Capitolo 9

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Stephanie







Una festa durante la settimana non è il massimo che ci si possa aspettare, specialmente all'ultimo anno di liceo. Ma non ho saputo rifiutare l'invito, nonostante la mia disapprovazione, dopo aver saputo della partecipazione di mio fratello.
Ho deciso di andare fino in fondo alla storia, quindi devo subirmi anche i contro e devo farlo da sola.
Per questo motivo non ho aperto bocca con Adeline e Keira, che mi hanno trasformato nella loro bambola personale, a casa di quest'ultima.
«Sei stupenda!» esclama la mora, senza staccare gli occhi dal mio riflesso.
Mi hanno costretto ad indossare un tubino succinto, che ricopre a stento le mie forme, e un paio di tacchi ai piedi che già mi provocano dolore. Poi hanno legato i miei capelli in una coda alta e ordinata.
«Adesso passiamo alla fase trucco» aggiunge Keira, battendo le mani.
Scuoto la testa. «No, non mi avrete mai. Non mi farò pasticciare la faccia.»
Odio truccarmi, neanche ci riesco. Non che ci abbia mai provato, ma non mi piace l'idea di rendere la mia pelle una porcellana impeccabile.
Così, mostrandomi testarda, riesco ad ottenere la loro rinuncia.
Una manciata di minuti dopo, il clacson del Pick-up di Noah ci invita ad uscire, dove i due ragazzi ci attendono, anche loro affascinanti come sempre.
Gabriel mi lancia una lunga occhiata e mi regala un sorriso. «Wow, sei quasi irriconoscibile.»
Sento le guance infuocarsi. «Dovrei dirti grazie?»
«Sì, è un complimento, sei davvero bella.»
Non rispondo, mi limito semplicemente a ricambiare il sorriso.
«Ecco, senti, abbiamo capito che ti piace. Adesso andiamo?» ribatte Adeline, facendo aumentare il mio imbarazzo in modo notevole.
«Stronza» borbotta Gabriel.
Punto gli occhi sulla strada e mi perdo ad ammirare le luci notturne, finché non arriviamo a destinazione.
È una villa stratosferica, che di così grandi ne ho viste poche, elevata su tre piani e circondata da un giardino immenso, con tanto di piscina sul retro.
«Non ho capito chi vive qui» dico, ancora a bocca aperta.
«Le gemelle Cooper» risponde Keira, sorpassandomi.
Quando ci addentriamo, il salotto è diventato una pista da ballo, la quantità infinita di alcolici presenti mi costringe a storcere il naso e la puzza di fumo inonda i miei polmoni.
Senza parlare dell'ossigeno che sembra essere stato risucchiato dall'esagerata presenza di gente, tanto da rischiare di soffocare passandoci in mezzo.
«Allora? È la tua prima festa?» mi chiede Gabriel a voce alta, tentando di sovrastare il volume della musica pop.
Scrollo le spalle. «Preferisco leggere o guardare qualche serie tv, di solito.»
Mi afferra la mano, intrecciando le nostre dita. Questo contatto mi sorprende, ma non risulta fastidioso o precoce. Perciò decido di fidarmi e mi lascio trascinare fino alla cucina.
«Prendiamo qualcosa da bere, ti va?» mi chiede, senza mai dimenticare di sorridermi.
«Okay, ma niente alcol» preciso.
Lui, allora, mi passa un bicchiere di plastica con dentro quello che sembra semplice succo di frutta. «Notevole.»
«Non c'è altro di analcolico» ridacchia.
«Immagino.»
Lui aggiunge qualcosa, ma la mia attenzione viene improvvisamente catturata da Danny e Kevin che discutono animatamente. Jordan interviene presto, raggiungendoli, e capisco che decidono di dirigersi verso un luogo più appartato.
Chiedo perdono a Gabriel, perché ho tutte le intenzioni di seguirli, ma lui mi blocca, afferrando il mio polso.
«Tuo fratello ha fatto la sua scelta, Steph. Non farti immischiare nei loro problemi» mi dice.
Sospiro. So che ha ragione, che dovrei farmi da parte e vivere i miei giorni con tranquillità, magari in sua dolce compagnia, ma non ci riesco. Non sarei io, altrimenti. Si tratta del mio stesso sangue, non posso lasciar perdere e basta. Jordan ha solo me.
Così mi dileguo. Quando mi ritrovo sul giardino sul retro, dove molte ragazze in bikini ricche dí autostima entrano ed escono dalla piscina, riesco a scorgere le tre figure nell'oscurità, dietro una siepe.
Mi avvicino a passo lento e riesco a sentire qualcosa che mi basta.
«Allora siamo d'accordo, andiamo al magazzino» dichiara Danny.
Kevin non sembra molto convinto della decisione presa, scuote la testa impaurito. Ma Jordan, invece, annuisce sicuro.
Io salto fuori, con le mani ben salde sui miei fianchi, e faccio passare lo sguardo su tutti e tre. «Vengo anch'io.»
Mio fratello si volta di scatto verso di me e mi lancia un'occhiata sinistra. «Non rompere il cazzo, Steph. Fai la brava e torna alla festa.»
«No.»
«Jordan, ti aspettiamo alla macchina, liberati di lei e fallo in fretta, perché non abbiamo tempo» dichiara Danny, colpendomi con una spallata, dopo essermi passato accanto seguito dal rossiccio.
Rimango sola con mio fratello e gli sorrido. «O mi porti con te, o telefono a papà e lo informo di tutto quello che stai combinando con i tuoi nuovi amici.»
«Non lo faresti mai» ribatte.
«Scommettiamo?»

Mi ritrovo di nuovo seduta sul sedile posteriore in compagnia di questi idioti, ma della presenza di Carter Baysen non c'è neanche l'ombra. Questo mi fa sospettare che vogliano raggiungerlo nel luogo prestabilito.
Danny continua a lanciarmi occhiate torve dallo specchietto retrovisore, ma fingo di non notarle. Mi odia, probabilmente, ma è una cosa reciproca, specialmente dopo il modo brusco con la quale mi ha trascinata fino alla Jeep, l'ultima volta.
Il tragitto dura più del previsto, ci addentriamo in una zona desertica e sento l'ansia attanagliare il mio stomaco con prepotenza.
Ad un certo punto, davanti ai miei occhi, si estende un magazzino edile che pare abbandonato.
Una luce fievole illumina una piccola finestra in alto, poi un urlo raggiunge i miei timpani, facendomi rabbrividire.
«Porca puttana, muoviamoci» tuona Danny, volando fuori dallo sportello.
Jordan mi guarda, mi supplica con lo sguardo. «Questa non è gente che scherza, ti prego, resta in auto questa volta. Non voglio che ti accada nulla.»
Prendo un grande respiro profondo e incrocio le braccia al petto, perché per una volta decido di ascoltarlo. Ma, dato che nessuno sembra avere fiducia in me, viene chiesto a Kevin di rimanere per farmi compagnia.
Lui acconsente e, quando vedo i due ragazzi sparire oltre l'ingresso dell'edificio, in lontananza, decido di iniziare con le domande.
«Cos'è questo posto?»
Kevin alza gli occhi al tettuccio. «Un insieme di attività illegali.»
«Del tipo?»
«Bische, spaccio, prostituzione, incontri di boxe»elenca.
La mia espressione è indecifrabile. Sono sotto shock, ma anche disgustata. «Perché non chiamate la polizia?»
Una risata amara risuona nell'abitacolo. «Come se non fosse già stata corrotta da Shein.»
«Chi è Shein?»
«Quello che comanda qui. Hai finito, Sherlock Holmes?»
Mi acciglio. «Cosa vuole da voi? Perché avete a che fare con un uomo del genere?»
Passa una mano tra i suoi ciuffi rossi. «Senti, com'è che ti chiami?»
«Stephanie.»
«Okay, Stephanie, credimi se ti dico che non vale la pena saperne di più. Non ti piacerebbe conoscere tutta la storia.»
Scuoto la testa. «Almeno dimmi cosa c'entra mio fratello.»
«È solo nostro amico e vuole aiutare, tutto qua» risponde.
«No, non può essere solo questo» osservo.
«Lui e Carter sono più simili di quanto credi» aggiunge.
E non faccio in tempo a dire altro, perché la voce di Jordan attira la mia attenzione. Kevin balza fuori e corre in loro soccorso, trascinano Carter per le spalle, che sembra svenuto. Danny si posiziona davanti al volante e mette in moto, facendo ruggire i motori.
«Forza, sbrighiamoci» urla il biondo.

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