Capitolo 55

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Stephanie





«Ciao cara, come stai?» mi domanda Tessa, accogliendomi con un grande sorriso quando rientro da scuola.
«Tutto bene» mento. Perché è stata una giornata di merda. «Grazie per averlo chiesto.»
Lei si acciglia e, alzandosi dallo sgabello, si avvicina a me. «Ne sei sicura?»
Sospiro. Deve essersi accorta che qualcosa non va, forse colpa della mia incapacità nel dire le bugie. «Più o meno.»
Passa una mano tra i miei capelli. «Ti va un pomeriggio di shopping tra donne?»
Valuto la proposta e nonostante non ami gironzolare per negozi, accetto. «Credo che mi farebbe bene.»
Il tempo di una doccia veloce e ci ritroviamo in macchina insieme. Armeggia con la radio, finché tra le stazioni disponibili trova una canzone che sembra piacerle. E piace anche a me, moltissimo.
Si tratta della colonna sonora di Pearl Harbor, uno dei miei film preferiti, There you'll be di Faith Hill.
Ci scambiamo uno sguardo complice e iniziamo a cantare, a squarciagola, immedesimandoci. Porto una mano contro il cuore, lei dondola l'indice a ritmo di note.
Il tragitto scorre piacevole e quando spegne l'auto, una volta aver raggiunto il centro commerciale, scoppiamo a ridere.
«Sei brava» si complimenta.
«Anche tu non sei niente male.»
Trascorriamo due ore piene a gironzolare tra le bancarelle di souvenir poste nel bel mezzo dei corridoi e provare centinaia di abiti nei camerini di alcuni negozi. Ma non trovo niente che mi piaccia abbastanza, finché Tessa non insiste per farmi provare un vestito celeste, a fantasia floreale.
La accontento e quando scosto le tende, la sua bocca si spalanca e inizia ad applaudire.
«Santo cielo, sei splendida, questo è da ballo di fine anno» esclama.
Arrossisco. «Non ho mai pensato di andarci.»
«Che cosa? Perché?» domanda, accigliandosi.
Mi stringo nelle spalle. «È una cosa stupida.»
Ridacchia. «Hai ragione, beh, non posso darti torto, ma è un evento che capita una sola volta nella vita e non dovresti perdertelo.»
«Io... non lo so, immagino che potrei pensarci su» mormoro.
Sorride, soddisfatta. «Bene, ma è così bello che merita un posto nel tuo armadio. Non puoi lasciarlo qui, ti sta d'incanto.»
Afferro il cartellino e guardo il prezzo. Costa tanto, e anche se i soldi non sono mai stati un problema, non mi va di spenderli per qualcosa che non so nemmeno se indosserò mai.
«Ehi! Niente broncio e niente scuse! Consideralo un mio regalo, per favore» mi dice dolcemente, comprendendo i miei pensieri.
E le concedo di vincere. Ci dirigiamo verso la cassa e, dopo aver pagato, decidiamo di sederci in una gelateria, per prendere un frullato.
«Mango e menta? Fammi assaggiare» dice, indicando il mio bicchiere.
Le avvicino la cannuccia e la sua espressione, dopo averne ingerito un sorso, è così disgustata da indurmi a ridere di cuore.
«Beh, è... particolare» mente.
«Ti fa proprio schifo invece!» esclamo divertita, coprendomi la bocca con la mano.
Annuisce. «Vero.»
Sorrido. La guardo di sottecchi e mi rendo conto di quanto mi sia mancata una figura femminile e adulta. È piacevole trascorrere del tempo con lei e mi sarebbe piaciuto poterlo fare con mia madre.
«Sai, quando perdi qualcuno, il dolore non passa mai del tutto, io lo so» dice, poi allunga la sua mano verso la mia, afferrandola. «So quanto vi manca, ma devi sapere che non voglio prendere il suo posto, nessuno potrebbe farlo. Voglio solo starvi accanto.»
Apprezzo quello che mi dice, vale tanto. È una brava persona, e sono contenta che mio padre l'abbia incontrata.
«Mio fratello cambierà idea, lui è troppo prevenuto» dico, tentando di espiare le sue colpe.
Tessa mi sorride. «Va bene, non voglio correre troppo. So che ha bisogno di tempo, l'ho già capito com'è fatto.»
«Sì» rido. «Lui è particolare.»
E il mio pensiero, inevitabilmente, finisce su Carter. Non mi sono mai resa conto dell'estrema somiglianza che li accomuna, pur essendo due estranei. Il loro carattere è molto simile, più di quanto si possa immaginare.
«Chi è?» mi chiede, cogliendomi alla sprovvista.
Sento le guance prendere fuoco. «Come?»
Inarca le sopracciglia. «Ho abbastanza esperienza da capire che c'è qualcuno che ti piace e anche tanto.»
Abbasso lo sguardo, non riuscendo a sostenere il suo, poi scuoto la testa. «È complicato.»
«Alla tua età, tutto lo sembra. Ma sai una cosa? Non lo è affatto.»
«Mi piacerebbe crederti» sussurro.
«E allora fallo. Non dovresti sprecare il tuo tempo a domandarti quale sia la cosa giusta, dovresti agire e basta, di pancia, ora che sei giovane.»
Sollevo un angolo delle labbra in un mezzo sorriso. «E se finisse male?»
«Chi se ne frega!» esclama. «Tutti abbiamo preso dei treni in faccia, fa parte del crescere.»
Deglutisco. «È solo che... non voglio soffrire.»
«È un rischio che devi correre, altrimenti non sarai mai felice.»
E la conversazione si conclude così, perché paghiamo il conto al cameriere e ci dirigiamo verso la macchina.
Ma le sue parole si ripetono ininterrottamente dentro la mia testa. So che ha ragione. Non voglio passare la mia vita ad accontentarmi del tiepido, per paura di bruciarmi. Io voglio il fuoco, voglio vivere. Voglio rischiare.
Afferro il mio cellulare tra le mani e lancio un'occhiata a Tessa, concentrata sulla strada. «E se gli mandassi un messaggio?»
Non dice niente, si limita soltanto a sorridere per infondermi coraggio. E le sono grata, perché mi è sempre mancato.
Le mie dita volano rapide sulla tastiera digitale e, con il cuore che minaccia di salire in gola, invio senza fermarmi troppo a riflettere.

"Ho bisogno di vederti."

Resto meravigliata della velocità con la quale ricevo risposta. Come se lui fosse già fermo lì, pronto a fare la stessa cosa.

"Anche io, per questo sono fuori casa tua."

E il mondo sembra fermarsi.

GAME OVERWhere stories live. Discover now