CAPITOLO NOVE

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)

23 anni prima...

«Mamma, ma perché dobbiamo partire?» piagnucolò Adele, stringendo forte un orsacchiotto di pezza, seduta sul letto appena rifatto. Si trascinava quel peluche ovunque e senza non riusciva a dormire. Glielo avevano regalato l'anno prima per Natale, non ricordava nemmeno chi, probabilmente dei lontani parenti dei suoi nonni; ne avevano portati due uguali: uno per lei e uno per sua cugina Eleonora. Lo aveva chiamato Danny, come il personaggio di una storia che aveva sentito raccontare alla maestra dell'asilo. Le era piaciuto fin da subito: aveva degli occhietti piccoli e neri e un muso davvero tenero. Aveva perfino chiesto a sua nonna di cucirgli una maglietta di lana, perché, essendo dicembre, temeva potesse sentire freddo.

«Te l'ho già detto, Adele: perché a papà hanno offerto un lavoro più bello. È una grande città Torino, sai? Ti piacerà tanto» le rispose sua madre, piegando gli ultimi vestiti e riponendoli in valigia.

C'erano volute settimane intere per impacchettare tutta la loro vita e comprimerla in scatoloni, valigie e borsoni, disseminati in ogni angolo della casa, e ora era così strano vedere i cassetti vuoti e la fila di grucce dell'armadio spoglie dei vestiti. Certo, erano partiti altre volte, ma si trattava solo di qualche giorno, non di... Quanto tempo sarebbero rimasti a Torino?

Sua madre, questo, non glielo aveva detto.

«C'è il mare anche a Tombino?» chiese la piccola speranzosa, guardando la madre con i suoi grandi occhi di un colore indefinito, tra il marrone e il verde, messi in evidenza da folte sopracciglia.

«No, il mare no. Però ci sono tanti posti in cui giocare e cose bellissime da vedere.»

Adele si rattristò un po': le piaceva guardare il mare dalla terrazza e le piaceva Monte Santo Spirito, Torino non la convinceva, come poteva un posto senza mare essere bello?

«Ma, mamma, e l'asilo? La maestra Anna Rita ha detto che quest'anno alla fine prenderemo il diploma dei bambini grandi. Come posso prendere il diploma se vado a Tombino? Vuol dire che non posso andare alla scuola dei grandi l'anno prossimo?»

Sua madre le sorrise e le scostò una ciocca di capelli castano chiaro dal viso. «Ma certo che prenderai il diploma. Anche a Torino c'è l'asilo ed è grande e colorato e pieno di bambini ca t'aspettanu

«Però lì non ci sono la maestra Anna Rita, Pietro, Eleonora e Federico o i nonni e gli zii. E poi non è vero che mi aspettano, mica mi conoscono.»

Maria chiuse la valigia, la sistemò accanto alle altre e si sedette vicino a lei. «Tesoro, ti prometto che ti farai tanti amici nuovi» le disse dolcemente, accarezzandole i capelli.

Adele strinse le manine a pugno, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e la voce veniva spezzata dai singhiozzi «Io non voglio dei nuovi amici. Io ho già i miei amici. Io non voglio partire. Non voglio partire. Non voglio partire.» Si liberò dal tocco della madre e corse a rifugiarsi in camera sua.

Pianse stringendosi al petto il suo peluche, con il viso premuto contro il cuscino delle principesse Disney, che tappezzavano ogni centimetro delle pareti rosa della sua piccola stanza, nonostante a lei, le favole, non piacessero per niente.

Non pianse come le volte in cui voleva a tutti i costi un giocattolo nuovo, perché, in quei casi, dopo pochi minuti passava: sua madre non le dava retta e lei si stancava di frignare e tornava a giocare. Non pianse come quando litigava con Eleonora o sua madre le dava un ceffone: anche quello poi passava. Quel giorno di fine agosto si ritrovò a piangere per davvero, sentendosi triste forse per la prima volta nella sua breve vita e quella strana sensazione allo stomaco, che solo anni dopo avrebbe capito essere una malinconica nostalgia, non passò mai. Non se ne andava, si ripresentava tutte le volte che doveva lasciare Monte Santo Spirito e tornare a Torino.

Odio le favoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora