XXXVIII. Tutto dovuto all'alcol

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Il profumo non è quello di James, queste mani non sono le sue...mi giro e i miei occhi si spalancano alla vista di Eduard.

«pensavi fossi James?» ride l'uomo mentre chiude la porta a chiave.

«cosa fai? Lasciami stare, te ne devi andare!» dico a voce alta, spero che James non mi senta.

«non fare la guastafeste tesoro» dice e mi schiaccia al marmo del lavandino. Prende il mio mento tra le sue dita e lascia baci umidi sulla mia mascella.

«no basta...sono la ragazza di tuo figlio brutto stronzo» dico arrabbiata e con odio.

«quanto mi ecciti quando ti arrabbi» dice portando una mano al mio sedere.

«cazzo mi è bastato vederti con questi addosso per eccitarmi» dice facendo in modo che sentissi la sua eccitazione.

«sei solo un figlio di puttana» mormoro a denti stretti. Cerca di unire le sue labbra alle mie ma io mi volto a destra per impedirglielo.

Mi prende per i fianchi e mi solleva appoggiandomi poi sul marmo vicino al lavandino.

«non mi toccare! Giuro che urlo e faccio venire James» lo minaccio portandogli le mani sul petto con l'intento di allontanarlo.

«sai piccola, l'altra volta ho visto tua madre e devo dire che è veramente una bella donna...» mi dice con tono da stronzo.

«non devi neanche nominarla mia madre!» dico con le mani strette in due pugni.

«infatti non la nominerò più, la scoperò direttamente» dice e io gli tiro uno schiaffo in piena guancia.

Il suo viso si contrae in un'espressione arrabbiata, mi prende per la nuca e mi avvicina al suo viso.

«senti troietta, con queste mani ho ucciso tante di quelle puttanelle come te che ne ho perso il conto, quindi fai meglio a stare zitta» mi minaccia e i miei occhi si riempiono di lacrime.

«perché io? Cosa vuoi da me?» chiedo disperata.

«lo sai cosa voglio da te piccola» sussurra al mio orecchio mordendone il lobo.

«piccola hai finito?» urla una voce dall'altra parte della porta. Spalanco gli occhi e Eduard sbuffa.

«devo solo mettermi il vestito, dammi cinque minuti» dico mordendomi poi il labbro inferiore cercando di non far trasparire, nel mio tono di voce, la situazione in cui mi trovo.

«okay, ti aspetto in camera» dice James e poi sento i suoi passi allontanarsi.

«devo andare lasciami» borbotto digrignando i denti.

«veniamo sempre interrotti sul più bello dolcezza» dice Eduard mentre le sue mani mi afferrano per la vita.

«non c'è niente di bello in quello che stai facendo brutto maniaco!» oppongo resistenza. Velocemente mi stampa un bacio sulle labbra facendomi spalancare gli occhi.

«ci vedremo presto tesoro» sorride malizioso e se ne va.

Mi sento una troia, mi viene da piangere...infatti poco dopo due lacrime mi rigano le guance.

Con rabbia mi pulisco le labbra anche quando so che il suo sapore è andato via.

Infilo il vestito e metto i tacchi, poi prendo la collana e il bracciale e li indosso.

*

La festa sta andando bene, gli amici di James mi hanno accettato ovviamente tranne Kayla e le due ochette.

Abbiamo fatto un gioco a base di alcol e io credo di aver bevuto troppo.

«piccola andiamo a casa?» chiede il mio ragazzo mentre io mi struscio su di lui, nella mischia formata da gente a me sconosciuta.

Innamorata del mio infernoWhere stories live. Discover now