Capitolo 20

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Stephanie





La chiacchierata con Adeline è stata piuttosto intensa, ma credo di averla convinta a fare un salto alla festa. L'ho letto nei suoi occhi, vuole bene a Keira, sono cresciute insieme e deduco abbiamo sognato di passare questo grande giorno insieme. Quindi, nonostante il litigio, non credo che rinuncerà a tutto questo.
Ma evito di far illudere ulteriormente la mia amica, che spesso lancia occhiate verso la hall, oltre la porta, nella speranza di vederla arrivare.
Ha affittato l'hotel più stellato della zona, che appartiene ai suoi genitori. Si può entrare soltanto tramite invito da mostrare agli uomini della sicurezza. La nostra permanenza dura fino a lunedì sera, data la chiusura dell'istituto per sciopero sindacale, con tanto di suite meravigliose riservate soltanto per noi, dove poter riposare.
Lei è bellissima, indossa un lungo vestito viola, che brilla più delle luci stroboscopiche della zona-disco, con uno spacco laterale così ampio da far girare la testa a qualsiasi uomo, o donna.
Mio padre non sarebbe contento di sapermi fuori per tutto il weekend, ma data la sua mancanza estesa a due lunghi mesi, non serve informarlo, lo farebbe solo stare in pensiero inutilmente. E poi, non serve certo stare fuori dal quartiere per andare in cerca di guai. Questo l'ho imparato molto bene, a mie spese.
«Quanto mi pento di averle invitate» borbotta Keira, intrecciando il suo braccio con il mio.
Seguo il suo sguardo e noto l'ingresso trionfale di Vanessa Turner, che si atteggia come se si trovasse sulla passerella di Victoria's Secret, seguita alle spalle dalle due gemelle.
«Perché lo hai fatto? Nemmeno vi sopportate» osservo.
«Mia madre crede che sia scortese escludere qualcuno, maledizione a lei e alla sua fissazione per le buone maniere» si lamenta.
Ridacchio, ma proprio in quell'istante la mia attenzione viene catturata da qualcun altro. Perché Carter Baysen non riesce mai a passare inosservato, è come se i riflettori fossero sempre puntati sulla sua figura, accentuando anche una semplice camminata.
Con quella camicia sbottonata che mette in risalto i suoi pettorali, di quel colore bianco che evidenzia la sua carnagione olivastra, e l'elastico dei boxer che sbuca fuori dai pantaloni neri, mostrando quella V perfetta, sento improvvisamente la bocca asciutta.
Insomma, anche io riconosco la bellezza oggettiva di qualcuno.
Il Dj decide di aumentare il volume della musica giusto in tempo per evitare che io possa sentire ciò che dice a mio fratello. Ma Jordan incastra subito i suoi occhi nei miei, quindi so per certo che c'entro io.
«Scusami, saluto un attimo le mie cugine» dice Keira al mio orecchio, per poi sparire e lasciarmi da sola, come un'allocca.
Mi guardo attorno, spaesata, perciò decido di dirigermi verso il tavolo delle bevande, dove chiedo ad un sommelier di servirmi dell'acqua naturale. Perché non c'è altro, oltre all'alcol, qui.
«Ehi» sento improvvisamente la voce di Gabriel alle mie spalle.
Mi volto di scatto e gli sorrido. «Sei venuto.»
«Ma certo, avrei mai rinunciato a passare più di ventiquattro ore consecutive in compagnia della mia ragazza?»
Ma non faccio in tempo a rispondere, perché Jordan bussa contro la spalla di Gabriel, attirando la sua attenzione. I due si lanciano due sguardi fulminanti, ed io prego in silenzio che non si azzuffino.
«Più di ventiquattro ore consecutive» ridacchia Jordan, facendo il verso. «Peccato che mia sorella non finirà nella tua camera.»
Gabriel sorride. «Spetterebbe comunque a lei decidere, non trovi?»
Jordan compie un passo verso di lui, minaccioso, ma Danny e Kevin lo trattengono per le spalle. I miei occhi, invece, puntano Carter, che osserva la scena con aria divertita, senza muovere un solo dito.
«Okay, Jordan, smettila» intervengo. «È la festa della mia amica, non vi permetterò di rovinarla.»
Non attendo risposta, afferro la mano di Gabriel e mi dirigo in pista. Lui, però, blocca i miei fianchi prima che possano ondeggiare. Mi guarda preoccupato.
«Non voglio provocarlo, non ci stacca gli occhi di dosso.»
Circondo il suo volto con le mani. «Deve farsene una ragione, la vita è mia e decido io con chi passare il mio tempo.»
Un sorriso sincero illumina i suoi tratti. «Mi piaci ogni giorno di più, Stephanie Dickens.»
Poi avvicina il suo viso al mio e, in un attimo, le sue labbra premono contro le mie. Non va oltre, è sempre così rispettoso e dolce, mi fa sentire apprezzata.
Ma sono costretta ad allontanarmi da lui troppo presto, perché Noah sbuca alle nostre spalle, da solo. La delusione mi si dipinge in faccia.
«Dov'è Adeline?» chiedo.
«Non verrà, ho tentato di farle cambiare idea ma non ci sono riuscito» sospira Noah.
Scuoto la testa. «Keira ti ha già visto?»
Annuisce ed io mi fiondo alla sua ricerca, perché dev'essere davvero distrutta. Non riesco a scorgere da nessuna parte la sua chioma violacea, perciò mi dirigo verso le camere, al piano superiore.
La trovo seduta in mezzo al corridoio, con le ginocchia strette al petto e le guance stracolme di lacrime. Peccato che non sia da sola, perché c'è già Carter con lei. La sta abbracciando.
Decido di tornare indietro, non voglio interromperli, ma Keira apre gli occhi in tempo per vedermi e pronuncia il mio nome.
«Scusa» dico, avvicinandomi. «Volevo solo assicurarmi che stessi bene.»
Lei forza un sorriso, talmente triste da far rimpicciolire il mio cuore. «L'ho persa per sempre, va bene così.»
Carter sbuffa. «Non dovresti permettere ad una ragazzina viziata di rovinare il tuo compleanno, che cazzo.»
Mi acciglio. «Sempre delicato, tu.»
Mi lancia un'occhiata torva. «Almeno sono onesto.»
Incrocio le braccia al petto e mi chiudo sulla difensiva. «E con questo cosa vorresti dire?»
«Niente» ghigna. «Hai la coda di paglia?»
Assottiglio lo sguardo. «Proprio no, mio caro, mi spiace.»
La risata di Keira mi distrae dal voler trucidare il mio avversario, perciò mi concentro su di lei, e le chiedo cosa ci trovi di tanto divertente.
«Siete così buffi, eppure ho l'impressione che non vediate l'ora di strapparvi i vestiti di dosso, cazzo, è quasi eccitante» esclama, senza pudore o vergogna, facendomi quasi andare la saliva di traverso.
Volteggio le mani in aria. «Ma nemmeno se fosse l'ultimo ragazzo sulla faccia del pianeta, santo cielo!»
Carter sorride. «Ragazzina, guarda che la cosa è reciproca. Non sapresti nemmeno da dove cominciare a succhiarmelo, sai che noia.»
Rimango a bocca aperta per un istante, tentando di elaborare le sue parole aspre ma, forse, veritiere. Io non ho alcun tipo di esperienza in campo sessuale, ma non dovrebbe comunque permettersi di rivolgersi a me, o a chiunque, in questa maniera.
«Che brutto pallone gonfia...» ringhio.
Ma non completo la frase, perché lui lancia un bacio volante contro Keira, che finge di acchiapparlo per tutta risposta, poi se ne va, camminando in quel suo solito modo snervante.
Rimango ad osservare le sue spalle con astio, pregando che possano esplodere, in qualche modo.
«Ti piace, è ovvio. C'è troppa elettricità, o chiamala come vuoi, tra di voi» continua Keira, innervosendomi.
«Tu sei completamente pazza! Non vedi che lo odio?»
Sorride e intreccia le sue dita alle mie, prima di tornare tra la folla, così da poter fare da protagonista. «Oh, ma certo, sono completamente matta, hai ragione.»

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