CAPITOLO TRENTADUE

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📍Monte Santo Spirito (Ag)
23 luglio 2018

-27 giorni

Adele si chiuse la porta alle spalle, raggiungendo in due falcate il salotto. Fin da quando era piccola, d'estate, quando litigava con i suoi genitori, si rifugiava in via Pietro Nenni. Quella era sempre stata la sua seconda casa e Antoine e Cristina l'avevano sempre trattata come una figlia.

Non era strano per lei avere una copia delle chiavi di quella villetta bianca con la facciata ancora grezza, non era strano che nelle mensole del salotto ci fossero anche le sue foto da piccola, tra quelle di Federico ed Eleonora. E di certo non era strano entrare senza nemmeno bussare, aprire il freezer e prendere un magnum bianco, il suo preferito, perché tra i cugini c'era un patto: a Eleonora spettava il classico, a Federico quello alle mandorle e ad Adele quello bianco.

"Casa è dove ti senti libero di svuotare il frigo senza pensarci due volte. È dove puoi mettere la musica a tutto volume e ballare a piedi nudi, cantando a squarciagola" così le diceva Federico, prendendola scherzosamente in giro quando, dopo aver svuotato la dispensa e a bocca piena, si scusava per aver fatto irruzione.

Si appoggiò allo stipite della porta scorrevole e osservò divertita proprio suo cugino che, però, era così concentrato sulle schermo del cellulare da non accorgersi nemmeno della sua presenza.

I capelli, dello stesso colore del grano, tagliati di recente e quindi un po' più corti del solito e la barba lasciata crescere gli conferivano un'aria più matura, per il resto in quegli anni non era cambiato affatto: soliti lineamenti decisi e spigolosi, occhioni più azzurri del cielo e sguardo tanto angelico quanto da sbruffone, che aveva fatto capitolare decine di ragazze.

Adele si schiarì la voce per farsi notare, ma lui si limitò a passarsi una mano tra i capelli, avvicinando le folte sopracciglia castane e lanciandole un'occhiata veloce, come a farle capire che sì, l'aveva vista, poteva smettere di stare lì impalata.

Le veniva da ridere tanto era buffa la sua espressione, così pensierosa e incerta. Se non si fosse trattato di Federico l'avrebbe definita perfino adorabile.

«Per caso vuoi provarci con Siri?»

Federico sollevò lo sguardo confuso, come se non riuscisse a capacitarsi del perché Adele stesse parlando con lui, quando era così impegnato a fare... beh, qualsiasi cosa stesse facendo Adele non era certa di volerlo davvero sapere, però aveva bisogno di parlare con lui e quindi avrebbe aspettato di avere la sua attenzione.

«Oh, non serve...» disse alla fine l'italo-francese, battendo due volte la mano accanto a lui, in un chiaro invito per la cugina a sederglisi accanto. «Ieri mi ha dichiarato il suo amore incondizionato. Mi ha detto: "Sei il vento che sostiene le mie ali." E come biasimarla.»

Adele roteò gli occhi e si buttò con poca grazia sul divano, abbracciando un cuscino con un sospiro melodrammatico, mirato a incuriosire Federico abbastanza da fargli dimenticare per un attimo ciò che stava guardando al cellulare.

Lui questa volta capì, perché bloccò il cellulare e si voltò verso la cugina con le sopracciglia sollevate e un sorriso curioso, con quel pizzico di impertinenza che lo contraddistingueva, come fosse un suo tratto tipico.

«Allora» esordì Adele con voce fin troppo squillante e un grottesco sorriso a trentadue denti. «Come va la vita?»

«Che cosa ti serve?» ribatté Federico, il volto appoggiato sul palmo della mano e ancora la stessa espressione, quella delle vecchiette di paese quando ascoltano una conversazione da dietro la finestra aperta.

Adele fece finta di scandalizzarsi, perché, dai, era lui quello che aveva sempre secondi fini, non lei e, anche se in realtà si sentì un po' ipocrita, dato il principale motivo di quella visita, glielo fece notare lo stesso. «Sono solo venuta a trovare il mio fratellone!» Che comunque in parte era vero, perché non si vedevano da giorni.

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