CAPITOLO SEI

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)

27 anni prima

«Buongiorno» salutò cordialmente Maria, cercando di far passare la carrozzina attraverso la porta della pescheria.

«Aspetta ca t'aiutu, Marì.» Lilla Tomarchio le venne incontro, pulendosi le mani sul grembiule, e la aiutò a sollevare il passeggino.

Era una signora robusta, molto più in carne rispetto a Maria, che non sembrava affatto una donna che aveva partorito da meno di un anno. La maternità aveva, infatti, avuto su di lei l'effetto della primavera sui fiori: come un bocciolo insicuro che si apre alla nuova stagione, così la sua bellezza, un tempo acerba e infantile, era sbocciata nella sua forma più matura, più radiosa, ingentilendone i lineamenti delicati e modellandone le forme prima abbozzate e incerte, ora decise e pronunciate, rivelando la donna nascosta dietro alla bambina.

Suo marito le diceva che era troppo raffinata per essere una donna di paese, che pareva l'unica rosa in un prato di fiori di campo, una rarità fragile e preziosa che andava protetta e coccolata.

Lilla, al contrario dell'amica, era proprio la perfetta donna del sud: teneva i folti capelli neri sempre raccolti in una crocchia disordinata e le sue iridi erano dello stesso colore del carbone; sul suo viso, di forma ovale, spiccavano le occhiaie di chi non dorme bene da chissà quanto e i segni della stanchezza e della fatica, che avevano anticipato gli anni che passano.

Una bellezza mediterranea sfiorita, non valorizzata, racchiusa tutta in quegli occhi, in cui si rintracciava una luce nuova, diversa, di chi ha appena ricevuto il dono più grande di tutti, il dono di essere madre. E con due gemme così brillanti di felicità tutto il resto passava in secondo piano.

Lilla era la proprietaria della pescheria "Sapore di mare", un locale piccolo, ma con prodotti di qualità. Suo marito, Carmelo Provenzano, faceva il pescatore: aveva una barca di proprietà e una piccola azienda gestita da lui e da qualche socio e il pescato del giorno finiva direttamente nel bancone colorato della pescheria più famosa di Monte Santo Spirito.

Erano due persone umili, rispettati da tutti per la loro fama di lavoratori instancabili, onesti e di cuore, sempre pronti ad aiutare gli altri, così li definivano i loro concittadini che, in genere, non risparmiavano attacchi e 'ngiurie a nessuno.

«Grazie, » le sorrise Maria, dandosi un'occhiata in giro: l'odore di pesce fresco si mischiava a quello della vernice. Avevano appena ripitturato: le pareti erano ora di un bell'azzurro cielo, con appese foto raffiguranti il mare, generazione di pescatori e tutta la famiglia Tomarchio-Provenzano al completo.

«Comu sta 'sta principessa? Taliala chi beddra...» Lilla tolse il ciuccio dalla bocca della bambina e cominciò a giocarci, nascondendo l'oggetto dietro la schiena per poi farlo riapparire magicamente.

La piccola Adele le rivolse un sorriso sdentato e cominciò a battere le manine paffute, divertita da tutte quelle attenzioni.

«Che prendi oggi?» chiese Lilla a Maria, che aveva lasciato la presa dalla carrozzina e stava camminando davanti al bancone, con l'indice sulle labbra e l'espressione concentrata.

«Sembra tutto così buono e...» Maria fu interrotta dal pianto sconsolato di un bambino, sapeva che non poteva essere Adele, anche perché avrebbe riconosciuto i singhiozzi della sua bambina tra mille.

Lilla, quasi come se se lo aspettasse da un momento all'altro, si scusò e, scuotendo la testa, sparì oltre la tenda blu che copriva un'arcata. Tornò poco dopo, spingendo un passeggino con un bambino piccolo, circa dell'età di Adele, che sembrava essersi momentaneamente calmato.

«Piange sempre questo monello, vero signorino?» domandò retorica Lilla, accarezzando la guancia ancora bagnata del figlio, che si guardava intorno spaesato: la bocca socchiusa e gli occhietti vispi che vagavano a metà tra il curioso e l'intimorito dall'una all'altra faccia sconosciuta.

«Ciao, Pietro! Ma come sei bello, proprio un bel bambino, chissà quante ragazze farai impazzire quando sarai più grande, vero?» Maria gli fece la linguaccia e un paio di smorfie buffe, facendolo ridere di gusto e mettere da parte la diffidenza iniziale. Era proprio brava con i bambini lei, non a caso faceva la maestra d'asilo; possedeva tutte le qualità giuste per quel tipo di lavoro: non perdeva mai la pazienza e si divertiva a giocare con loro, si lasciava colorare la faccia con i pennarelli, acconciare i capelli con mollette e lustrini e inventava storie bellissime, attingendo alla sua fantasia e ai miti dell'antichità che tanto la affascinavano.

«È cresciuto tantissimo. Magari piange perché sta iniziando a mettere i denti, Adele per fortuna non ancora, ma ci siamo quasi.» Maria continuò a giocare con Pietro, sotto lo sguardo triste di Adele che, figlia unica e, al momento, ultima nipote, non era abituata a non essere al centro dell'attenzione.

«Il pediatra pensa di sì. Marì, cridimi, staiu m'pazzennu. Lu sensu mi niscì. Piè, ora stai vicino a questa principessa che la mamma lavora, va bene? Allora, Marì, posso consigliarti il pesce spada, è freschissimo, arrivato giusto giusto stamattina presto.»

Maria, malgrado le proteste di Pietro, raggiunse un'esausta Lilla e tirò fuori la lista che aveva fatto a casa quella mattina, lasciando che i due bambini interagissero tra loro. «Se vuoi puoi portarlo da me la mattina. Ancora non lavoro e ho un sacco di tempo libero.»

Lilla sgranò gli occhi, valutando seriamente l'offerta: «Dici sul serio? Non sai che mi favore mi faresti. Ma ti lu dicu: duna un saccu di cummattimentu.»

Maria rise, lanciando una rapida occhiata ai due bambini: «Non ti preoccupare. Lo sai, adoro li nicareddri e poi potrebbe giocare con Adele: ora che Federico va all'asilo è sola e un po' di compagnia le farebbe solo bene.»

Adele, intanto, aprendo e chiudendo la manina in segno di saluto, si presentò allegramente al nuovo arrivato, che, però, sembrava meno felice di vederla. Pietro, infatti, mise su il broncio, gonfiando le guance, e poi, in una sola mossa, si sporse in avanti e strappò il ciuccio dalla bocca della bambina, che proruppe in un pianto disperato e puntò il dito verso l'oggetto che "il rivale" teneva saldamente in mano, guardandolo come fosse un giocattolo nuovo.

Le due donne si scambiarono uno sguardo eloquente e corsero dai loro figli.

«Pietro, vergogna! Non si trattano così le signorine: questa è un'amichetta, non vedi com'è bella? Potrebbe essere la tua fidanzatina.» Lilla prese in braccio suo figlio, cercando di strappargli dalle mani il ciuccio, che stringeva così saldamente da diventare addirittura rosso in viso per lo sforzo.

Di fronte allo sguardo severo e arrabbiato della madre, però, Pietro scoppiò a piangere e lo buttò per terra, scalciando e divincolandosi, con le dita strette intorno a una ciocca di capelli di Lilla, sfuggita alla crocchia.

Maria si abbassò per raccogliere l'oggetto, tranquillizzando l'altra donna che non sapeva proprio come scusarsi. «No, Adele. Non posso dartelo, è sporco. Devi aspettare. Prima lo laviamo... su su basta frignare.» Cullò la sua bambina per qualche istante, accarezzandole i pochi capelli biondi, e provò a calmarla, lei, però, continuava a piangere e a indicare il ciuccio.

«Penso proprio che questi due non saranno amici...» affermò, sconsolata, Lilla.

Maria rise, rivolgendosi a sua figlia con un tono acuto e dolce: «Tu che dici, Adele? Ci piace Pietro oppure no?»

La bambina in tutta risposta si voltò dall'altro lato, visibilmente arrabbiata.

«Pare proprio di no...»


SPAZIO AUTRICE

Questo è il primo di una serie di capitoli  che hanno l'obiettivo di ricostruire la storia tra Adele e Pietro, fino al momento in cui i due si sono lasciati.
Spero davvero che la storia vi stia piacendo almeno quanto sta piacendo a me scriverla.
Mi ha fatto tornare quella passione per la scrittura che mi mancava da tempo, spero di riuscire a trasmettere in questi capitoli quanto tengo a questo lavoro.
Scusate per eventuali errori.
A presto,
-Chiara ❤️

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