Capitolo 14

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Stephanie







«Ti va di parlare?» le chiedo, dopo averle concesso qualche attimo in solitudine, giusto per sciacquare il suo viso arrossato.
Keira sospira profondamente, poi si accomoda sul mio letto. Sembra stravolta.
«Posso rimanere qui a dormire? Non voglio stare da sola.»
Annuisco. «Ma certo, sì, nessun problema.»
Tortura le sue unghie con le dita, nervosamente, poi accenna un piccolo sguardo nella mia direzione. «Pensi che io sia una persona di merda, vero?»
Le sorrido dolcemente e scuoto la testa in segno di negazione. «No, Kei, non lo penso, anche se non ne so molto.»
Annuisce e mi chiede se sia possibile accendersi una sigaretta. Credo che le serva per placare i suoi sentimenti contrastanti, così acconsento e apro la finestra.
Lei si accomoda sul davanzale con un balzo, poi punta gli occhi verso il cielo notturno, questa volta anch'esso appare un po' malinconico.
«Sai, Adeline ha sempre avuto un debole particolare per Carter. Si conoscono fin da piccoli, è stato la sua prima volta, poi lei gli ha chiesto di più e lui l'ha rifiutata, come fa sempre. È stata dura da superare per lei, io so quanto ha sofferto. Quindi sì, mi sento una vera stronza.»
Mi avvicino e incrocio le braccia al petto, poggiando la mia schiena contro il muro, continuando a rimanere in silenzio.
«Speravo che questo segreto morisse con me, perché è stato un errore, uno stupido gioco. Ci hanno chiuso dentro un armadio, per dieci minuti in paradiso, durante una festa a cui Ade non ha partecipato, quest'estate. Io ero confusa sul mio, ehm... sulle mie preferenze sessuali, diciamo così, e Carter è davvero un ottimo ascoltatore...»
Mi acciglio, un po' confusa. «Quindi hai fatto sesso con lui per capire quali fossero i tuoi gusti?»
Lei scuote la testa e ridacchia. «Così suona davvero male» poi torna seria. «È solo che Carter ci sa davvero fare con la gente, è stato così dolce e comprensivo, mi ha detto che non dovevo vergognarmi di nulla, perlomeno non con lui. E mi sono lasciata trasportare da quel folle momento, perché nessuno si era mai preoccupato così tanto per me» sospira. «È semplicemente successo, ma non è stato niente, non ho provato niente. Nemmeno mi piace, lui. Mi sentivo solo più leggera e più sicura di me, dopo. Ma al tempo stesso sporca, così ho iniziato ad evitarlo come la peste.»
Ascolto con attenzione ogni singola parola e tutto sembra iniziare ad avere senso. Adesso comprendo l'atteggiamento di Adeline, in parte anche la sua reazione spropositata. Si è sentita tradita. Ma non voglio giudicare Keira, per aver ceduto alle avances di un manipolatore seriale. Perché così appare, ai miei occhi.
«Sei caduta nella sua trappola, non dannarti, tutti commettiamo errori» le dico, tentando di non essere troppo severa.
Lei scuote la testa. «Sì, ma non è stato lui a sbagliare. Carter ha continuato ad essere onesto con me, ha mantenuto il mio segreto. È uno stronzo, ma ha una strana tendenza ad aiutare la gente. Lui mi ha mostrato chi sono davvero, il problema è che avrei dovuto capirlo da sola, senza ferire la mia migliore amica.»
Sorrido. «Sai, non riesco a capire perché tutti vi ostinate ad amarlo così tanto, uno come lui. Per quel poco che ho visto, non è proprio una brava persona.»
«Lo è, a modo suo. Basta soltanto non aspettarsi più di quello che riesce a dare. Adeline non l'ha mai capito, ci ha sempre sperato e continua a sperarci anche adesso» poi fissa il mio armadio e lo indica. «Hai qualcosa da potermi prestare? Sto davvero scomoda dentro questo vestito.»
Apro le ante e frugo all'interno, poi tiro fuori una tuta larga. «Forse è di qualche taglia più grande» osservo, dato il suo fisico magrolino.
Lei la afferra dalle mie mani e si spoglia davanti a me, senza provare una sola briciola di vergogna. Mostra il suo corpo con quell'autostima che vorrei tanto possedere anch'io.
«Comoda» ridacchia, poi si infila sotto le mie coperte.
Io indugio un po', prima di seguirla. Non ho mai condiviso il mio letto con qualcuno che non fosse mio fratello. Ma, forse, avere un'amica vuol dire anche questo.
«Mi piaci, Steph. Sei sempre così genuina, non sono abituata alla presenza di persone come te, nella mia vita» mi dice, e sembra sincera.
Mi volto di fianco, adesso i nostri profili sono perfettamente allineati. «Vedrai che si risolverà tutto quanto.»
Mi regala un sorriso triste. «Lo spero, ma non la conosci bene quanto me. Adeline sa diventare un vero demonio, se si sente ferita.»
Lancio uno sguardo all'ora segnata sul display della mia sveglia digitale. È passata la mezzanotte.
«Non pensarci, adesso, va bene?» la incoraggio.
Lei affonda il suo volto nel cuscino e prende un respiro profondo, prima di chiudere gli occhi. Io la imito.
Quando Morfeo sta per rapire entrambe, sento la sua voce mormorare un fievole «grazie».

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