CAPITOLO VENTI

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)
5 luglio 2018

-45 giorni

Stava fissando quel foglio bianco da un tempo interminabile, scarabocchiando di tanto in tanto gli angoli con la matita, il labbro inferiore stretto tra i denti e l'espressione assorta e concentrata.

Niente.

Non riusciva a scrivere nemmeno una parola.

Sull'altro lato del tavolo si erano accumulati diversi fogli accartocciati e appallottolati.

Eppure una volta era così semplice: un milione di idee le frullavano in testa e lei le doveva solo trascrivere.

Scriveva per ore, senza stancarsi, scriveva ovunque, su fogli volanti, sui quaderni, sui post-it, scriveva durante le lezioni di storia e filosofia, sotto l'ombrellone al mare, in piena notte quando non riusciva a dormire.

La sua mente era costantemente affollata e lei la liberava in modo naturale, buttando tutti i pensieri fuori, traducendo le immagini in parole, un po' come lo scultore di fronte a un blocco di marmo, lui vede già la statua, deve solo liberarla e farla vedere anche agli altri.

Era brava, lo era eccome. Aveva un dono: sapeva arrivare al cuore delle persone e lo faceva con semplicità, raccontando di quello che conosceva, senza fronzoli, senza metafore pompose.

Chiuse gli occhi e sospirò, massaggiandosi le palpebre pesanti.

Federico e i suoi zii erano a lavoro, Eleonora era uscita con alcune ex compagne di liceo, credeva che il silenzio l'avrebbe aiutata, eppure il foglio era ancora bianco.

Alzò le braccia e inarcò la schiena distendendo i muscoli del corpo; era seduta su quella sedia da tutto il giorno, aveva provato tutti i metodi per superare il blocco dello scrittore consigliati da Eleonora, o meglio, da wikihow, compreso quello di mettersi a testa in giù, ma era stato tutto inutile. Non aveva senso continuare a sperare in un'ispirazione fulminante dell'ultimo minuto.

Forse non avrebbe scritto mai più. E anche se solo l'idea la faceva rabbrividire, doveva iniziare ad accettarlo.

Quando riaccese il cellulare, trovò svariate chiamate perse da Gianluigi, così compose il numero immediatamente, mentre da fuori il rumore delle sedie che sfregavano sull'asfalto, decretava la fine della partita di briscola nel bar di fronte a casa sua.

In attesa che il suo ragazzo rispondesse, si guardò intorno compiaciuta: avevano fatto un ottimo lavoro il giorno prima e ora era tutto perfettamente pulito e in ordine. Avevano lavato ogni singola tazzina e piattino presenti nella credenza di fronte alla cucina, una faticaccia insomma, ma ne era valsa la pena.

Passeggiò avanti e indietro nel salotto, fermandosi ogni tanto a guardare le foto poste sulle mensole sopra il mobile della TV e l'orribile quadro raffigurante un paesaggio agreste che sua madre proprio non si decideva a buttare, finché finalmente Gianluigi rispose con tono preoccupato. «Adele, finalmente. Mi stavo preoccupando, che fine hai fatto?»

«Scusami... avevo il telefono spento, stavo provando a... beh, non importa. È successo qualcosa?»

«No, tutto bene. Ho buone notizie, in un condominio di fronte a casa mia cercano un amministratore. So che non è proprio quello che volevi, ma ho pensato che...»

«No, è perfetto per Federico. Sul serio. E c'è una scadenza? Qualcosa?» Adele si sedette sul divano, incrociando le gambe e abbracciando un cuscino, come tutte le volte in cui si sedeva lì sopra.

«Ti ho mandato tutto via e-mail.»

Adele sorrise, il dito ad accarezzare l'anello di fidanzamento. «Tu sei fantastico. Sei il miglior futuro marito che si possa desiderare.»

Odio le favoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora