Capitolo 34

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Adeline




Passo dopo passo, fingendo un coraggio che non mi appartiene, mi ritrovo davanti a colei che per una vita ho reputato essere la mia migliore amica.
«Ciao» bisbiglio così piano che dubito perfino mi abbia sentita.
Stephanie mi incoraggia con un sorriso radioso, poi si allontana e decide di lasciarci da sole.
Keira mi degna a stento di qualche occhiata, ma quando le chiedo di spostarci in un angolo più appartato, non obbietta e mi segue in silenzio.
Quando ci troviamo fuori, all'aria aperta, nel giardino sul retro, mi siedo su una sdraio e porto le mani in grembo. Lei, in piedi davanti a me, incrocia le braccia al petto.
Abbiamo tanto di cui parlare, tanto di cui scusarci, tanto da farci perdonare. Così tanto che non trovo neanche le parole, ma inizio comunque.
«Mi dispiace» getto così, racchiudendo le mie emozioni in poche lettere e tentando di contenerle, anche se già mi trema la voce. «Avrei dovuto darti la possibilità di spiegare, invece di trattarti male. È solo che mi hai ferita e quando...»
«Quando succede ti chiudi a riccio, lo so» mi interrompe, concludendo la frase al posto mio.
Annuisco e abbasso lo sguardo. «Già.»
La sento sospirare, poi si siede al mio fianco. «Non ho mai voluto farti del male, Ade. Ho sbagliato, lo so, ma per quel che vale... sappi che non ha significato niente. Avrei dovuto confessartelo prima, non avresti dovuto scoprirlo in quel modo. Ti chiedo scusa.»
Il peso nel mio cuore sfuma lentamente via. «Vorrei solo sapere perché l'hai fatto.»
Si stringe nelle spalle. «Sono bisex, Ade. Può sembrare assurdo, ma lui mi ha aiutata a capire me stessa.»
Sbarro gli occhi, incredula. Non ho mai sospettato che la mia migliore amica portasse dentro di sé un peso tanto grande. Non ha mai fatto nulla per farmelo capire.
«Io non ne avevo idea... perché non me ne hai parlato?»
Mi sorride tristemente. «Perché non sapevo come dirtelo, avevo paura di non essere capita.»
«Non ti avrei mai giudicata, Keira» preciso.
«Sono stata una stupida, scusami» ripete.
E non riesco più a starle lontana. La stringo in un forte abbraccio, mettendo dentro esso tutta la mancanza che ho provato. Perché lei è sempre stata la mia spalla, la colonna che mi ha retto in piedi, la mia confidente. E non importa quante stupidaggini combiniamo, questo non può cambiare.
«Ti perdono» sussurro al suo orecchio.
«Anch'io» risponde.
Quando ci stacchiamo, i nostri occhi si incrociano e scoppiamo a ridere, come i vecchi tempi, come se non fossimo mai state lontane. Siamo sempre noi.
«Adesso, vuoi dirmi perché Noah non ti parla più?» indaga lei, sollevando le sopracciglia.
Sbuffo. «Ho combinato un casino.»
«Salta la parte in cui sei andata a letto con lui, perché lo so già» ridacchia.
Spalanco la bocca, poi le mie mani volano davanti ad essa, per coprirla. «Che stronzetta!» esclamo.
«Sì, vai, continua» mi sprona.
Roteo gli occhi. «Andava tutto alla grande, il sesso era fantastico, poi un giorno si è incazzato, mi ha dato dell'infantile e io sono andata via. Sto ancora cercando di capire il vero motivo.»
Keira scuote la testa, mi guarda come se fossi una stupida ingenua. E forse lo sono, perché quando mi confessa il suo pensiero, rimango totalmente sconvolta.
«Non hai mai pensato che forse per lui non si è mai trattato solo di sesso occasionale?»
Non mi sembra possibile. Noah, il mio migliore amico da secoli, che mi vede in modo diverso, mi sembra decisamente il racconto di una fiaba di cui non faccio parte.
«No, io l'avrei capito... insomma, non credo proprio.»
Keira afferra la mia mano. «Fidati di me, prova a parlare con lui. Prima, però, cerca di capire cosa provi tu.»

E faccio questo. Dopo aver ringraziato Stephanie per l'invito, e soprattutto per aver utilizzato qualsiasi mezzo in suo potere per fare in modo che mi riappacificassi con Keira, mi dirigo verso casa di Noah.
Non so cosa voglio dirgli, con esattezza. Ma non voglio più giocare a corri e fuggi, voglio che lui sia sincero con me per una volta, voglio che mi sputi in faccia la realtà, che mi apra il suo cuore.
Non sono pronta per ricambiare, forse non come vorrebbe lui, ma sono disposta a provarci.
Perché potrebbe essere quello giusto, colui in grado di riparare i danni del mio cuore in frantumi, di donarmi l'amore che cerco e che merito.
Quando eravamo da soli, mi sentivo bene. Lui mi capiva, mi coccolava, mi regalava emozioni forti e tutte positive.
Non ho mai pensato ad una svolta del genere, tra di noi, perché sono sempre rimasta troppo concentrata su quello che ho perso, ma forse è la mia opportunità. Chissà, forse potrebbe essere il mio lieto fine.
Quando busso alla sua porta, è Gabriel ad aprirmi.
Mi lancia un'occhiata severa, deve essere molto arrabbiato con me per aver ferito il suo migliore amico. E me lo confermano le sue parole.
«Lascialo in pace, Adeline. Che sei venuta a fare?»
Mi mordo il labbro inferiore, infinitamente mortificata. «Fammi entrare, Gab. Ho bisogno di vederlo.»
Lui ci pensa su per un momento, poi si fa da parte e rimane sulla soglia. «Mi sto fidando, ma sarà l'ultima volta se lo farai a pezzi» poi mi concede il lusso di rimanere da sola con Noah, e se ne va, sbattendosi la porta alle spalle.
Io mi incammino verso la sua camera, tra i corridoi che ormai conosco a memoria e che racchiudono tutti i nostri ricordi.
Abbasso la maniglia e lo vedo, seduto sul bordo del suo letto, con la testa tra le mani.
Sembra la personificazione della tristezza, ed io mi sento così in colpa per avergli fatto del male. Perché non se lo merita, non lui, che c'è sempre stato per me.
«Noah» pronuncio il suo nome.
I suoi occhi scattano su di me, sono lucidi e arrossati. Lo stupore nella sua espressione.
Mi avvicino, lentamente, perché ho paura che sia troppo tardi per riparare al danno. Mi accovaccio di fronte a lui, che rimane immobile.
«Voglio dirti una cosa, e tu devi ascoltarmi. Non ti ruberò molto tempo e non mi aspetterò niente, dopo, okay?»
Annuisce, un cenno appena percettibile.
Prendo un grande respiro. «Sono stata una vera stronza, questo devo concedertelo. Non mi sono resa conto dei sentimenti che nutrivi per me.»
Un angolo delle sue labbra si solleva in un mezzo sorriso.
«Sono rimasta così tanto concentrata sul passato, da non capire che ho rischiato di perdere te, che sei il mio presente...»
Le sue sopracciglia si accavallano, confuse. Io afferro le sue mani.
«Non so ancora bene cosa sia l'amore, perché ne ho conosciuto solo una forma malata, ma sono pronta a scoprirlo... con te, se mi vuoi ancora» concludo.
Lui non dice una sola parola, mentre il ritmo del mio cuore aumenta sempre di più. Sto per morire d'infarto, non ho mai parlato così apertamente con qualcuno, mettendomi a nudo.
Ma poi succede tutto in un attimo. Noah mi trascina verso di sé, mi afferra per le guance e mi bacia. Mi bacia con trasporto, come se aspettasse solo questo momento da tutta la vita. Mi bacia come se stesse sigillando la nostra nuova promessa.
Poggia la fronte contro la mia. «Eternamente sì, Ade.»

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