Capitolo 53

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Stephanie




Gli occhi fissi sulla mia mano, sfiorata proprio da lui. Il senso di protezione che ha avuto nei miei confronti, prima, così naturale, mi ha colpito con la stessa forza di un uragano.
Non ci siamo più rivolti la parola, dopo quello che è successo quella sera fuori casa mia, ma non posso ignorare quello che sento, è rimasto invariato.
Non riesco a spiegarmi come sia possibile, dato che normalmente odierei chiunque avesse un comportamento simile. Eppure, mi risulta impossibile solo l'idea.
«Che puttanella, è tornata all'improvviso e crede di poter fare o dire quello che vuole» borbotta Keira, dopo essere uscita dal bagno, per poi avvicinarsi al lavandino.
Io la osservo a braccia conserte. «Deduco che non ci sia mai stata particolare simpatia tra voi due.»
«È sempre stata una serpe» conferma.
Piego gli angoli della bocca. «Mah, eppure Danny sembra così diverso, come ha fatto ad innamorarsi di una così?»
«Resta un mistero per tutti, dice di aver visto del buono in lei» dice.
«Perché è scomparsa dalla sua vita senza dirgli niente?» domando.
Scrolla le spalle. «Chi lo sa, lei fa così. Quando non gli vai più bene, ti butta insieme al sacco dell'umido.»
Aggrotto la fronte. «Parli anche di te?»
«Eravamo amiche un tempo» ammette in un sospiro. «Ma poi è diventata assetata di fama e popolarità, ha iniziato a fare coppia fissa con Vanessa, finché una sera non si è scopata Carter e hanno litigato. Poco dopo si è trasferita.»
Sbarro gli occhi, incredula. «E questo Danny lo sa?»
«No, non credo proprio» sussurra.
Mi sento indignata. «Ma è terribile!»
«Lo so, ma penso che Carter l'abbia fatto solo per dimostrare al suo migliore amico che doveva darci un taglio con lei e che non fosse quella giusta» spiega.
«Davvero un bel modo, geniale» ribatto disgustata.
Ne sento sempre delle nuove, su di lui. Anche quando credo che non possa fare peggio, alla fine mi ricredo.
Keira alza gli occhi al soffitto e afferra le mie mani. «Senti, i modi di Certer sono brutali, ma alla fine ha sempre ragione. Lei è davvero una di quelle persone da evitare.»
«Non così, Kei. Danny merita di sapere» sostengo.
«No, soffrirebbe troppo» ribatte.
«Scusa ma non sono d'accordo. Non parlerò, ma non è giusto» esclamo.
Esco dal bagno, senza aspettarla, arrabbiata anche se non so bene per cosa. Forse perché, nonostante le azioni terribili, tendono tutti a giustificarlo, invece di ammettere semplicemente che ha sbagliato.
Una persona non può sempre passarla liscia così.

Durante la pausa pranzo, vedo Jordan riunito al suo gruppetto. Hanno chiarito e mi fa piacere per lui, perché senza di loro non è stato più lo stesso. Ma non posso fare a meno di fissare Carter, che scherza con il suo migliore amico, consapevole di averlo pugnalato alle spalle. A sua insaputa, per giunta.
Scuoto la testa e svuoto il contenuto del vassoio nell'immondizia, perché mi è passata la fame, quando una voce squillante fa capolinea alle mie spalle.
«Stephanie, giusto?»
Mi volto e i boccoli ramati attirano la mia totale attenzione. Forzo un sorriso sbilenco. «Ti serve qualcosa?»
Si stringe nelle spalle minute. «Sì, in realtà.»
Mi acciglio, a causa della risposta inaspettata, perciò domando: «E di cosa si tratta esattamente?»
Lancia un paio di occhiate attorno a noi. «Ho bisogno che tu convinca Carter a lasciarmi parlare con Danny.»
La guardo come se le fosse spuntata una seconda testa, poi rido per l'assurdità. «Non credo proprio.»
Faccio per andarmene, ma afferra la mia mano e mi trattiene. La guardo male, perché non è necessario un contatto fisico, poi mi divincolo.
«Sembri l'unica a cui darebbe ascolto» aggiunge.
«E cosa te lo fa pensare?»
«Forse il modo in cui ti ha allontanata da me, questa mattina» risponde con nonchalance.
Alzo gli occhi al cielo. «Credimi, non è così. E anche se fosse, non avrei alcun motivo di aiutarti.»
Sorride. «Ascolta, è chiaro che non ti sto simpatica, ma ho bisogno di parlare con Danny davvero.»
Mi acciglio e incrocio le braccia al petto. «Ah, sì? E per cosa? Per farlo soffrire ancora? È meglio che tu gli stia lontana.»
Alza un sopracciglio. «Ti preoccupi per lui. Sei sua amica?»
«Non proprio, ma non mi piace chi si prende gioco degli altri» ribatto aspra.
«Certo, vale solo per me, giusto? Lui deve sapere che non può fidarsi di nessuno di loro. Si tradirebbero a vicenda per colpa di Carter, è una malattia contagiosa» replica.
Arriccio il naso. «E di te può fidarsi? È ridicolo.»
«So che ho commesso più di un errore, Stephanie, ma merito anch'io il perdono» dice, sicura di sé.
Scuoto la testa. «Scordatelo, non voglio avere a che fare con tutta questa schifezza.»
E metto fine alla nostra conversazione.
Non aiuterò una ragazza che si nasconde dietro le colpe degli altri, senza prendersi alcuna responsabilità. Nessuno l'ha costretta a fare niente, e per quando Carter possa essere attraente, avrebbe dovuto dire di no.
Stiamo parlando del migliore amico del suo ex ragazzo, poi, santo cielo!

Raggiungo il bagno per darmi una rinfrescata, quando la porta viene spalancata di colpo proprio da Carter. È davanti a me, con un'espressione indecifrabile stampata in faccia.
«Che ti ha detto?» domanda minaccioso, avvicinandosi pericolosamente.
Tento di fingere indifferenza. «Non puoi stare qui.»
«Non me ne frega un cazzo» ringhia. «Dimmi cosa ti ha detto.»
Gli lancio un'occhiata furiosa. «Quello che basta.»
Scoppia a ridere come un folle, poi si passa la mano tra i riccioli. «E fammi indovinare, adesso pensi che io sia un pezzo di merda.»
Mi appoggio al bordo del lavandino con una mano. «Non è così?»
«No!» sbotta.
Scuoto la testa. «Non me l'ha detto lei, comunque. La gente sa e presto questa bugia ti si ritorcerà contro.»
Aggrotta la fronte. «Aspetta, pensi che Danny non lo sappia? Perché ti sbagli.»
Rimango perplessa. «Cosa?»
«L'ha capito la sera stessa, mi ha dato un pugno ed è finita lì. Ero ubriaco, lei no. Ha sentito che si vantava con una ragazza di essere riuscita a finire a letto con me» continua, mentre la rabbia dovuta al ricordo lo sovrasta.
«Io... non capisco» balbetto, confusa.
«Non lo sa nessuno, io e Danny l'abbiamo risolta in privato, ognuno ha tirato le proprie conclusioni» spiega.
«Non avete fatto niente per smentire quelle voci?» chiedo.
Infila le mani nelle tasche. «Chi se ne importa di quello che pensa la gente.»
Abbasso lo sguardo. Ha senso, ma c'è ancora qualcosa che non mi quadra. «So che stavano ancora insieme, quando lei si è trasferita. Alla fine l'ha perdonata, allora?»
Carter deglutisce. «È brava con le parole e Danny non è così forte come sembra, si sarebbe fatto amputare entrambe le gambe per lei.»
Sospiro. «E allora cosa deve dirgli ancora di così importante?»
«Che cazzo ne so, qualche altra stronzata per convincerlo a tornare insieme a lei» sbuffa. «Ma io non le permetterò di prenderlo ancora per il culo» aggiunge.
I suoi occhi finalmente si incastrano dentro ai miei, in un dolce tormento senza fine. Posso leggere il senso di protezione che ha verso il suo migliore amico, capace di far passare in secondo piano anche gli errori più terribili. Perché è questo il bello di lui. Sbaglia, ma sa farsi perdonare.
«Mi dispiace, Pasticcio, per tutto» mormora, con quel tono basso e seducente.
Deglutisco, mentre sento l'aria attorno a noi farsi bollente. «Lo so.»
La sua mano sfiora la mia guancia, il contatto mi fa prendere fuoco. Mi lascio cullare dalla sua pelle contro la mia, che mi è mancata da morire.
«Per favore, tieniti alla larga da lei, tu sei troppo speciale per farti coinvolgere» sussurra.
Il mio cuore fa una capriola. Speciale. Non mi sono mai sentita così, ma pronunciato da lui sembra dannatamente credibile.
«Sono già coinvolta» ammetto.
E arriva il suo sorriso strabiliante, che mi fa impazzire dentro. Ucciderei per vederlo sempre, rivolto a me. Solo a me.
«Quando avrò risolto tutto, parleremo, di noi, te lo prometto» dice, prima di stamparmi un dolce bacio sulla fronte.
Annuisco e rimango in silenzio, mentre lo guardo allontanarsi da me, ancora. Non posso fare altro che dargli tempo, finché il mio cuore resiste.
E può farcela, so che è così. Ho speranza adesso, perché per la prima volta ha parlato di un noi, rendendolo quasi possibile.

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