CAPITOLO SETTE

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)
24 giugno 2018

-56 giorni

«Voi due amici?» domandò divertita Arianna.

Alla fine, Adele aveva ceduto alla tentazione di parlare di Pietro con la sua migliore amica e sua cugina, così aveva optato per una doppia videochiamata su Skype alle otto di domenica mattina. Indossava ancora il pigiama rosa con sopra le rane, i suoi capelli erano tutti ingarbugliati e aveva i crampi allo stomaco, ma rendersi quanto meno presentabile e fare colazione erano, in quel momento, lussi di secondaria importanza.

Questione di priorità.

Arianna era stata la prima a rispondere: aveva le occhiaie e non era in condizioni migliori di Adele, d'altronde ognuna aveva visto l'altra piangere, ridere, vomitare dopo una sbornia, cadere, inciampare e fare figuracce. Erano migliori amiche da sempre: si erano conosciute all'asilo, quando Arianna, il primo giorno in mensa, notando l'espressione disgustata e a tratti terrorizzata di Adele, aveva mangiato gli spinaci della bambina di nascosto dalla maestra. Da quel momento si erano coperte le spalle a vicenda, condividendo tutto nel bene e nel male, mangiando ognuna gli spinaci dell'altra. Adele sentiva l'esigenza di difenderla, di proteggerla dagli attacchi di un gruppetto di bambini che avevano iniziato a prenderla in giro per via della sua carnagione scura, che la rendeva diversa ai loro occhi; ben presto, però, si era resa conto che la sua giovane amica non aveva bisogno di protezione. Quella bambina con la chioma di ricci castani da leone e gli occhi neri da cerbiatto sapeva difendersi benissimo da sola, dimostrando una forza straordinaria, soprattutto considerata l'età.

Per Adele, Arianna era speciale, non perché era nata in Somalia ed era stata adottata da genitori italiani, semplicemente perché era una forza della natura, incredibilmente intelligente e imprevedibile.

«Non amici, non ancora almeno. Siamo due persone che si conoscono e che quando si vedono parlano del più e del meno. È una tregua, un accordo di pace firmato da entrambe le parti» annunciò Adele, stropicciandosi gli occhi.

«Non ci credi nemmeno tu, Adé. Voi due o vi scannate oppure amoreggiate su una nuvoletta guardando l'arcobaleno mentre un unicorno suona la cetra. E non c'è mai stata una via di mezzo» rincarò la dose Eleonora con il suo solito umorismo, che apparentemente non seguiva alcuna logica. I suoi occhi verdi non brillavano come al solito: li copriva un velo di stanchezza; martedì, infatti, doveva dare un esame all'università, l'ultimo prima della laurea, ed erano giorni che studiava senza sosta.

Adele sbuffò, distese le gambe, appoggiando i piedi sul parquet, e risistemò il computer sulle cosce, facendo scontrare la schiena al divano. «Ma quali unicorni, Eleonora. Il mondo è pieno di ex che restano amici.»

«Anche ammesso che questo fosse vero e non lo è, Pietro sta a te come Del Piero alla Juventus, Totti alla Roma o Maldini al Milan, se capisci che intendo. Mia sorella ha ragione. E comunque sarebbe più probabile una relazione tra Messi e Ronaldo rispetto a una vostra ipotetica amicizia» si intromise Federico, che scese gli ultimi gradini della scala a chiocciola e si parò di fronte alla cugina con indosso solo dei boxer con dei pesci rossi stampati. «Immagina la scena» aggiunse, tracciando un arco immaginario con la mano «Tu, seduta su questo divano, si accende la telecamera e "Sono passati otto anni e ancora sento l'odore di pesce della Polo verde bottiglia; la zona a sud dell'ombelico del pilota non era mai stata esplorata, nessuno aveva mai dormito su quegli addominali scolpiti, tranne me. Pietro era chiamato il ragazzo dei sogni e lo era, lo era davvero."»

Eleonora e Arianna scoppiarono a ridere, mentre Adele sbatté le palpebre un paio di volte, serafica: «Sei imbarazzante» commentò, non riuscendo a distogliere lo sguardo da un pesce in particolare, che sembrava fissarla in modo inquietante.

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