Capitolo 22

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Stephanie






Osservo Gabriel da sotto le ciglia, chiedendomi se mi sarei ritrovata qui, nella sua camera d'hotel, se Keira non mi ci avesse praticamente spinta dentro. Dice che lo devo a me stessa, per capire se davvero voglio qualcosa da lui, che è un bravo ragazzo e che, da quel che sa, non ha mai frequentato nessuna.
Mi chiedo se sia la verità. Mi sembra difficile da credere. Quale sarebbe il motivo che lo spinge a tenersi lontano dalle ragazze? E perché scegliere proprio me, che di speciale non ho niente?
«Sei nervosa?» mi chiede, con la solita dolcezza che mi riserva sempre.
Dondolo il mio peso da un piede all'altro. «No.»
Mi sorride e mi chiede di raggiungerlo, accanto a lui, sul divano. Obbedisco in silenzio e torturo le mie mani, in attesa della prossima mossa, perché non ho davvero la minima idea di come comportarmi.
«Vorrei baciarti, Stephanie» mormora. «Ma non andrò oltre, te lo prometto, non faremo niente che tu non voglia» mi rassicura subito dopo.
Questo mi scalda il cuore, dopo la mia brutale esperienza, ho davvero bisogno di qualcuno che ci vada con i piedi di piombo con me. Perché qualsiasi cosa, mi spingerebbe a fermarmi. Lo so. È il motivo principale per la quale sono ancora vergine.
«Puoi baciarmi» lo invito.
E lui accoglie la mia richiesta, avvicinando i nostri visi ed unendo le nostre labbra. Mi chiede di fargli spazio con la lingua, senza forzare troppo, io glielo concedo. Perché credo che se lo meriti.
Dopo qualche minuto di scambi di saliva, si ferma, e mi guarda dentro gli occhi. Sembra così limpido, ciò che prova, da farmi attorcigliare lo stomaco. Non prova alcuna vergogna a mostrare i suoi sentimenti.
«Va tutto bene?» mi domanda, ansimante.
Lo vedo che mi desidera, lo leggo nei suoi occhi, ma si sta trattenendo. E questo lo apprezzo davvero molto, perché non potrei dargli ciò che vuole, non per il momento almeno. E non potrei nemmeno spiegargli il motivo.
«Sì, grazie per avermelo chiesto.»
Prende un respiro profondo, poi ridacchia per mascherare l'imbarazzo. «Allora? Guardiamo un film, o che ne so, qualsiasi altra cosa ti vada di fare?»
Scrollo le spalle. «Possiamo chiacchierare un po'.»
«Oh, sì, certo» risponde, piegando il capo di lato. «Vuoi chiedermi qualcosa in particolare?»
Annuisco. «Perché ti piaccio?»
Lui sembra non aver capito la domanda, poi scuote la testa. «Perché sembri diversa da tutte quelle che conosco.»
Mi acciglio. «Spero in senso buono.»
«Non sono riuscito a toglierti dalla testa già alla prima sera» aggiunge.
«Vorrei dirti che è lo stesso per me, ma... non ho mai avuto un ragazzo e non credo di riuscire a cogliere i segnali» spiego imbarazzata.
Lui avvolge le mie spalle con un braccio, poi mi tira verso di sé, contro il suo petto, dove appoggio la mia guancia sinistra. Sento il suo cuore battere rapidamente.
«Neanche io, può sembrare sdolcinato o infantile, ma non mi piace sprecare il mio tempo dietro a ragazze vuote. Ho sempre voluto aspettare di incontrare quella giusta.»
Sorrido, incantata da ciò che mi sembra una favola, perché di ragazzi che la pensano così, purtroppo, il mondo ne è quasi privo.
«Invece è romantico» dico.
Mi stampa un bacio contro i capelli, dopo averne inalato l'odore di balsamo al cocco. «Voglio fare sul serio con te, mi dispiace che tuo fratello pensi il contrario.»
«Non devi preoccuparti di lui, è solo iperprotettivo, ma non è cattivo. Vedrai che cambierà idea su di te» lo rassicuro.
Sospira. «Finché frequenta quei tre, la vedo difficile.»
Lo guardo, sollevando un sopracciglio. «Perché vi odiate tanto?»
«Beh, quello che ha fatto ad Adeline è solo la punta dell'iceberg. Lui si comporta sempre così e quei due imbecilli gli danno corda, come il resto della scuola.»
«Sì, beh, qualcosa di buono lo avrà, allora, no?» chiedo innocentemente, ricordando come ha cercato di consolare la mia amica.
Una risata amara sfugge alle sue labbra socchiuse, poi diventa serio. «No, Stephanie. È un manipolatore, nient'altro» taglia corto, irritato.
Quando si rende conto del mio cambio d'espressione, si addolcisce nuovamente e intreccia le punte dei miei capelli tra le sue dita, giocherellando. «Scusami, non voglio parlare di lui.»
Forzo un sorriso e lancio uno sguardo verso l'ora digitale che illumina il display del mio cellulare. Sono le due di notte passate, perciò decido che è arrivato il momento di rintanarmi in camera.
«È meglio che vada a dormire un po', adesso» mormoro.
Aggrotta la fronte. «Ho detto qualcosa di sbagliato?»
Scuoto la testa. «No, è solo tardi.»
Annuisce e mi accompagna alla porta, con un apparente segnale di delusione impresso in volto.
Si aspettava che rimanessi a dormire con lui, forse? È una cosa troppo intima, non lo avrei mai fatto.
Perciò gli concedo di stamparmi un bacio a stampo, a fior di labbra, poi attendo che chiuda la porta.

Peccato che, prima di raggiungere la mia camera, in fondo al corridoio, becco proprio Carter, con la schiena poggiata contro lo stipite della sua. Che - ahimè - è proprio quella accanto.
Tra le dita sorregge uno spinello, riesco a riconoscerlo dalla lunghezza, e fuma come se non gliene fregasse niente delle regole che ci hanno imposto.
I suoi occhi finiscono su di me e qualcosa si muove nello stomaco. Le pupille sono dilatate, il contorno arrossato, il fondo indecifrabile, spento, quasi perso.
«Sai che non puoi fumare qui?» mi lascio sfuggire.
Sorride. «Sai che potresti andare a scopare con il tuo ragazzo, invece di rompere il cazzo a me?»
Alzo gli occhi al soffitto. «Sei un vero cafone.»
«Mi hanno detto di peggio.»
Decido di porre fine alla conversazione, perché tanto con Carter è inutile, va a finire sempre nello stesso modo. Prima o poi, finiremo con l'ammazzarci a vicenda, strappandoci la carne a morsi.
Ma, prima che possa chiudere la porta, la punta della sua scarpa la blocca. Poi la spinge con una mano e, nel giro di pochi attimi, lo ritrovo in camera mia.
«Non ho intenzione di subire un richiamo perché mi impuzzolisci la stanza» sibilo, allargando le braccia. «Vattene fuori.»
Lui obbedisce, in un certo senso, ma non come vorrei. Perché si limita a dirigersi verso la terrazza, tra l'altro comunicante con la camera di Keira e con la sua.
«Cosa vuoi, Carter? Perché non vai a dormire?» gli chiedo, dopo averlo seguito.
Il venticello fresco della notte mi schiaffeggia il viso e scuote i miei capelli, mentre lui si sporge per guardare in basso. Istintivamente, lo afferro per un braccio e lo guardo in cagnesco.
«Vuoi buttarti? Proprio davanti ai miei occhi?» lo sgrido.
Solleva un angolo delle labbra. «Ti preoccupi per me?»
Incrocio le braccia al petto. «A che gioco stai giocando?»
Sbuffa. «Smettila di rispondere alle mie domande con altre domande.»
«Lo fai anche tu» gli faccio notare.
Rotea gli occhi. «Sei fastidiosa.»
Mi lascio sfuggire una risatina divertita. «E tu no? Tu sei l'essere più fastidioso che io abbia mai conosciuto.»
Si avvicina a me, dopo aver lanciato il mozzicone dal balcone. Ora non sono più al suo fianco, perché incastra la mia schiena tra la ringhiera e le sue braccia forti.
«Non hai scopato con quel coglione, alla fine, eh?» mi provoca.
Sostengo il suo sguardo rovente. «Non ne sarei così sicuro, se fossi in te.»
Scuote la testa lentamente. «So riconoscere una ragazza soddisfatta dopo del buon sesso, e tu non ne hai l'aria.»
Piego la bocca in una smorfia. «Ah, menomale che esisti tu, per accontentarle tutte!»
«Beh...» avvicina il suo naso contro la mia guancia. «Potrei accontentare anche te...» continua, verso il mio collo. «Basterebbe solo chiederlo...» poi mi stampa un bacio sul mento, risalendo.
Sono immobile, lo sono rimasta per tutto il tempo, come una perfetta sciocca. Dovrei respingerlo, prenderlo a calci, sgattaiolare via dalla sua presa, ma non ci riesco.
È come una calamita. Non è paura, è solo una sensazione tanto piacevole, che la mia mente non riesce ad imporre al mio corpo di scappare.
«Sono fidanzata» rispondo con un filo di voce.
Lui sorride, respira ad un millimetro dalle mie labbra, solleticandole con il suo fiato. «Ti stancherai presto di lui.»
Deglutisco, mentre il cuore minaccia di esplodere e far saltare tutto in aria. «E perché lo pensi?»
«Perché non credo che il tuo corpo reagisca allo stesso modo di ora, con me.»

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