Capitolo 47

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Stephanie





In lacrime. Sono in lacrime, torturata da un dolore indescrivibile, qualcosa che non riesco a placare, nemmeno quando Keira bussa alla mia porta.
Il mio viso è stravolto, la mia voce è rotta dai singhiozzi, ma capisco che non serve dare spiegazioni: lei sa già tutto, riesco a leggerlo all'interno del suo sguardo.
Ma soprattutto non mi chiede niente, non per il momento. Al contrario di quel che mi aspettassi, mi stringe in un forte abbraccio, in cui mi concedo di precipitare senza alcun freno.
Saliamo in camera mia, per evitare che mio fratello rientri all'improvviso e mi veda in questo stato pietoso. Entrambe sedute sul mio letto, le mani strette nelle sue.
«Non è niente» mi sussurra con dolcezza.
Scuoto la testa e finalmente parlo. «Non è vero, è uno schifo invece. Mi odieranno tutti quanti. Non ho avuto rispetto, mi dispiace così tanto...»
«Hai sbagliato, va bene, ma sei umana anche tu, Steph. Non puoi sempre essere perfetta, accettalo» continua lei.
Passo le dita sotto i miei occhi, per asciugare le lacrime che non smettono di scorrere. «Non così, non questo, non ci sono scuse.»
Mi sorride. «Se può farti stare meglio, prenderò Carter a calci in culo per te.»
«Lo odio, ma odio più me stessa per aver ceduto» dico.
Ed è la verità. Mi sono sempre promessa di stare lontana da ragazzi come lui, e ci sono sempre riuscita. Per qualche ragione, però, si è infilato sotto la mia pelle con prepotenza e mi ha tolto tutto quanto. La cosa peggiore è che gliel'ho permesso. Che mi sono lasciata abbindolare dai suoi occhi profondi e da quel sorriso magnetico, come una sciocca. Come una qualunque.
Keira mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ti sei innamorata di lui?»
Sbarro gli occhi e scuoto la testa rapidamente, ma quando sto per negare ad alta voce, mi si forma un blocco in gola che me lo impedisce. Il mio cuore si spezza un po' di più quando me ne rendo conto.
Lo amo?
«È chiaro, Steph. Non decidi tu chi amare, non lo puoi scegliere» mi rincuora.
Abbasso lo sguardo. «Non è giusto, io... insomma per quale motivo dovrei amarlo? Lui è così... così stronzo, ed egoista, troppo irritante...»
Una risata sfugge alla mia amica. «E sexy, e si fa in quattro per quelli a cui vuole bene.»
Scuoto la testa. «Non avrebbe dovuto comportarsi in questo modo, avresti dovuto vederlo... così pieno di odio e di rabbia.»
«Lo so» sospira. «Lui segue l'istinto e sbaglia la maggior parte delle volte, ma credo che l'abbia fatto perché odia vederti con Gabriel.»
«Non si dimostra così di tenere a qualcuno e io non voglio più vederlo» dichiaro, ferma sulla mia posizione. «Inoltre, adesso verrò vista da tutti come un'altra sgualdrina.»
Annuisce. «Hai ragione, Adeline è incazzata nera con te, Noah ti schifa e Gabriel è depresso. Ma è la novità, presto questa cosa verrà dimenticata, fidati di me. Ho esperienze in questo campo.»
La premessa non mi aiuta di certo, anzi fa calare il mio umore solo più in basso. Ma ha ragione, non posso cambiare le cose, devo solo accettarle e farmele andare bene così.
«Grazie per non avermi giudicata» dico sinceramente.
«So cosa vuol dire e tu sei l'unica persona che mi è rimasta accanto, non ti volto le spalle adesso.»
Non aggiungo altro. Mi limito soltanto ad abbracciarla per la seconda volta, perché le voglio bene e le sono grata per tutto quanto.
Sono contenta di averla dalla mia parte, di avere un'amica come lei. È la cosa che mi serve adesso, l'unica che può aiutarmi a superare questo periodo.

Al mattino, quando arrivo a scuola, posso sentire i mormorii viaggiare tra le pareti del corridoio e tutti gli occhi degli studenti puntati su di me con insistenza.
La voce si è già sparsa, naturalmente. Ma l'unica cosa che faccio è camminare a testa bassa, sperando che queste ore passino in fretta e, soprattutto, che la notizia non arrivi alle orecchie di Jordan. Non posso affrontare anche lui, adesso. Non saprei nemmeno cosa dirgli.
Sì, ho tradito il mio ragazzo con uno dei tuoi migliori amici, a tua insaputa?
No. Proprio brutto.
Mi domando chi diavolo io sia diventata, non mi riconosco neanche più. E quando incrocio gli occhi di Gabriel, il mio petto si allarga in una voragine che potrebbe risucchiarci tutti.
Poco dopo arriva la perfidia di Adeline, che mi lancia un'occhiata ricca di astio, prima di darmi le spalle.
Mi domando se mi odi più per i suoi trascorsi con Carter, oppure per aver fatto del male ad un suo amico. Probabilmente entrambe le cose.
Solo Keira osa rivolgermi la parola. Durante la lezione di economia aziendale, si siede al mio fianco e mi incoraggia a fingere indifferenza. Dice che è la miglior risposta.
A pranzo, però, non posso più seguire il suo consiglio.
Perché Jordan sa. E perde la ragione. Sono chiusa in bagno, quando sento alcuni ragazzi dell'ultimo anno parlottare tra di loro, su una rissa che si sta svolgendo nel cortile. Perciò non perdo tempo e mi precipito all'esterno, con il cuore in gola.
La scena che si presenta davanti ai miei occhi è raccapricciante. I ragazzi si schierano con Carter, tengono Jordan a distanza, che tenta di liberarsi come un pazzo. Si divincola come un animale in gabbia, rabbioso.
«Pezzo di merda! Mia sorella, eh? Ti spacco la faccia, hai capito?» grida.
Il volto di Carter, al contrario di quello di mio fratello, è una maschera di indifferenza. Non riesco a capire come faccia a non provare niente. Zero.
«Le cose si fanno sempre in due, Jor, perciò datti una calmata» esclama Danny, in difesa.
Mio fratello va in tilt. «Con tutte le puttanelle che ci sono in giro? Non avrebbe dovuto sfiorarla neanche con un dito!»
«Amico, basta così, permettigli almeno di spiegarsi prima, magari non qui» interviene Kevin.
Jordan scoppia a ridere in modo piuttosto isterico. «Spiegare? Cosa c'è da spiegare? Perché a me sembra tutto chiaro. Alle mie spalle, poi!»
Carter rimane ancora in silenzio. Non dice neanche una parola, non cerca di fargli cambiare idea, né di addossare la colpa su di me, che ne ho tanta. Incassa e basta, con stile.
Un inserviente interviene a causa del baccano, ordina agli studenti di farsi da parte e di tornare alle proprie attività, invece chiede ai quattro ragazzi di filare dritti in presidenza. Obbediscono tutti.
Jordan mi passa accanto e mi lancia uno sguardo indecifrabile, che mi fa sentire ancora più sporca di prima. Poi i miei occhi si fermano su Carter, che mi sta già fissando. Il mio cuore salta un battito quando leggo un forte dispiacere al loro interno. Ma rompo il contatto, perché non posso farmi incastrare ancora una volta in questo gioco pericoloso.
«È tutto okay?» domanda Keira, sbucando alle mie spalle.
Scuoto la testa. «Proprio per niente.»

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