Capitolo 40

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Carter





I miei occhi fissi su di lei, mentre la lingua calda di Vanessa striscia contro la mia, ricca di desiderio pungente. Eppure non riesco a sentirla.
L'unica cosa che vedo è l'espressione di Stephanie cambiare radicalmente, quasi come se fosse gelosa.
Di cosa, poi? Di me?
Mi sembra assurdo soltanto a pensarci, eppure non posso ignorare il suo sguardo attento e accigliato, il modo in cui la sua bocca si piega in una linea sottilissima.
Respinge Gabriel, sempre con il suo solito modo dolce, che però non è mai riservato a me. Lui non dubita minimamente della sua ragazza, eppure dovrebbe, specialmente quando si allontana a passo svelto verso l'uscita sul retro, dove sorge un grande giardino allestito a tema.
Allontano Vanessa, afferrandola dalle spalle. «Torno subito.»
Lei non ribatte, anzi io non le concedo il tempo per farlo, perché parto all'inseguimento. Ho bisogno di alcune risposte, per soddisfare i miei dubbi.
Mi faccio spazio tra tende di ragnatele e percorro il sentiero di zucche illuminate, poi la vedo, seduta su un'altalena, con le gambe a penzoloni e le mani strette alle corde laterali.
Mi trovo a pochi metri dalle sue spalle, quando le domando: «Perché sei qui?»
La sua schiena si drizza, in allerta, il suo capo si china lateralmente. «Potrei farti la stessa domanda, mi sembrava che ti stessi divertendo.»
Bingo.
Mi avvicino ancora e gli giro intorno, allungo le mani sopra le sue. «Sei sempre molto attenta a quello che faccio.»
Il suo petto si muove rapido, il respiro è accelerato, proprio come il mio che tento in ogni modo di placare.
«Tu invece no, vero?» mi sfida.
Ed io la accolgo, seppur provi una paura fottuta per la prima volta in vita mia. Perché sto percorrendo un campo minato, capace di farmi esplodere per aria in poco tempo.
«Io ti guardo sempre e lo sai» ammetto.
Deglutisce, ma maschera l'imbarazzo e mantiene il contatto visivo, con una straordinaria forza d'animo che mi colpisce. E non poco.
«Perché?» chiede in un sussurro appena udibile.
Mi acciglio. «Cosa?»
«Perché vuoi me?»
Rimango spiazzato, per una frazione di tempo anche senza parole. Quando riacquisto lucidità, ribatto: «Chi ti dice che sia così?»
Lei mi sorride. Il sorriso più bello che io abbia mai visto, non posso negarlo.
«Non sono una stupida, Carter. So che mi vuoi, altrimenti perché rischiare di rovinare l'amicizia con mio fratello? Sei troppo leale, o almeno così dicono di te.»
Le sue parole hanno colpito al centro, rispecchiano esattamente la realtà delle cose. Ha ragione, la desidero, in un modo nuovo e mai provato prima, qualcosa che non posso respingere o controllare. Eppure so quanto è sbagliato, so quanto è pericoloso.
«Non sono giusto per te» mi lascio sfuggire così, in un sussurro arrendevole.
«Gabriel lo è?»
Scuoto la testa di scatto e soffoco una risata. «Per piacere, no.»
Aggrotta la fronte. «Quindi ricapitoliamo, tu mi vuoi ma non abbastanza, di conseguenza non può avermi nemmeno qualcun altro?»
Mi abbasso, così da allineare i nostri volti. Adesso ci separano soltanto pochi centimetri insignificanti, basterebbe un soffio per sfiorare le sue labbra perfette un'altra volta.
«Ti sei mai chiesta, invece, cosa vuoi tu?»
Le sue guance si colorano di rosso, stringe il mento e non risponde. Così proseguo.
«Hai bisogno di qualcosa che ti accenda» poggio il pollice contro il suo labbro inferiore. «Di un'emozione travolgente, che ti sconvolga» il mio naso sfiora il suo, per poi raggiungere il suo collo già esposto, dove l'arteria principale pulsa violentemente.
Le sue gambe si serrano, questo mi fa capire che le piace quello che sto facendo. Le apro e mi posiziono in mezzo. Il suo petto aderisce al mio.
«E io posso darti tutto questo» sussurro, mordicchiando il suo morbido lobo. «Ma non posso darti stabilità, certezze e serenità.»
Mi allontano e mi concedo un attimo per osservarla, come se non conoscessi già abbastanza ogni minuscolo dettaglio che la caratterizza. Così splendida.
«Io sono questo, sono entrambe le cose e non posso farci niente» aggiungo. «Questo non è forse un grosso pasticcio?»
Lei si alza di scatto e, cogliendomi di sorpresa, allaccia le sue mani attorno al mio collo. Nella sua espressione leggo qualcosa di forte, un'emozione mai vista prima, ancora poco inesplorata.
«E se io fossi disposta a rischiare?»
Il mio cuore galoppa. «E se io non lo fossi?»
Mi sorride di nuovo, ed il mondo sembra fermarsi. Stento a riconoscermi quando sono al suo fianco, sono una persona diversa, e non mi piace. Non mi piace perché mi rende debole ed io non posso permettermelo.
«Allora è questo il problema» il suo tono muta, diventa gelato. Si stacca da me, costringendomi a sentire un freddo insopportabile. «Avresti dovuto fermarti, quella sera.»
Rimango immobile, con le braccia stese lungo i fianchi. Perché ha ragione. Non dovevo andare oltre, non con lei. Adesso è tutto più difficile, adesso è reale.
Scuote la testa, delusa, e fa per allontanarsi.
Ma in me scatta qualcosa che non posso ignorare, così la afferro per un polso e la attiro a me. Adesso siamo di nuovo vicini, adesso va decisamente meglio.
Circondo il suo delicato volto con le mie mani grandi, incastro i miei occhi nei suoi e riesco ancora a vedere quel desiderio che ci unisce.
Non mi fermo. La bacio.
La bacio con trasporto, come se non stessi aspettando altro, ed è davvero così. Non riesco a togliermela dalla testa, non riesco a concentrarmi su altro che non sia lei. Semplicemente, quando è vicino, devo averla. Mi ha stregato.
La sua lingua sfiora la mia e sono fuochi d'artificio, potenti e bellissimi, inarrestabili. Le sue mani si incastrano tra i miei riccioli e il contatto diventa così intenso da strapparle un gemito.
Poi un colpo di tosse.
Ci stacchiamo all'istante e ci voltiamo, mentre l'ansia di essere stati scoperti quasi ci piega in ginocchio.
Fortunatamente è Danny.
È solo Danny.

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