CAPITOLO 98

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Quell'impatto però, fu più lieve del previsto.

Ancora stordita, riaprii gli occhi, mentre una fitta al fianco mi strappava il respiro.
Rimasi distesa a terra sul suolo ghiacciato, ma fortunatamente fuori dalla portata di quelle alghe carnivore.

Tremavo così tanto, da non riuscire a rimanere ferma. I denti mi battevano, la gola era secca e le labbra rotte mi sanguinavano.

Un mugugno mi fece focalizzare la mia attenzione a qualche centinai di metri da me dove, disteso sul fianco, c'era
Gideon.

La sua forma da Kelpie esplose sotto al mio sguardo, rivelando la sua siluette umana, immobile.

Capii ben presto che mi avesse raggiunta in tempo, venendo poi sbalzato via dalle scariche elettriche.

«Gideon!» Seguii il suono della voce.

Dall'altro lato, oltre il bosco di alghe, Aerin si sporgeva per vedere le condizioni del figlio, stando ben attenta a non entrare nella traiettoria delle piante.

«Erede! Perché sei ancora ferma lì?»

Quelle parole mi scossero dal mio stato di trance, ma non dal freddo.

Ancora esitante, feci per alzarmi, ma la costola incrinata soppresse qualsiasi mio tentativo.
Con un gesto spontaneo cercai di portarmi la mano che credevo ancora sana al fianco, ma notai come questa non rispondesse più ai miei comandi.

No, era ancora peggio.

L'intero braccio pendeva come un'appendice morta dalla spalla, completamente insensibile e cianotico, ricoperto da uno spesso strato di brina che non dava l'impressione di potersi sciogliere.

«Merda...» Sentii Gideon mugugnare sofferente in lontananza, con la voce carica di sforzo.

Doveva aver preso un bel colpo.

Nonostante ciò però, mi raggiunse barcollante, scuotendo più volte la testa come per ritrovare l'equilibrio dopo il colpo, lanciando prima un'occhiata a sua madre di rincuoro misto a rimprovero, poi al mio braccio congelato.

«Sei viva per miracolo. I Drosophyllum non lasciano mai andare la loro preda... Come hai fatto?»

Voltai lo sguardo verso la pianta che fino a poco prima mi teneva imprigionata nel suo bozzolo mortale. Ora era annerita e rinsecchita, tutta accartocciata su sé stessa, grande la metà di prima.

Cosa era successo? Come era possibile? Io non avevo fatto nulla. Mi ero arresa all'idea di essere spacciata.

Poi improvvisamente un brutto, bruttissimo, presentimento mi fece piombare il cuore nello stomaco.

Ignorando i dolore alla mano ancora funzionante, iniziai a frugare tra i miei vestiti finché non trovai i resti frantumati delle fialette.

Il Gyft!

La pressione del bozzolo doveva averle rotte. Non avrei mai immaginato che il Gyft si sarebbe rivelato la mia salvezza, ma essere a corto di fiale aveva solo ritardato la fine che avrei fatto se quella pianta avesse compiuto il suo dovere.

«Lyra?» Riportai la focalizzazione a Gideon.

«N-non lo so...» Mentii.

Sapevo di non poter nascondere per sempre il fatto che ora facessi parte dei Rasseln, soprattutto visto che Aerin ne era al corrente, ma avrei ritardato quel discorso il più possibile.

Gideon si inginocchiò al mio fianco e io di istinto feci per indietreggiare con la schiena, ma un dolore lancinante al fianco mi immobilizzò all'istante.

«Sta' ferma, voglio solo guarirti.»

Sentii delle gocce iniziarmi a solleticare le tempie ed il collo: stavo sudando.
Capii ben presto che quel sudore freddo fosse l'astinenza al Gyft, ma potevo rigirare quella situazione a mio vantaggio. Il mio corpo non solo si sarebbe riscaldato, ma si sarebbe anche caricato di una scarica di adrenalina così forte, da rendermi insofferente per almeno un paio di ore.

«Non ne ho bisogno, riesco ancora a muovermi.»

Questa volta riuscii ad alzarmi, ma non senza evitare lo sguardo accigliato di
Gideon. La perplessità gli si leggeva in ogni piega del volto.

«In ogni caso...» Iniziò a dire, alzandosi dal suolo ghiacciato. «...aver fatto di testa tua ti ha dimezzato il tempo a disposizione, accelerando il processo delle schegge di ghiaccio. Dobbiamo raggiungere la Fonte il prima possibile o morirai.»

Gideon non girò attorno al discorso, usando parole nude e crude, andando dritto al punto. Raramente lo avevo visto così diretto e, ogni volta, era stato per una situazione davvero pericolosa.

«Possiamo raggiungere la Fonte anche da qui. Ci incamminiamo, adesso.»

Senza darmi tempo o modo di chiedere oltre, Gideon chiarì alla madre il suo piano, che consisteva nel dividersi momentaneamente per rincontrarsi alla Fonte.

Fantastico, ora ero sola con Gideon.
La cosa non mi emozionava per nulla.

Gideon prese ad incamminarsi ad un passo così rapido che a stento riuscivo a stargli dietro. Non ce l'avrei fatta neppure nelle migliori delle condizioni, figuriamoci nello stato in cui mi ritrovavo.

Ero rimasta una decina di metri dietro di lui quando gli parlai.
«Puoi rallentare per favore? Non riesco a starti dietro...»

L'affanno era molto visibile, così come la mano dolorante che reggeva il fianco sinistro, dove lo stemma del serpente a sonagli mi bruciava la pelle.

«Ci riusciresti, se ti facessi guarire.»
Nella sua voce, a quel punto, non percepii più alcun tono di preoccupazione, solo rabbia.

Mi accigliai, cosa che lui non poté notare perché ancora voltato di spalle.

«Non è di certo colpa mia se non riesco più a fidarmi di te.»

Reagì a quelle parole come fossero veleno. Gideon si fermò bruscamente, girandosi di scatto.

«Credi davvero che io sia in grado di ucciderti?» La voce era rabbiosa, ma la luce nei suoi occhi gridava tristezza.

Non mi lasciai scuotere così facilmente. Gideon aveva già dimostrato più volte di essere un attore particolarmente abile.

«Consegnandomi a mio fratello è come se lo avessi fatto.»

Dentro di me rivissi ogni secondo di quelle due settimane infernali a palazzo e questa volta non c'era freddo che poteva farmi rabbrividire a quel modo.

Royal Thief IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora