Capitolo 38

3.5K 83 0
                                    

Carter


Sono chiuso in bagno, con la schiena poggiata contro la superficie legnosa e il cuore che non ha mai raggiunto una tale velocità. Sono scappato via da lei, come un perfetto stronzo, dopo aver rubato qualcosa che non mi appartiene.
Il mio uccello pulsa, sta per esplodere, così decido di agguantarlo per calmarmi. Non posso tornare di sotto con una grossa erezione senza aspettarmi delle domande.
Ripenso alla sua espressione, al modo in cui si è lasciata toccare da me, per la prima volta. Così stretta e bagnata da farmi impazzire. Non mi ha fermato, mi ha sfidato a riuscirci da solo, ma non ce l'ho fatta.
È una tentazione troppo grande, mi è capitato addirittura di sognarla qualche volta, e tutto questo non faccio altro che ripetermi quanto sia sbagliato.
Cazzo, eppure lei è così... diversa.
La mia mano aumenta la velocità del movimento, finché anche io non raggiungo il limite. Mi aggrappo ai bordi del lavandino e riprendo fiato, maledicendomi per la stronzata appena commessa.
Se Jordan dovesse scoprire tutto questo, mi farebbe fuori con le sue stesse mani, tanta è la gelosia che prova nei confronti di sua sorella.
Porca puttana, che casino.
Mi ricompongo, pulisco ed elimino qualsiasi prova, poi decido di tornare dagli altri. Quando passo nel corridoio, vedo la porta della sua camera questa volta sigillata.
Mi domando se mi detesti più di prima, adesso.
«Che cazzo, cominciavamo a pensare che fossi rimasto incastrato nel cesso» ridacchia Kevin, quando mi vede.
Scrollo le spalle e senza rispondere mi attacco al collo della bottiglia di whisky, perché devo rimuovere il sapore dolce della sua bocca sulla mia.
«Hai mica sentito se mia sorella è rientrata?» chiede Jordan, accigliandosi.
Dipingo sul mio volto l'espressione più neutra che sono in grado di assumere, mentre al mio interno accade l'opposto. «Boh.»
Danny mi scruta, ma dura soltanto qualche istante, poi si gira di spalle e si accoccola contro un cuscino di piume. «Ho intenzione di dormire, perciò muti.»
Kevin si avvicina e gli solletica l'orecchio, giusto per il gusto di infastidirlo. Danny si volta di scatto e la sua spalla colpisce il naso del rosso, facendolo rotolare dal lato opposto di dolore.
«Porca puttana, Danny!» ringhia, con le mani strette sulla faccia.
«Ben ti sta, coglione.»
E le nostre risate esplodono nell'aria.

Al mattino successivo, non c'è ombra di Stephanie. Deve essere uscita di casa prima che ci svegliassimo, ma il malumore di Jordan coinvolge tutti, perché teme che sia rimasta a dormire con quel coglione di Evans.
Infatti, quando varchiamo il cancello scolastico, non perde tempo e si fionda alla ricerca di sua sorella. Mentre io prego nel suo silenzio, ma non credo sia tanto stupida da spiattellare in faccia la realtà a suo fratello.
Gli direbbe poi, che cosa? Che le è piaciuto da morire sentire le mie dita dentro di lei? Perché so che è così. La sua estasi, la beatitudine, si è goduta ogni secondo. Io l'ho fatta godere.
Kevin si allontana da noi e decide di raggiungere le gemelle Cooper in caffetteria, per provarci spudoratamente come al solito, desideroso di rimorchiare un pompino prima dell'inizio delle lezioni.
«Sei sicuro che non l'hai vista rientrare?» mi domanda Danny, affiancandomi, mentre mi scruta con i suoi occhi indagatori.
Mi limito a scrollare le spalle. «Certo che no.»
«Non ti credo» precisa.
«Cazzi tuoi.»
Ma prima che possa mandarlo al diavolo, mi si piazza davanti e mi lancia un'occhiata d'avvertimento. «Ho sentito la porta questa notte.»
Non rispondo alla sua provocazione e lo sorpasso con una spallata, mentre tutto dentro di me prende a pugni per uscire fuori.
Fanculo, non mi servono le sue raccomandazioni, sono già abbastanza confuso. Coinvolto fino al midollo.
E mentre mi dirigo al mio armadietto per gettare lo zaino che tengo in spalla al suo interno, gli occhi di Stephanie si poggiano su di me. È in compagnia di Keira, quest'ultima alza la mano in segno di saluto, evidentemente anche lei è all'oscuro di ogni cosa. Altrimenti sarebbe già qui, minacciando di tagliarmi le palle per poi farmele ingoiare.
Le guance di Stephanie si colorano di rosso, sta pensando a ciò che sto pensando io. A noi due. Ma dura soltanto pochi istanti, perché poi quel coglione di Evans la raggiunge e la sua attenzione si sposta su di lui. Una fitta dolorosa mi costringe quasi a piegarmi in due quando vedo che gli sorride, lo bacia, come se la sua coscienza fosse pulita. Ma non lo è.
È sporca, proprio come la mia, quando mi ritrovo a parlare con Jordan a ora di pranzo e fingere di ascoltarlo, quando mi racconta la bugia che sua sorella ha inventato per lui.

«Tua madre come sta?» mi chiede Shein, mentre i suoi occhi da felino tagliano in due il mio petto.
«Come sempre» ribatto secco.
La sua espressione cupa mi costringe a distogliere lo sguardo. Infilo la mano dentro la tasca anteriore dei jeans e tiro fuori il fascio di banconote che ho racimolato questa sera. Non perde tempo a togliermele dalle mani, le conta rapidamente e mi riconsegna soltanto quel poco che basta per permettermi da vivere.
«Tua zia mi ha telefonato questa mattina» sogghigna. «Dice che non rispondi alle sue telefonate, vuole che mi assicuri che lo faccia, la prossima volta.»
Un sorriso amaro storce il mio volto. «Già, le piacerebbe proprio sapere che mi usi per i tuoi piaceri.»
Si avvicina di un passo, ha l'aria minacciosa. «Non le dirai una sola parola, lo sappiamo entrambi.»
Annuisco. «Quando mio padre se ne andrà, non per mano tua, non avrai più niente contro di me.»
«Ti sbagli» ride. «Ho sempre tua madre.»
«Che non fa che ripetermi quanto ami suo marito, ogni volta che mi vede» preciso, consapevole di farlo incazzare.
La sua mano agguanta il mio collo con forza, bloccandomi il respiro. «Non provocarmi, sciocco ragazzino.»
Le mie mani afferrano i suoi polsi, ma non riescono ad allentare la sua presa ferrea. Dopo qualche secondo, mi lascia andare con una spinta.
«Ci vediamo domani, alla stessa ora» ringhia.
E capisco che per me è arrivato il momento di andare via, lontano dal magazzino lurido che lo ospita, dalla mia condanna in carne ed ossa.
Perché questo è per me la famiglia Ortiz.
Mia madre ha tradito mio padre proprio con Shein, in più di un'occasione. Lui è convinto di essere l'amore della sua vita e quando si è ammalata ha riversato tutta la collera su mio padre, che gli doveva già un mucchio di soldi a causa dei suoi debiti con il gioco d'azzardo e con l'alcol.
Ma mia madre stava male già molto tempo prima che lui se ne rendesse conto. Dubito che lo abbia mai amato.
Il mio cellulare squilla quando chiudo lo sportello della Jeep. È mia zia Lisa, in tempo record. Ma pigio sull'icona rossa, mandando a fanculo mentalmente anche lei.

GAME OVERWhere stories live. Discover now