CAPITOLO 81

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Mi svegliai con un sussulto, in preda a sudorazioni abbondanti e dolori lancinanti sparsi per tutto il corpo.
I capelli mi caddero pesanti sulle spalle, ancora bagnati.

Mi guardai attorno affannosa, riscoprendomi in camera.

Era l'alba.
Il pungente petricore che aveva invaso la camera annunciava l'inizio della stagione delle piogge.

Scesi dal letto a fatica, con i tagli bendati che mi pungevano ad ogni passo.
Sollevai una nuvola di polvere quando scostai maggiormente la pesante tenda, che qualcuno doveva aver accennato a chiudere dopo avermi riportata in camera.

Rimasi a fissare le fini gocce di pioggia cadere, bagnando la sterpaglia secca.

Per la prima volta, dopo tanto tempo, ero all'asciutto anche durante una tempesta, ma non ne ero per nulla felice e provavo una nostalgia morbosa per quei momenti dove mi nascondevo tra il fogliame, che ora mi parevano tanto lontani.

Mai, come adesso, mi ero sentita così sola.

Uscii sul balconcino, trascinandomi dietro lo sporco tessuto del vestito. Rabbrividii quando i piedi fasciati toccarono la pietra fredda e bagnata.

Chiusi gli occhi.
Presi un'ingorda boccata d'aria.

Ma presto il respiro iniziò a farsi più irregolare e singhiozzante, tramutandosi prima in singhiozzi e poi in lacrime.

Mi accasciai alla ringhiera, dove le gocce d'acqua dolce si mischiarono a quelle d'acqua salata.

Piansi.
Piansi, come da tempo non piangevo.

Singhiozzavo, tremavo ed urlavo.

Il presente era diventato la mia travagliata prigione, il passato la mia cicatrice più dolorosa e il futuro la mia pena incombente.

Non so quanto ancora avrei potuto resistere.
Non so quanto ancora avrei voluto resistere.

Non avrei mai più rivisto né Rubyo, né Gideon che, per quanto non potessi perdonare, era diventato una costante nella mia vita.

Che senso avevano avuto tutti quei sacrifici passati?
Che senso avevano quelle sofferenze presenti?
Che senso avrebbero avuto le mie giornate future senza di loro?

Tentai di alzarmi, ma le gambe intorpidite caddero nuovamente sotto al mio peso.

Rimasi immobile, sotto la pioggia scrosciante che mi inzuppava i vestiti e nascondeva le lacrime.

«Non urlare.»

Sussultai.

Qualcuno che, persa tra i miei pensieri, non avevo sentito arrivare, mi aveva tappato le labbra con una mano.

Mi si bloccò il cuore in gola.

«Sono io.» Mi girai lentamente al suono di quella voce vagamente familiare.

Strabuzzai gli occhi quando riconobbi Coline. Era senza armatura, il che la faceva sembrare molto più esile di quanto non fosse. In quel momento realizzai a chi appartenesse il terzo riflesso sull'acqua del laghetto.

«Come sei arrivata fin qui?» Bisbigliai, con il cuore che batteva a mille per l'emozione.

«Lunga storia. In un mese sono successe troppe cose.» Coline, con il suo solito tono spazientito, si spostò nervosa dal viso un ciuffo biondo scappato dalla corta coda.

Le afferrai con forza il braccio. «Cosa vuol dire questo?!»

La guardia, o meglio l'ex guardia imperiale, strattonò il braccio dove ora era comparso il simbolo del clan dei Rasseln, liberandolo dalla presa.

«Era l'unico modo per salvare Rubyo. Dov'è adesso?»

A quella domanda tremai, distogliendo gli occhi vacui.

«Non prendermi in giro!» Mi strattonò dalle spalle.

«Guardami negli occhi.» Mi scosse ancora.

«Guardami negli occhi e dimmelo!»

Alzai lo sguardo, fissandolo nel suo. Le lacrime bruciavano, sfocandomi la visuale.

«È morto. Rubyo è morto. Gideon è morto. Sono tutti morti.»

Coline mi lasciò andare le spalle, facendo ricadere le braccia, pesanti, lungo i suoi fianchi.

«Non è possibile. Stai scherzando.» Un ghigno isterico le si formò in volto.

«Non può essere morto... Rubyo non può-» Iniziò a ridere, ridere finché dai suoi occhi non iniziarono a sgorgare le lacrime, che trasformarono presto la sua risata in un pianto disperato.

Non l'avevo mai vista in quelle condizioni.

A quella visione non riuscii a trattenermi e la accompagnai con lacrime di sangue.
Entrambe, accasciate ad una fredda ringhiera in pietra, avevamo perso tutto.

«È colpa tua!» Coline mi spinse il petto con una mano stretta a pugno.

«Se non fosse stato per te, se non ti avesse seguita, se non si fosse i-» Troncò quell'ultima parola guardandomi con astio.

«Lo sapevo. Lo sapevo che lo avresti portato alla rovina. Lo sapevo che saresti stata la sua rovina.»

Si alzò di scatto, tirandomi con sé.

«E per questo non ti perdonerò mai.»

Mi avvolse le mani attorno al collo, spingendomi verso la ringhiera.

«Era l'unica persona che avessi mai amato, e tu me l'hai portata via!»

Con quei suoi occhi rossi, traboccanti di lacrime e odio, che sembravano quasi sporgere dalle orbite, mi stava scavando l'anima.

Mi spinse ancora di più verso la ringhiera, che afferrai con entrambe le mani, più per darmi un'ulteriore spinta, che per reggermi.

Poi, improvvisamente, lasciò la presa.

«No. Non posso ucciderti. Non ora. Sarebbe troppo facile. Ora devi vivere; vivere soffrendo e aiutandomi a vendicare Rubyo. La sua morte non può essere vana.»

Scossi la testa.

«No. Hai ragione. Ho sbagliato, ho sbagliato tutto fin dal principio. Sono stata ingenua a credere di essere in grado di rimpossessarmi del Regno.
Un Regno, che non è mai stato mio. E per di più trasportando Rubyo con me in tutto questo.»

Sul volto di Coline apparve un ghigno.

«Lo so, questo Regno non è mai stato tuo e sei stata infantile a credere che tutto sarebbe potuto finire come in una favola.»

Si fermò, fissando il suo sguardo nel mio. Improvvisamente ogni traccia di esitazione scomparve.

Mi porse il mio pugnale.

Lo sguardo mi scivolò sull'arma che avevo creduto persa per sempre.

«Ma non ne capisco il problema. Tu sei una ladra, no? E allora rubalo.»

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now