invertirono la propria rotta, fissandoci.

Milioni di occhi che ci seguivano.
Milioni di mani che ci afferravano.
Milioni di gambe che ci rincorrevano.

Eravamo circondate, accerchiate, senza via di fuga e in una minoranza incomparabile.

La disperazione ebbe il sopravvento, mentre la nebbia, dissolvendosi, ci rivelava man mano sempre più volti.

Entrambe impugnammo la nostra arma, ma entrambe sapevamo quanto effimero quel gesto fosse.
Coline, per di più, non si era ancora ripresa del tutto, ed era visibilmente stanca, indebolita dal Gyft.

Improvvisamente si accese una luce di speranza, filtrando tra quella densa nebbia.

«Aerin!» La chiamai urlando a pieni polmoni.

Con Gideon, ad Erling, aveva funzionato.

Silenzio.
Panico.

«Aerin!» Richiamai in quella che sapevo essere l'ultima opportunità.

Silenzio.

Con un suono ferroso lasciai cadere l'arma.

Coline mi guardò, sbarrando gli occhi.

Era finita.

Sentii le urla dei Rasseln mentre si avventavano su di noi, ma poi, in lontananza, un galoppare e un nitrito inconfondibili mi ridiedero la speranza.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now