Capitolo 36

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Stephanie





«Gabriel non verrà?» mi chiede Keira, raggiungendomi e poggiando il suo gomito sul bancone, per poi strizzare l'occhio al barman, che inizia subito a preparare due drink.
«No, deve studiare per una verifica» rispondo con una scrollata di spalle. «Ade invece?»
Il suo naso si arriccia per la tenerezza. «Con Noah, credo stiano cercando di sistemare le cose.»
«Mi sembra giusto» osservo, per poi allungare la mano e afferrare il mio bicchiere di plastica, sorridendo gentilmente al ragazzo.
Ma quando le mie labbra sfiorano il liquido ambrato, mi rendo conto della presenza di alcol all'interno, tanto mi pizzica la gola.
Una smorfia contrae il mio viso. «Che gli hai fatto mettere dentro?»
«Amore mio, ti prego, goditi la serata» ridacchia questa stronza di amica.
Aggrotto la fronte. «Solo perché le prime ore di domani saranno buche.»
«Brava, così mi piaci» annuisce.
La sua mano scatta contro la mia, mi invita a scolare tutto il contenuto in un sorso. E - Dio quanto sono stupida - lo faccio.
Fa per trascinarmi in pista subito dopo, ma appena azzardo un passo, barcollo. Perciò mi accomodo su uno sgabello libero, azione che spinge Keira a ridere fragorosamente.
«Quanto sei astemia!»
Scuoto la testa. «Maledizione a te.»
Il barman si unisce a noi. «Scusa, troppo forte?»
Annuisco di getto. «Esageratamente.»
Il suo sorriso si illumina. Ora che lo guardo mi rendo conto di quanto sia sexy, o forse è solo il fascino dell'universitario.
«Tiziano, ne prepari altri due?» miagola Keira, divorandolo con gli occhi. Dal nome, deduco che abbia origini italiane.
«Meglio di no» s'intromette la voce di Jordan, sbucando alle mie spalle e facendomi trasalire.
Aggrotto la fronte. «Ma che?!»
«Fortuna che ho amici attenti» sostiene, guardandomi duramente.
I miei occhi scattano in automatico contro il loro tavolo e trovano già quelli di Carter fissi su di me, che mi perforano il petto con un'intensità mai vista prima.
«Anche troppo» borbotto sottovoce, infastidita.
«Come?» l'orecchio di mio fratello si avvicina alla mia bocca, per sentire meglio.
«Niente» sbuffo.
Jordan ci invita ad unirci a lui, ma ovviamente rifiuto. Così si limita semplicemente a lanciare un'occhiata d'avvertimento a Tiziano, per poi allontanarsi frettolosamente.
«Fratello iperprotettivo?» scherza quest'ultimo.
Mi stringo nelle spalle. «Quando gli conviene.»
«Vado un attimo in bagno, vieni?» interviene Keira.
«No, ti aspetto qui» rispondo.
«Okay, torno subito, la mia vescica implora pietà» squittisce, poi scompare, inghiottita dalla folla.
Sospiro e giocherello con la cannuccia, picchiettando il ghiaccio rimasto sul fondo del bicchiere.
«È normale che ti stia addosso» osserva all'improvviso Tiziano. «Sei bella, ci proverebbe chiunque, e chiunque non credo sia un bene.»
Sento le guance prendere fuoco. Io bella? Mi sembra un po' troppo azzardato. Ci sono decine di ragazze migliori di me, con cui tentare approccio.
«Sono solo normale» ribatto, imbarazzata.
Scuote la testa e inchioda gli occhi scuri nei miei, invece troppo chiari. «Non credo proprio.»
Rimango in silenzio, senza sapere proprio cosa aggiungere. Non sono mai preparata ai complimenti, non ne ho ricevuti spesso, quindi per me è sempre una novità.
«Ehi, Tiziano, laggiù c'è gente che aspetta i tuoi comodi» ringhia la sua maledetta voce.
Un attimo dopo le sue braccia si incatenano ai lati del mio corpo, incastrandomi, mentre il suo petto sfiora la mia schiena troppo rigida.
«Se non fossi stato troppo impegnato a divorartela con gli occhi, te ne saresti accorto» aggiunge velenoso.
Tiziano sbianca, ma non replica, si limita ad allontanarsi con la coda in mezzo alle gambe, come se avesse fatto qualcosa di male. Ma io so che non è così.
Mi volto, pentendomene subito, perché adesso il suo volto è a pochi centimetri dal mio. Il suo fiato mi solletica il naso.
«Sei un maleducato.»
Sorride. «Che brava ragazza tu invece, eh? Fidanzata ma accetti le avance di un altro.»
Assottiglio gli occhi. «Non ci stava provando, era solo gentile. Ma poi che t'importa?»
Si avvicina ancora e il mio cuore ha un sobbalzo, tanto forte è il suo ascendente.
«Vuoi che m'importi?» sussurra in tono seducente.
«No» sussurro.
«Sei sicura?» continua girando la testa in modo che adesso le sue labbra sfiorano la mia guancia.
«Mio fratello potrebbe vederti, non sarebbe contento di questa vicinanza» azzardo con riluttanza.
Sorride. Lo sento, il contatto. «Si fida di me e, poi, credo sia troppo impegnato per accorgersene.»
Deglutisco. Il calore si propaga dalla gola, scendendo vertiginosamente verso lo stomaco e sempre più in basso. Proprio lì, dove lui si posiziona con un gesto fulmineo, facendo roteare lo sgabello e spalancando le mie gambe con la forza del suo ginocchio.
«Allontanati» gracchio con poca convinzione.
«Meglio che ci provi io con te, piuttosto che un altro tanto banale» asserisce.
«Gabriel potrebbe arrivare da un momento all'altro» aggiungo.
Ma non pare vacillare. Non credo che gli importi della reazione di Gabriel, che - per inciso - probabilmente non avrebbe, dato che è talmente pacato.
«Lo stesso ragazzo che permette alla sua fidanzata di venire qui, in un posto come questo, dove chiunque proverebbe ad approfittarsi di lei?»
Ridacchio. «Non siamo nell'Ottocento, mio caro uomo delle caverne, e so badare a me stessa.»
La sua mano si posiziona nel mio interno coscia scoperto, che brucia al tatto. Indosso soltanto degli stupidi shorts, che permettono la fusione di pelle con pelle.
«Ah, sì?» mi provoca ancora, leccandosi il labbro inferiore, lasciando che una scia di saliva mi faccia entrare in fibrillazione.
«Non ti voglio, Carter. E tu non vuoi me. Che gioco è?»
Sorride con strafottenza. «Solo un gioco, appunto.»
«Bene, allora game over per te» lo spintono, cogliendolo di sorpresa. Indietreggia il giusto necessario per permettermi di sfuggirgli.
E cammino rapida verso l'uscita, senza voltarmi indietro, perché ho bisogno di respirare un po' d'aria fresca.
Peccato che non sento la porta sbattere dietro le mie spalle, perché lui la blocca in tempo, poi mi afferra per un polso e mi tira verso di sé, con forza.
I suoi occhi mi perforano l'anima. Mi annientano. Così forti, così profondi.
«Decido io quando è game over, ragazzina» ringhia.
Mi divincolo con violenza dalla sua presa, ma non faccio in tempo a ribattere, perché la voce di Keira ci interrompe. È di nuovo corsa in mio soccorso, o forse in suo. Perché adesso, che è riuscito a farmi arrabbiare dopo aver messo le cose in chiaro, vorrei distruggerlo.
Le sue parole sono state in grado di far scattare tutti i miei nervi. Non può giocare con me quando e come vuole, forse ho commesso questo sbaglio una volta, ma non accadrà ancora. Per me lui è off-limits. Qualcosa da evitare, a qualunque costo. Lo giuro.
«Carter, ti cercano dentro» annuncia Keira, facendo passare rapidamente lo sguardo da me a lui.
Lui sorride, mi strizza l'occhio e se ne torna dentro, dai suoi sudditi, con quell'aria di chi crede di possedere il mondo intero.
Stronzo.

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