LXXI. Tutto sarebbe tornato come prima

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«so tutto» gli dico avvicinandomi alla sua figura comodamente seduta.

«cosa sai stronzetto?» mi chiede guardandomi con il suo solito sguardo da bastardo.

«non fare il fottuto bastardo! Sai cosa sto dicendo» gli arrivo di fronte e a dividerci c'è solo una scrivania.

«no non lo so» okay, adesso gli spacco la faccia.

In pochi secondi scaravento mio padre al pavimento dandogli qualche pugno sul viso.

«come cazzo ti sei permesso di toccarla?» chiedo con le vene in evidenze e le mani strette attorno al suo collo.

«toccarla? Non ti ha raccontato di come me la sono scopata bene?» chiede sorridendo beffardo.

'Scopata bene' 'Scopata bene'- queste due parole si ripetono nella mia mente come un mantra.

«ma io ti uccido» ricomincio a dargli pugni e riesco a spaccargli il labbro, il sopracciglio e a colpirgli lo zigomo.

«non ti conviene metterti contro di me figliolo» sussurra lievemente visto che sembra far fatica a respirare.

«io non sono più tuo figlio, è da molti anni che non ho più un padre» dico a denti stretti.

«mentre tu sei qui, lei dov'è?» chiede lo stronzo mantenendo un sorriso furbo.

«cosa cazzo le hai fatto?» gli sbatto la testa contro il pavimento, non sono mai stato così violento con quest'essere.

«io? L'ho fatta portare in un bel posto» dice tossendo subito dopo con del sangue che gli scende dalla fronte.

«se le succede qualcosa, giuro sul mio nome che io ti ucciderò con le mie mani» gli dico per poi alzarmi e uscire velocemente dall'edificio.

Dove può essere? Dio mio, se le succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai.

Per prima cosa provo ad andare a casa, con la moto riesco a raggiungerla in pochi minuti.

Ho la testa che pulsa per la troppa paura di quello che può succederle.
Perché quel bastardo ha fatto questo proprio a lei?

Quando arrivo nella strada che porta a casa della mia piccola vedo una macchina completamente nera allontanarsi.

Ovviamente la seguo.

*

Pov.Amie

«che volete?» chiedo brusca cercando di scrollarmi le mani di due uomini di dosso.

Non so come hanno fatto ad entrare in casa. Sto tremando come una foglia, cosa vogliono da me?

«il capo ci ha detto di portarti in un posto» dice il più alto. Eduard, cazzo! Quel uomo è la rovina della mia vita.

«io non voglio andare in nessun posto» mormoro riuscendo a scappare dalle loro prese per poi correre verso le scale.

Arrivo al piano di sopra e riesco a chiudermi in bagno, non ho neanche il cellulare merda.

Innamorata del mio infernoWhere stories live. Discover now