CAPITOLO TRENTATRE'

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📍Monte Santo Spirito (Ag)
24 luglio 2018

-26 giorni

La prima volta che erano andati in barca insieme avevano appena sette anni: erano due bambini curiosi e vivaci, e una gita in barca a vela avrebbe creato l'atmosfera giusta per stimolare la loro spiccata fantasia, facendoli viaggiare in terre lontane, popolate da fate e giganti, con tesori preziosi da scovare.

Era il 1997 e, mentre Dario Fo vinceva il Premio Nobel per la letteratura, Ronaldo passava dal Barcellona all'Inter per la "modica" cifra di 48 miliardi di lire e alla radio passava "Regina di Cuori" dei Litfiba, in un piccolo paesino raramente segnato sulle cartine loro due si preparavano a vivere un'avventura, uno di quei momenti da aggiungere alla scatola dei ricordi indimenticabili.

Adele indossava un vestitino bianco con dei limoni gialli stampati sopra e parlava incessantemente, spostandosi continuamente dal viso i capelli schiariti dal sole. Si sentiva in dovere, vista la sua maggiore esperienza, di raccontare al suo compagno di avventure come avrebbero trascorso quelle ore in mare. Pietro si limitava ad annuire, facendo continuamente cadere gli occhiali da sole sulla punta del naso, stordito da tutte le chiacchiere della sua amichetta. Aveva provato a dirle che lui andava sempre a pescare con suo padre quando c'era bel tempo e che sapeva già tutte quelle cose, ma lei non lo aveva nemmeno ascoltato. Aveva smesso di parlare solo quando aveva visto Federico, in ritardo come al solito, camminare verso di loro. In attesa che fosse tutto pronto per salpare, i tre bambini si erano poi messi a giocare ai pirati, rincorrendosi lungo tutta la lunghezza della banchina, ignorando i moniti dei genitori, che li invitavano a stare attenti.

Era stata una bella giornata quella: avevano guardato i pesci nuotare, ascoltato le storie sui marinai di Gaetano e avevano mangiato i panini con le panelle che Grazia aveva preparato per loro.

Con l'eco delle risate di quel giorno che ancora risuonavano nelle sue orecchie, Adele sbirciò attraverso la porta di vetro della pescheria "Sapori di mare".

Pietro era davanti al bancone, piegato sulle ginocchia, e stava mettendo una bottiglia d'acqua nel suo Eastpack nero, lo stesso di quando andava al liceo, pieno di scritte bianche fatte con il bianchetto. Aveva una sigaretta dietro l'orecchio e la barba ricresciuta di alcuni giorni, curata come al solito. Era terribilmente bello e, anche se Adele sapeva di non potersi permettere certi pensieri, la realtà era più che evidente, ce l'aveva proprio davanti agli occhi, in quelle spalle non eccessivamente larghe, in quei fianchi stretti, in quella pelle dorata, ricoperta dall'inchiostro che spuntava fuori dal tessuto della maglietta. Era bello, lo era sempre stato.

Adele sospirò e, con la spallina del suo zainetto rosa pesca stretta tra le dita, spinse la porta, ritrovandosi all'interno del locale.

Pietro alzò subito lo sguardo: gli zigomi affilati, le ciglia lunghe, infinite, le labbra troppo rosa in contrasto con la barba scura piegate in un mezzo sorriso. «Russo» esclamò, mentre si alzava in piedi e si sistemava lo zaino in spalla. «Ero pronto a scommettere che mi avresti dato buca. E che scusa ti sei inventata con Gianluca?»

«Guarda che faccio ancora in tempo ad andarmene, idiota» ribattè lei prontamente, fulminandolo con lo sguardo.

«Ah, ho capito.» La superò e allungò la mano verso la porta. «Lui non lo sa» aggiunse, sornione.

Adele resse il suo sguardo, sorridendo. «Sai... Ora che ci penso ho tante altre cose da fare oggi.»

Lui scoppiò a ridere e, nell'aprire la porta, fece una sorta di inchino canzonatorio per invitarla a uscire per prima, gesto a cui lei rispose con un bel dito medio.

Continuarono a battibeccare lungo tutta la strada che costeggiava il porto, perché proprio non potevano fare a meno di stuzzicarsi, finché giunsero di fronte a due imponenti e inconfondibili vele bianche. Lo scafo, del medesimo colore, recava la scritta in blu "Grazia": era quella, era la barca su cui Gaetano aveva investito i risparmi di una vita.

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