CAPITOLO QUINDICI

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📍 Sciacca (Ag)
30 giugno 2018

-50 giorni

«Ti ho portato una cosa» esordì Adele, passando a Rosario un foglio di carta piegato in quattro, tutto stropicciato. Aveva pensato molto a quello che si erano detti e aveva riletto in una notte "Ci vuole coraggio per scegliere". Quel libro, il suo libro, raccontava la sua storia con Pietro. All'inizio aveva pensato a un finale triste, la fotocopia di quello che era capitato a lei, ma poi si era detta che non era giusto, che, in quelle pagine, lei aveva raccontato di due ragazzi che si amavano e che, insieme, avevano superato mille difficoltà. Il messaggio che voleva trasmettere era positivo: che nella vita bisogna provarci, perché non c'è ostacolo che non possa essere superato; però, al tempo stesso, non voleva nemmeno concludere con un banale "e vissero per sempre felici e contenti". A lei le favole non piacevano, forse perché da piccola sua madre le raccontava di Didone ed Enea, di Piramo e Tisbe, di Ettore e Andromaca; così, alla fine, aveva deciso che spettava ai lettori, non a lei, scegliere come concludere quella storia.

Il finale era, quindi, aperto, tre puntini di sospensione, che ognuno avrebbe potuto interpretare a modo suo. La scena dell'ultimo capitolo vedeva Carolina e Mirco seduti sulla spiaggia: lei sarebbe partita di lì a poco per l'America, quanto a lui, sarebbe rimasto a Genova. Avevano deciso di non farsi promesse, di lasciare che le cose andassero come dovevano andare.

"Ci vuole coraggio per scegliere l'amore. Questo è quello che ho imparato leggendo e che ho imparato ad aspettarmi da un romanzo: che i protagonisti siano eroi coraggiosi, per cui è inevitabile fare il tifo, pronti a battersi per difendere il sentimento che li lega. Le scelte fatte con e per il cuore, però, portano a delle conseguenze che si affrontano in due: ci si divide il peso a metà e così sembra più leggero. Scegliere l'amore è quasi automatico e siamo in grado di giustificarlo sempre; dire "l'ho fatto per te, per lui, per noi" suona decisamente più nobile rispetto ad affermare "l'ho fatto per me stessa". Le scelte razionali non sembrano forse le più irrazionali, folli, egoistiche? Eppure, ci sono volte in cui diventa inevitabile, ci sono volte in cui quello stesso amore che dovrebbe salvarti, che dovrebbe farti vedere il mondo come un posto più bello, si trasforma in un sentimento nocivo, distruttivo, tossico e allora devi tifare per te stesso, devi essere egoista. Quando prendi questa decisione, quando scegli la testa a discapito del cuore, lo fai consapevole che da quel momento sarai solo: nessuno ti salverà dai te stesso, dai rimorsi, dai rimpianti, da tutti i "se", dal pensiero di ciò che avrebbe potuto essere. È facile pentirsi di aver scelto se stessi e ci vuole tanto coraggio per non tornare indietro, per scegliere di confermare la scelta; è un coraggio che deve lottare da solo, è un coraggio che non è affiancato dall'amore, dall'impulsività. Ci vuole coraggio per scegliere l'amore, così come ci vuole coraggio per scegliere se stessi. Ci vuole coraggio per scegliere, indipendentemente dalla scelta."

Mentre leggeva quell'ultima pagina, si era accorta che sotto l'aletta della copertina c'era un foglietto, che risaliva a un paio di mesi dopo la pubblicazione del romanzo.

Sollecitata dalla casa editrice, che voleva altro materiale, perché il pubblico aveva apprezzato la sua storia e avevano deciso di scommettere su di lei, Adele aveva provato a scrivere qualcosa, per poi rendersi conto di non essere più in grado di farlo. Era come se nella sua testa ci fosse un blocco, un blocco che non se ne andava e così alla fine aveva rinunciato, si era arresa, aveva accantonato il suo sogno e si era concentrata sulla realtà: tanto studio, esami arretrati da recuperare e un futuro solido e certo ad attenderla.

Il contenuto del foglietto che Rosario aveva in mano faceva schifo: era l'inizio più banale e scontato che avesse mai letto, ma era l'ultima cosa che aveva scritto e da qualche parte doveva pur ricominciare.

Odio le favoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora