CAPITOLO 134

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Oramai non avevamo più scampo: ci avevano scoperti.

Vidi la botola sollevarsi sempre di più, lasciando filtrare le prime luci dell'alba e l'aria salmastra.

Il cuore prese ad accelerare: questa volta non ci saremmo salvati. E anche Rubyo, rigido alle mie spalle, lo sapeva.

Poi, improvvisamente, uno stridio lontano. La botola ricadde sopra le nostre teste.

Trattenni il respiro.

«Ci sono problemi?» Sentii la voce di Dollarus chiedere, mal celando la ritrovata speranza.

Senza ulteriori spiegazioni, un forte spostamento d'aria scosse la nave, segnando la dipartita dell'Arpia.

Pochi attimi dopo, in cui il battito del cuore non aveva smesso di tapparmi le orecchie, Dollarus sollevò la botola.

«L'avete scampata per un pelo.» Disse, porgendomi la mano in un tentativo di aiutarmi a fuoriuscire da quel pertugio. «Le altre Arpie devono aver avvistato dei movimenti sospetti altrove. È proprio vero che le sfortune altrui possono trasformarsi nella propria fortuna.»

Una volta sul ponte di comando, con ancora l'adrenalina che correva nel sangue, mi voltai verso Rubyo aspettando che mi raggiungesse, tuttavia non sembrava intenzionato a muoversi.

Mi ricordai del suo mugugno di sofferenza che ci aveva quasi fatti scoprire dall'Arpia, e iniziai a preoccuparmi.

«Tutto bene?» Domandai. «Hai bisogno di una ma-?» Feci per aiutarlo, ma Rubyo bloccò il mio gesto bruscamente.

«No!» Sussultò. «Va tutto bene. È solo...» lo vidi indugiare con lo sguardo finché non incrociò quello di Dollarus. «...un crampo.» Disse a denti stretti.

Mi voltai verso Dollarus, che per un momento sembrò tanto confuso quanto me. Poi, il suo volto si illuminò. «Oh! Quel crampo! Ma certo.» Ripeté, battendo le mani. «Sono davvero dolorosi quei tipi di crampi, possono durare anche molt-»

«Ti dispiace?» Rubyo interruppe Dollarus, che prese a guardarmi.

«Principessa, vi prego, da questa parte.» Disse, iniziando ad incamminarsi verso la sottocoperta.

Rimasi immobile, confusa da tutto quello che stava accadendo.
Dalle sue parole sembrava che Rubyo stesse soffrendo, ma Dollarus mi chiedeva di andarmene, lasciandolo in quelle condizioni. Come poteva credere che lo avrei ignorato?

«Fatti aiutare!» Dissi, facendo per scendere nuovamente nella botola.

Vidi Rubyo sbarrare gli occhi: era da tanto che non lo vedevo così nervoso. C'era sicuramente qualcosa che non andava, qualcosa che doveva star cercando di tenermi nascosto.

La preoccupazione che provavo per lui, unita a quel suo improvviso essere così schivo, mi irritarono.

Che ipocrita.

Proprio io, che per prima gli tenevo nascosto l'aver recuperato i ricordi, avevo la faccia tosta di essere irritata.

«Faccio da solo.» Disse brusco, iniziando ad arrampicarsi fuori dalla stiva con in volto un'espressione contorta.

Quando finalmente uscì sul ponte di comando, come prima cosa lo vidi infilarsi le mani in tasca.

Mi accigliai.

In dieci anni non lo avevo mai visto mettersi le mani in tasca, neanche nei momenti morti dell'adolescenza passata a palazzo e, in quanto guardia, era stato lui stesso a insegnarmi l'importanza di avere sempre le mani libere.

Ma forse, ora niente di tutto ciò importava più, poiché, dopotutto, gli avevo tolto l'unica costante della sua vita, che era proprio quel suo essere guardia.
E forse era anche quello stesso motivo che lo rendeva così schivo nei miei confronti, ora che gli effetti dell'alcol sembravano essere svaniti.

«Va tutto ben-?» Gideon, uscito dalla sottocoperta, ci aveva raggiunti, bloccando la frase a metà subito dopo aver lanciato un'occhiata a Rubyo.

Vidi i suoi occhi cristallini illuminarsi, mentre un angolo delle sue labbra si sollevò con aria maliziosa.

«Fantastico. Ci mancava solo lui...» Sentii Rubyo bisbigliare al mio fianco.

«Ehi, principino, non mi ero accorto che ti fossi messo un tappo di sughero in tasca.»

Quella conversazione stava diventando sempre più difficile da seguire.

Mi girai perplessa verso Rubyo, rimanendo incredula per la sua espressione: gli occhi sbarrati, che rivelavano iridi tremanti, erano in contrasto con il rossore del suo viso, troppo acceso e diffuso per essere stato causato dal vino di poco prima.

«T-Tapp-» Vidi la vena del collo ingrossarglisi mentre, senza mai togliere le mani dalle tasche, si avviava a passo pesante verso Gideon.

«Vi prego!» Intervenne Dollarus mettendosi in mezzo tra i due, e interrompendo così l'avanzata di Rubyo. «Kelpie, non sei oggettivo, dopotutto tu sei... beh, un Kelpie.» Un tono allusivo colorò la voce dell'omino. «Non puoi fare paragoni. E comunque, quelli saranno stati almeno due tappi di sug-»

«La volete smettere?!» Il grido di Rubyo fece sussultare Dollarus, ma probabilmente quella che ne rimase più stupita fui io: non lo avevo mai visto alterarsi così tanto.

Ora mi stava dando le spalle, ma il rossore del suo volto gli aveva avvolto anche la nuca e la punta delle orecchie.

«E poi hai il coraggio di chiamare me "animale". Patetico.»

Solo in quel momento, Rubyo estrasse la mano dalla tasca, rivelando un pugno chiuso che colpì in pieno lo zigomo di Gideon.

Questo barcollò all'indietro, destabilizzato da quell'attacco inaspettato.

«Bastardo!» Ringhiò.

«Hai sfidato la mia pazienza fin troppo.»

«Non di nuovo...» Dollarus sbruffò al mio fianco.

Mi voltai a guardarlo giusto in tempo per notare come fece roteare gli occhi.

Notando come l'omino non sembrasse intenzionato a intervenire, decisi di agire personalmente: raggiunsi il fianco di Rubyo, afferrandolo per il braccio prima che lo potesse colpire nuovamente.

Non lo facevo per Gideon, ma per evitare che quell'ennesimo litigio infantile si trasformasse in un vero e proprio scontro. Di nuovo.

«Ti ho chiesto di non toccarmi!» L'improvviso strattone di Rubyo mi fece perdere l'equilibrio e, se non fosse stato per l'intervento repentino di Dollarus, sarei caduta a terra.

Rimasi immobile, ammutolita.

Vidi Rubyo voltarsi verso di me, con gli occhi sbarrati che gridavano al senso di colpa.

«I-Io... Non volevo.» Con le iridi così tremanti, sembrava sul punto di piangere. «Ho sbagliato, mi dispiace.»

E, senza aggiungere altro, corse sottocoperta.

Mentre mi sollevavo dalla presa di Dollarus, lo osservai chiudere la porta della cabina alle sue spalle.

Dal legno della nave, il mio sguardo si spostò all'orizzonte, dove ora il sole segnava le prime ore del mattino.

Una fitta in petto.

Quel sole, quel singolo sole ed il suo lento movimento, erano il segno di come, oramai, ci fossimo avvicinati al Regno di Nymand.
Segno, del breve tempo che avrei ancora passato al fianco di Rubyo.

Un'altra morsa al cuore, data dalla consapevolezza che, quelle di poco fa, sarebbero state le nostre ultime parole.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now