CAPITOLO 90

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Un urlo disumano lasciò la mia gola, graffiandone l'interno.

Aerin non aveva smesso di galoppare un attimo, e ci stavamo allontanando sempre di più da Kraft, ma quella scena non riusciva a lasciare la mia mente.

Quel corpo esile, che cade privo di vita al suolo, come quello di una bambola.
Quella testa mozzata, che galleggia nell'aria, gocciolante.
Quella bocca ancora semichiusa, in un tentativo di finire la frase.
Quegli occhi aperti, privi di luce, oscurati dall'ombra della morte.

E quel lago di sangue.

Questa volta non riuscii a fermare il conato di vomito, che liberai poco dopo essermi lasciata scivolare giù dal garrese.

Con degli spasmi dolorosi sentii le lacrime amare mischiarsi all'acidità dei succhi gastrici, che mi corrodevano lo stomaco.

Sentii un tremore solleticarmi gli arti superiori, mentre quelli inferiori, formicolanti, stavano appena iniziando a risvegliarsi.

Rimasi piegata in due sull'erba secca, con la schiena ricurva e i pugni stretti, finchè non fu svuotata ogni mia interiora.

Sempre più tremante mi trascinai ad un albero, sudata e boccheggiante.

Sentivo che stavo per avere un attacco, cosa che da tempo non accadeva.

Chiusi gli occhi, cercando di recuperare il fiato e di rallentare i tremori, ma al posto del buio, nella mia mente ricomparve quella scena raccapricciante.
Sentivo i polmoni bruciare così tanto, che desiderai strapparmeli.

Mi portai una mano al petto, sopraffatta dalle immagini, stringendo il tessuto della maglietta. Tossii, finché non ripresi a vomitare.

«Muoviti. O ci raggiungeranno.»

A quelle parole trovai la forza, che non credevo di avere, per controbattere.

«Perché? Perché te ne sei andata?! Avremmo potuto salvarla!»

Il Kelpie, a quella frase, riprese le sembianze umane, rivelando uno sguardo infastidito.

Avanzò qualche passo verso di me, come se la ferita che le percorreva l'addome, dallo sterno all'ombelico, le fosse totalmente indifferente.
Ora che era nuovamente umana, non era più il manto ad essere imbrattato di sangue, oramai secco, ma la pelle ed il candido vestito, strappato a tal punto da rivelarle il seno.

«No. Non avremmo potuto salvarla.»

«Tu sei un Kelpie, con i tuoi pote-» Ma mi stroncò sul nascere.

«Sarebbe morta dissanguata prima di riuscire a guarirla. E poi, chi dice che io voglia usare i miei poteri per voi umani?»

Quelle parole mi lasciarono spiazzata. Gideon non aveva mai esitato, il che non mi aveva mai fatto valutare questa posizione.

Ma, pensandoci adesso, dopotutto era normale visto come la sua missione fosse riportarmi sana e salva da mio fratello. Non era un piacere per lui, o un favore nei miei confronti, quanto più un dovere.

«Il mio unico obiettivo è salvare mio figlio, e lo otterrò a qualsiasi costo. Non mi importa chi debba rimetterci la pelle.»

Mi accigliai.

«Allora perché mi hai salvata?»

«Te l'ho detto. Non mi piace essere indebitata con le persone. Te lo dovevo. Ma ora siamo pari.»

La rabbia mi fece trovare la forza per contrastare il tremore delle mie gambe e, con l'aiuto del tronco, di alzarmi.

«Anche in questo caso, avremmo dovuto ugualmente aiutarla.»

«Se lo avessimo fatto, avremmo perso solo del tempo, e non saremmo più uscite da lì. Anche nel migliore dei casi, ci sarebbe stata solo d'intralcio, rallentandoci.»

«Infima...» Bisbigliai mordendomi la lingua.

Aerin sentì, ma decise di ignorarmi. Dandomi le spalle, iniziò ad allontanarsi da me, ritrasformandosi in Kelpie.

«Te lo dico un'ultima volta. Ora che ti ho restituito il favore, nulla mi obbliga a stare al tuo passo. Muoviti o ti lascio indietro per davvero

«Sarà meglio che tu ti prenda buona cura di me, se vorrai ricevere ancora l'affetto di tuo figlio.»

Quello era un colpo basso, e ne fui perfettamente consapevole.
Non credevo davvero che quello che Gideon provasse nei miei confronti fosse vero affetto disinteressato, ma Aerin si, e questo bastava per stuzzicarla.

Infatti, come una furia Aerin si avventò su di me, premendomi uno zoccolo sullo sterno e schiacciandomi al suolo, dove sbattei la testa.

«Sarà meglio che tu non faccia questi giochetti con me, se davvero ci tieni alla tua incolumità...» Le narici mi spruzzarono aria calda sul viso. «...e a quella del tuo cagnolino.»

A quelle parole feci forza sugli addominali, e mi alzai afferrandole il muso, abbassandolo per guardarla dritta negli occhi.

«Non obbligarmi ad usare la catena.»

Rimanemmo ancora qualche istante a fissarci negli occhi, come per vedere quale delle due cedesse per prima, finché Aerin non arretrò, nitrendo e sbruffando.

«L'Arcipelago delle Stagioni è territorio del Regno dell'Altro Sole. Non te la passerai troppo bene.» Si arrese infine, cambiando argomento.

Scossi la testa. Non mi importava. Se Rubyo fosse stato ancora vivo, mi stava sicuramente aspettando. E io dovevo salvarlo.

«Sarà meglio costeggiare questo Regno fin quando ci sarà possibile. Se risalissimo nella capitale, rimanendo sulla costa est, la traversata sarà più breve.»

Annuii, affidandomi totalmente alla sua guida. Per quanto non mi andasse a genio l'idea di riporre tutta la mia fiducia in Aerin, non potevo fare diversamente. Lei era l'unica ad essere stata nel Regno dell'Altro Sole, l'unica a sapere come raggiungerlo e, l'unica, a sapere come era fatto.

Le salii nuovamente in groppa, tenendomi stretta dalla criniera, poi ripartimmo per il nostro viaggio.

A breve tutte le nostre domande e tutti i nostri timori avrebbero trovato una risposta, ma per ora potevamo solo sperare.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now