CAPITOLO 96

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Il vento gelido sferzava i nostri volti, impedendoci di proseguire. Per la sua furia avevo già perso il conto delle volte in cui ero scivolata.
Il suolo, infatti, non era semplice terra, ma uno spesso strato di ghiaccio puro, come le lastre che si formano sui laghi in pieno inverno. L'unica differenza però, è che per questo non c'era il rischio che si rompesse.

Da quando avevamo abbandonato la spiaggia, ci aveva accolto un bosco spettrale, in cui spigolosi alberi di vetro si ergevano alti, terminando in rami adunchi che si stagliavano, affilati, in un cielo tanto denso da far nuotare i pesci.
Ma i rami appuntiti non erano l'unico pericolo di quegli alberi tra cui, a causa di aculei ghiacciati che uscivano da tutta l'altezza del tronco, ci si poteva muovere solo zigzagando.

Era passata solo mezz'ora da quando ci eravamo immessi in quella foresta ghiacciata, ma già non mi sentivo più le dita della mano ferita e, come se ciò non bastasse, ogni mio sforzo di chiudermi nel mantello era inutile, in quanto la bufera cercasse con tutte le sue forze di strapparmi i vestiti da dosso.

Per l'ennesima volta Gideon si girò indietro a guardarmi. Il suo corpo, avanti al mio, doveva servire come scudo contro il vento freddo, ma non sembrava funzionare.

Con un sussulto scivolai di nuovo, battendo sul ghiaccio le ginocchia oramai livide.

Questa volta alzarmi mi risultò più faticoso delle precedenti, al punto che non riuscii neppure ad ignorare l'aiuto di Gideon, che mi venne subito in contro.

Proseguimmo così, lenti, in quella tormenta, finché il freddo non mi immobilizzò le gambe e i piedi, e la tosse non mi permise più di respirare a pieni polmoni, graffiandomi la gola.

«Ora capisci perché non volevo che venissi?»

Gideon era seduto sul ghiaccio, ricoperto da uno strato di brina. Teneva la testa incassata nelle spalle e la schiena ricurva, mentre le braccia indugiavano tese sulle ginocchia.

Riposandoci le gambe nell'insenatura di un albero, avevamo momentaneamente trovato riparo dal vento, ma non dal freddo.

«Passeremo qui la notte. Tu hai bisogno di riposarti e-»

Scossi la testa.

No. Non avevamo tempo per riposarci. Ora che avevo davvero capito quali fossero le condizioni dell'Isola d'Inverno, non potevo perdere altro tempo. La mia speranza stava calando più in fretta di quanto avrei voluto ammettere e ritrovare Rubyo vivo mi sembrava sempre più impossibile.

Nonostante il mio viaggio sarebbe stato vano, avrei di gran lunga preferito che non si fosse trovato su quell'isola.

«Lyra! Vuoi darmi retta una buona volta?!» Quel drastico cambio di tono mi lasciò stupita. «Per trovare Rubyo devi essere prima di tutto viva, non credi?»

Quella domanda mi spense la risposta sulla lingua.

«Di notte farà ancora più freddo e fidati quando ti dico che è impossibile accendere un fuoco su quest'isola.»

«Finché c'è luce possiamo proseguire.»

Quella mia affermazione sembrò mettere alla prova la pazienza di Gideon.

«Nel Regno dell'Altro Sole la notte si manifesta diversamente. Non cala mai il buio, ci sono due soli che illuminano il cielo.»

Gideon mi additò il cielo fuori dalla grotta, ma non riuscii a vedere oltre la cortina nebulosa nella quale nuotavano dei pesci.

«Mi stai chiedendo di starmene qui con le mani in mano?» Mi accasciai alla parete interna del tronco, così fiacca da non percepirne più neanche la freddezza.

«Si.»

«Anche se perdendo tempo rischio di congelarmi?»

«Non ti congelerai, siamo quasi arrivati alla Fonte.»

Mi accigliai leggermente, perplessa. Il mio intero volto era troppo atrofizzato per permettermi la solita fluidezza espressiva.

Feci per chiedere spiegazioni ma in quel momento un Kelpie fece capolino dall'insenatura, stringendo tra le mani alcuni pesci che ancora si dimenavano.

Distolsi lo sguardo quando notai come il corpo di Aerin fosse completamente nudo.

«Mamma!» Gideon scattò in piedi, concentrando tutta la sua attenzione verso Aerin, come se quella conversazione lasciata a metà non fosse mai avvenuta.

Raccolse il vestito della madre gettato in un angolo dell'insenatura e glielo spinse sopra la testa.

«Perché vi scandalizzate tanto? Tu, sei mio figlio e tu, sei donna come me.»

Gideon scosse la testa, sorridendo, mentre a forza la obbligava ad infilarsi le maniche della lunga veste in cotone. L'acqua l'aveva ripulita dal sangue del combattimento con i Rasseln, ma era rimasta ancora squarciata sul petto da un profondo strappo.

«Non mentire. Lo faresti anche con degli estranei.»

Aerin alzò gli occhi al cielo.

«Non mi sento a mio agio. Sono scomodi e pizzicano.» Disse strofinandosi il braccio, come ad enfatizzare le sue parole.

In quel momento mi stupii come sembrasse quasi una bambina in confronto a Gideon, innocente e innocua. Per un istante dimenticai completamente quel lato feroce che aveva fatto strage di Rasseln e che mi aveva obbligata ad abbandonare Coline.

A quel ricordo rabbrividii, richiudendomi su me stessa.

«Mi dispiace... non so cosa fare.» Disse Gideon in quel momento, scambiando quel mio tremore per freddezza.

Scossi la testa, raggomitolandomi di più su me stessa.

In quel momento non mi andava di pensare, sapevo che se lo avessi fatto il groppone in gola sarebbe stato troppo evidente e, cosciente che non mi sarei potuta muovere da lì fino al giorno seguente, decisi di abbandonarmi al sonno.

Mi svegliai sudata e affannata, il che mi sembrò improbabile visto il luogo in cui mi trovassi, ma ne capii ben presto il motivo: il bruciore asfissiante al fianco sinistro poteva essere calmato solo con il Gyft.

Una volta fuoriuscita dal mulinello, ero fin troppo grata per non aver perso il pugnale di papà e fin troppo concentrata su Rubyo per preoccuparmi della mia sacca. Sacca, che avevo perso in mare assieme a tutta la scorta di Gyft. O quasi. Fortunatamente ero stata abbastanza prudente da nascondere un paio di fialette nei vestiti, ma quella scorta provvisoria sarebbe durata ben poco.

Prima di prendere la prima dose aspettai finché il bruciore non divenne un dolore insopportabile, sfruttandone il calore per riscaldare, seppur apparentemente, il mio corpo.

Lanciai una rapida occhiata a Gideon e Aerin, che dormivano l'uno appoggiato all'altra. Entrambi erano sfiniti e con i corpi pieni di ferite: Aerin si era quasi totalmente ripresa dalla ferita all'addome della battaglia con i Rasseln a Kraft, ma Gideon stava guarendo decisamente più lentamente. Entrambi però, l'uno tra le braccia dell'altra, sembravano aver trovato la pace.

Ora toccava a me ritrovare la mia.

Mi alzai, con la testa leggera e gli occhi lucidi per l'astinenza da Gyft, e, silenziosa, abbandonai il rifugio.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now