Capitolo trentaquattro

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📍Da qualche parte in mezzo al mare
24 luglio 2018

-26 giorni

Il lento procedere del sole, sempre più proiettato verso la linea di congiunzione tra cielo e mare, preludio del tramonto e di una calda serata estiva, scardinava l'immobilità di un paesaggio altrimenti bloccato in un fermo-immagine, come a ricordare che aldilà di quel frammento di acqua salata, il tempo continuava a scorrere, le lancette a girare.

Adele stava fissando una nuvola con una particolare forma stretta e allungata, che le ricordava vagamente una sirena. Era sdraiata a pancia in su, la schiena aderente alla superficie ruvida della barca, le braccia piegate e le mani, ormai intorpidite, intrecciate dietro la nuca. Diverse goccioline d'acqua le scendevano dalle punte dei capelli, ancora umidi, e si rincorrevano sulla sua pelle candida, lasciando delle scie sulla pancia scoperta.

Pietro era steso accanto a lei e sembrava quasi che dormisse: un capellino nero, vecchio e logoro, gli copriva completamente il viso e il torace si alzava e si abbassava con regolarità, a ritmo con il suo respiro lento.

«È strano, sai? Certe volte mi guardo intorno ed è come se non fosse cambiato niente, come se fossi rimasta via solo pochi mesi, tipo da piccola, quando partivo a Natale e tornavo in estate ed era tutto come lo avevo lasciato. Poi ci sono momenti in cui mi sembra tutto diverso e mi sento un'estranea: forse non c'entro più niente con questo posto.» Adele non si rese conto di star dando voce al flusso dei suoi pensieri finché non sentì la sua voce rimbalzarle nelle orecchie, chiara, ma distante, come fosse un narratore esterno, fuori campo, come in un film.

Pietro alzò leggermente il cappellino, quanto bastava per guardarla brevemente e farle capire che l'aveva sentita. Sollevò il busto con estrema lentezza, sistemandosi la visiera in modo che non gli oscurasse la visuale, e allungò una mano verso lo zaino, estraendone un telo mare rosso, sbiadito dal sole. «Hai la pelle d'oca» constatò con un mezzo sorriso, prima di porgerglielo.

Adele imitò la sua posizione e se lo avvolse intorno alle spalle, beandosi della piacevole sensazione della sua pelle a contatto con il tessuto morbido. «Grazie.»

Pietro annuì con una scrollata di spalle. «Mi sembra sempre di vivere un dejavù con te, forse dobbiamo cambiare location» commentò sarcastico, con una chiara allusione al loro pomeriggio a Mondello. «E comunque... le cose cambiano se a cambiare sono gli occhi che le guardano» aggiunse, questa volta serio.

Adele lo guardò stupita, un po' perché non credeva che prima lui la stesse effettivamente ascoltando e un po' perché una parte di lei era ancora convinta di averle solo pensate, quelle parole.

Pietro sospirò, mentre le sue dita tracciavano cerchi immaginari sul pavimento. «Qui non è cambiato niente in questi anni, sempre le stesse facce, i soliti minchioni e i problemi di sempre. Ma capisco ciò che vuoi dire, mi succede tutte le volte che ti guardo.» Chiuse gli occhi e fece una pausa per rimettere in ordine i pensieri. «Ci sono momenti, come prima, in cui vedo la ragazza fuori di testa che recitava Dante a memoria come fosse una stupida filastrocca. Altre volte vedo una bella donna a me sconosciuta. Insomma, stai per sposare un tizio che sinceramente non mi sembra per niente il tuo tipo: troppo serio, troppo impostato, troppo ordinario. E non lo dico perché è quanto di più diverso da me possa esserci... è che una volta non le sopportavi nemmeno le persone così, dicevi che ti mettevano tristezza, che la vita è follia.»

Adele era rimasta così sbigottita da quelle parole, dette con una sincerità disarmante, senza girarci intorno, che non riuscì nemmeno a ribattere e a fargli presente che lui non conosceva Gianluigi, anzi, probabilmente se ci avesse scambiato due parole gli sarebbe perfino piaciuto, o forse no, ma non era quello il punto, perché comunque piaceva a lei.

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