Capitolo quarantadue

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📍Sciacca (Ag)
3 agosto 2018

-16 giorni

Le discoteche, ad Adele, non erano mai piaciute: troppo rumorose, troppo confusionarie, con quel fastidioso odore di sudore, misto a fumo e alcol, e la gente che ti si incollava addosso. Le mancava l'aria e si sentiva a disagio tutte le volte che provava a muoversi a tempo di musica nei vestiti striminziti che le prestava sua cugina. Lei, al contrario, amava ballare: si sentiva libera e, almeno per qualche ora, riusciva a dimenticare i problemi e, soprattutto, l'università. Come potesse sentirsi libera in quel posto così piccolo e così pieno di gente per Adele, però, restava un mistero irrisolto.

Di solito, malgrado le proteste di Eleonora e nonostante le sue scuse fossero una peggio dell'altra, lei riusciva sempre a chiamarsi fuori, ma quella sera sua cugina era riuscita, e Adele davvero non riusciva a capire come, a convincerla ad accompagnarla a un evento a Sciacca: una discoteca all'aperto, sulla spiaggia, con musica dal vivo e ingresso libero.

Eleonora era fermamente convinta che alla cugina servisse una serata tra donne, dal momento che da parecchi giorni aveva notato il suo strano comportamento, ma non aveva ottenuto niente di più di un banale: "È lo stress per il matrimonio". Sperava così di farla capitolare dopo un paio di "Coca Malibù" e qualche shottino di tequila. E, alla fine, aveva talmente tanto insistito che Adele aveva ceduto, seppur a malincuore, e così ora si trovavano in mezzo a una folla di gente, sudata e per buona parte per niente sobria, che si spintonava e saltellava in modo scordinato, i piedi nudi che affondavano nella sabbia e le voci sincronizzate che ripetevano le parole di una hit estiva.

Il Dj, dopo aver annunciato la band che di lì a poco si sarebbe esibita sul mini palco, proprio davanti alla sua postazione, fece partire un mash-up piuttosto orecchiabile e perfetto per ballarci su, ma Adele, madida di sudore e con la gola secca, ne aveva davvero abbastanza. «Vado a prendere qualcosa da bere» urlò nell'orecchio della cugina, per sovrastare quel rumore assordante.

Eleonora le fece un cenno del capo e continuò a ondeggiare sulle note della musica, il viso illuminato a intermittenza dalle luci stroboscopiche, perfettamente a suo agio in quell'ambiente.

Adele, invece, desiderava solo il suo letto e un paio di bicchieri di acqua ghiacciata; erano lì da meno di un'ora e già si era stancata. Si allontanò da quello spazio adibito a pista da ballo, pieno di ragazzini di svariati anni più piccoli di lei, e si diresse verso il bancone, con qualche difficoltà nel farsi largo in mezzo a quella confusione.

Per lei, a sedici anni, il massimo del divertimento consisteva nel cantare al karaoke in piazza o organizzare schiticchiate in campagna; sicuramente le feste sulla spiaggia dopo la mezzanotte erano un miraggio e, guardandoli, la sua adolescenza le sembrava un ricordo lontano anni luce.

Il bancone degli alcolici era affollato quasi quanto la pista da ballo, solo che lì la gente faceva a spallate per attirare l'attenzione del barman, che evidentemente non era in grado di gestire tutte quelle ordinazioni e stava andando visibilmente nel panico.

Adele riuscì a individuare un piccolo angolo libero e, anche se era abbastanza defilato e probabilmente prima di essere notata ci sarebbe voluto un po', non le dispiaceva più di tanto aspettare lì, appoggiata al ripiano in legno.

Nemmeno il tempo di godersi quella porzione d'aria che non sapeva di ascelle sudate, che un uomo le si avvicinò, incollando il gomito al suo e invadendo deliberatamente il suo spazio vitale ritrovato. Lo sentì sbuffare un paio di volte e borbottare qualcosa a proposito dell'umidità e del caldo, lei, però, si limitò a staccare il suo braccio da quello dell'uomo, lasciandolo ricadere sul fianco; sperava che ignorandolo se ne sarebbe andato, ma figurati.

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