CAPITOLO 92

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Già ancor prima di mettere piede sulla sabbia ustionante, la temperatura dell'acqua era salita di molto.

Ad ogni passo di Aerin su quell'arena rossa come il sangue, uno sfrigolio e del vapore proveniente dai suoi zoccoli la privavano sempre di più di quel liquido per lei vitale.

«Non possiamo permetterci di perdere tempo.» Disse questa, aumentando l'andatura e sprofondando le zampe nella sabbia bollente.

«Non ti conviene ritornare umana?» Domandai raggiungendo il suo fianco, ma questa scosse la testa.

«Durante la trasformazione rilascerei troppa acqua, e non posso permettermelo

In effetti, l'aria era asfissiante anche per me. Ad ogni passo la terra che veniva schiacciata dai miei piedi sembrava rilasciare vapore, facendo salire la temperatura. In lontananza, l'orizzonte appariva sfocato, mentre nel cielo limpido brillavano caldi due soli.

«Non può trovarsi qui. È completamente deserto.»

Indicai tutto il paesaggio spoglio che ci circondava. Né piccoli arbusti, né erbacce secche. Solo un terreno sabbioso e crepato per la siccità.

Quel luogo era così invivibile, che non si scorgeva traccia neppure degli esseri dell'Altro Sole.

«È lì che dobbiamo andare.» Aerin mi fece un cenno con il muso, indicando la direzione nella quale stavamo andando.

«Sulle montagne?» Mi accigliai perplessa, riferendomi alla catena montuosa davanti a noi, unica deformazione di quel paesaggio piatto.

«Non sopra, ma al loro interno. Quelli sono dei vulcani.»

Sgranai gli occhi.

«Ma è una follia!»

«Tranquilla, non sono così disperata da gettarmi nella lava. Punteremo a quelli inattivi.»

In quel momento capii a cosa stesse pensando Aerin: il camino di un vulcano spento sarebbe stata la prigione perfetta per qualsiasi essere, umano o dell'Altro Sole. Non ustionante come la lava, ma abbastanza caldo da uccidere lentamente.

Annuii.

«Se Gideon fosse davvero lì dentro, come faremo a liberarlo? Gli esseri dell'Altro Sole gli staranno di guardia.»

«Basterà non farsi scoprire.»

Più facile a dirsi che a farsi, ma preferii tenermi per me quell'opinione.
Nel mentre, la catena vulcanica era sempre più vicina.

Nel proseguire, notai come Aerin fosse sempre più instabile, debole e lenta nell'andatura. Più volte un muscolo le venne meno, e quasi non inciampò nei suoi stessi passi. Ogni tanto, in un tentativo di scrollarsi il calore da dosso, agitava coda e criniera, rilasciando del fresco vapore che però, pochi istanti dopo, diventava umidità.

Presto il suolo iniziò ad inclinarsi, segnando l'inizio del pendio. Man mano che spingevo i talloni sulla terra secca, sentivo il calore consumarmi la suola, avvicinandosi sempre di più al tallone. Aerin, invece, barcollava sempre di più, e spesso temetti stesse per rotolare giù dalla pendenza.

Ad un certo punto il terreno si fece così ripido, che provai a facilitarmi la scalata usando le mani ma, a mie spese, imparai come quel suolo fosse troppo ustionante per essere toccato a pelle nuda.

Con un affanno accelerato e un'abbondante sudorazione, raggiugemmo finalmente la bocca del cratere di uno dei vulcani spenti.

«Dobbiamo scendere

In quel momento notai come il tono di Aerin fosse appesantito da quella sfiancante scalata. Solo allora mi accorsi che, per tutto il tragitto per raggiungere la cima, il Kelpie non avesse proferito parola, probabilmente in un tentativo di risparmiare energie.

Con mia sorpresa notai come, l'interno del cratere, fosse organizzato in una scala a chiocciola che proseguiva claustrofobico e vertiginoso verso il cuore spento del vulcano.

Tra quelle mura rocciose, i nostri passi echeggianti non tardarono a destare un'attenzione sospetta.

«Cosa ci fa un umano qui?»
Una voce rimbombò nel buio.

Deglutii nervosamente.
Sentivo il sangue pomparmi in fretta alla testa, mentre gli arti mi formicolavano di adrenalina. Entrare nei territori del Regno dell'Altro Sole era stato come gettarmi nel cuore di una battaglia bendata: temevo tutto e tutti e qualsiasi cosa mi era estranea.

Restai in silenzio, ad ascoltare il cuore bussare nel mio petto.

«Per non parlare del Kelpie... altrettanto inusuale.»

In quel momento mi venne un'illuminazione.

«Sono un Rasseln e questo Kelpie è un detenuto.»

Se quel mio tentativo avesse funzionato, sarebbe stato quell'essere stesso a portarci da Gideon.

Improvvisamente un lampo di luce mi fece strizzare gli occhi.

«Devi scusarmi.» Disse la figura che ora riuscivo a distinguere nella penombra.

La fiamma che ardeva sulla mano di quella ragazza, metteva in mostra una carnagione olivastra e dei raccapriccianti occhi bianchi, privi di iride e pupilla.

«Noi Fyrae non abbiamo problemi con il buio, ma immagino che per voi umani la cosa sia diversa.»

La ragazza iniziò a farci strada e noi la seguimmo.

«Attenta, qui le rocce sono più sporgenti.» Disse guidandomi attraverso uno stretto cunicolo.

Un nitrito di sofferenza mi fece immaginare come Aerin dovesse essersi ferita nel tentativo di passare tra quelle feritoie così strette.

«Taci Kelpie! Il tuo verso è irritante per le mie orecchie!» La Fyrae si portò rapida le mani alla testa, in un tentativo di ovattare il suono, echeggiante in tutto l'ambiente.

«Devi essere un Rasseln davvero devoto...» Tornò a parlare con me. «È raro per un umano venire in queste terre.»

Quel cambio repentino di atteggiamento mi fece rabbrividire anche in un luogo torrido come quello.

«Sei molto taciturna. Devi essere un Rasseln novizio vero?»

Annuii e la Fyrae, rispondendo al mio cenno nonostante ci stesse rivolgendo le spalle, confermò la mia tesi: quell'essere dell'Altro Sole era cieco, ma in compenso aveva sviluppato gli altri sensi in modo superiore alla norma, il che gli aveva permesso di percepire il lieve spostamento d'aria che il cenno della mia testa aveva prodotto.

In quell'istante, sboccammo fuori dallo stretto vicolo, ritrovandoci all'interno di una grotta sotterranea, dove ci accolsero una luce accecante e un calore asfissiante.

«Attenzione ai piedi.»

Stupefatta, ma allo stesso tempo terrorizzata, osservai lo scenario attorno a me. Mentre superavamo un fragile ponte roccioso, osservavo affascinata la cascata di lava, che pareva sciogliere la roccia, fino a riversarsi nel lago ribollente di lava sotto di noi.

«Siamo quasi arrivati.»

La Fyrae ci portò all'interno di un altro cunicolo dedaleo, finché non spuntammo in un'altra insenatura, questa volta a cielo aperto.

«Non qui.» Disse l'essere quando mi sentì rallentare il passo. «Questo cratere è già occupato.»

Credetti quasi di sentirmi le gambe cedere quando, in quel buco dentro la terra, rividi Gideon.


Royal Thief IIWhere stories live. Discover now