Capitolo 31

3.6K 75 0
                                    

Carter








«Che voleva Shein?» mi chiede Danny, quando lo raggiungo in macchina, dopo aver concluso la breve telefonata.
«Niente» taglio corto, chiudendo lo sportello. «Tu hai preso una decisione?»
Si stringe nelle spalle e mette in moto. «Non andrò via, non prima del college. Rimango qui.»
Annuisco. È una situazione di merda. I suoi genitori gli hanno chiesto di trasferirsi insieme a loro, per finire il secondo semestre dall'altra parte del paese, senza un minimo di preavviso o di considerazione. Il problema è che hanno intenzione di vendere la casa in cui è cresciuto, quando troveranno l'acquirente, perciò Danny sarà costretto ad andare altrove, affittare un appartamento, se mai dovesse presentarsi l'occasione.
«Minaccerò chiunque osi interessarsi alla casa, se può aiutarti» ironizzo.
Ma non sarebbe del tutto falso, per lui farei qualunque cosa. È mio fratello. E si merita di passare l'ultimo anno con le persone che ama, prima di cimentarsi nella scelta di una delle più prestigiose università delle Ivy League, che sicuramente faranno a gara per averlo.
Forza una risata. «Non pensiamoci per ora, okay? Un problema per volta, e non mi hai ancora risposto.»
Sbuffo e mi ritornano in mente le parole di quel bastardo. «Vuole che vada a vendere la roba in una festa privata tra ricconi.»
«E cosa c'è di nuovo che ti preoccupa?» domanda, notando il mio pessimo umore.
«Sono avvocati, poliziotti, azionisti... tutti corrotti, in teoria. Ma Shein pensa che ci saranno delle talpe, dice che hanno avuto una soffiata, ma non gliene frega un cazzo.»
Danny sbarra gli occhi. «Carter, se ti beccano, rischi di finire in...»
«Galera? Lo so.»
«No» le sue dita agganciate attorno al freno a mano scattano e la macchina si ferma con uno stridulo di ruote. «Sei carne da macello, non gliene frega un cazzo a lui, digli di no.»
Tendo la mascella. «Non posso e lo sai.»
I suoi occhi scattano su di me, furiosi. «Carter, hai una sola possibilità per la borsa di studio e non ti permetterò di perderla!»
«La perdo solo se mi beccano» preciso.
«E sei pronto a rischiare?» allarga le braccia.
Mi ammutolisco. Sì, se è necessario, sono disposto a rovinare ogni cosa, anche il mio futuro. È una merda? Certo. Ho altre alternative? Una soltanto, e non mi piace per niente.
Non manderò mio padre nelle mani di quel figlio di puttana, lo farebbe fuori. Si limita a lasciare che respiri, nonostante l'odio che li lega, solo perché tiene me per le palle. Ma se io mollo, lui muore. E non ho intenzione di vivere con questo cazzo di rimorso per il resto della mia vita.
«Vaffanculo» ringhia Danny, colpendo il volante con un pugno. «Vengo con te.»

E non c'è modo di fargli cambiare idea. Alle undici di sera, ci ritroviamo davanti le porte di una villa privata. Le mura solo alte e scure, le telecamere di sicurezza tante.
Indossiamo due smoking perfettamente stirati ed eleganti, fingendo di essere chi non siamo, raffinati e per bene. Due maschere di carnevale ricoprono i nostri volti.
Ci lasciano entrare quando mostriamo i pass consegnati da Ruttell, all'ingresso. Poi ci sequestrano i cellulari, posizionandoli dentro delle cassette di sicurezza inaccessibili, perché non è possibile riprendere, qui dentro.
Sembra un luogo fatto di perdizione, dove la perversione prende vita, in ogni forma immaginabile.
Ragazze completamente nude ballano attorno a pali di ferro, ondeggiando il sedere davanti ad occhi anziani, a ritmo di musica jazz. Alcuni si appartano, per sfogare i propri istinti, altri puntano allo scambio tra coppie, altri ancora programmano delle orge. Le mazzette di soldi sporchi volano davanti ai miei occhi, passano di mano in mano, facendomi credere che si tratti di affari, che comprano o saldano in questo modo.
«Sbrighiamoci» borbotta Danny sottovoce.
Annuisco e decido di dargli retta.
Prima vendiamo tutta la roba, prima potremo andarcene. Così, un cliente dopo l'altro che ci adocchia, sfuma presto la prima ora e racimoliamo già un bel malloppo.
Ad un tratto, però, qualcuno che non mi convince proprio per niente, che decide di giocare a viso scoperto, scostando la maschera, mi si affianca.
È un uomo piuttosto alto, di mezza età, con i capelli brizzolati ed ha tutta l'aria di essere un infiltrato.
«Conosci chi potrebbe vendermi qualcosa per sballarmi?» mi domanda.
Mi lascio andare ad una risata. «Strano modo di parlare, è la prima volta che vieni qui?»
Danny, accanto a me, freme di nervosismo. Anche lui deve aver già capito.
«A dire la verità, sì» sorride. «Anche tu?»
Infilo le mani in tasca. «Già, ci vediamo.»
Faccio per allontanarmi, con l'intenzione di darmela a gambe, anche in fretta, ma l'uomo mi afferra per una spalla e mi ferma.
«Ti ho osservato tutta la sera» sussurra al mio orecchio. «D'altronde, è il mio mestiere. Quindi ti consiglio di collaborare.»
Cerco di pensare alla prossima mossa, ma nessuna prevede un gesto amichevole. Perciò agisco a mente calda e lo colpisco con un pugno dritto sul naso. L'uomo barcolla all'indietro, fino al bancone dove vengono serviti i drink. Pulisce la sua narice sporca di sangue con la manica della camicia bianca.
«Che cazzo, andiamo! Forza!» mi strattona Danny, dato che sono rimasto immobile, ad osservare il mio avversario.
Ma proprio quando iniziamo a correre verso l'uscita, si scatena il caos.
L'infiltrato non è da solo, ha una squadra pronta all'assalto fuori da questi muri, che fanno irruzione con la violenza. Sono armati e sono determinati a portare in centrale di polizia tutti i presenti, che vediamo ammanettare ad uno ad uno.
«Dev'esserci un'uscita d'emergenza» rifletto ad alta voce, fermandomi.
C'è sempre, in posti come questo.
Danny mi guarda con terrore. «Non possiamo perdere tempo, cazzo.»
Mi guardo attorno con attenzione, scruto qualsiasi dettaglio, cercando di non farmi sfuggire niente.
Poi li vedo. Due uomini, dirigersi verso una porta nel sottoscala.

GAME OVERWhere stories live. Discover now