Capitolo quarantacinque

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📍Monte Santo Spirito (Ag)
22 agosto 2010

8 anni prima...

Avevano bussato alla porta, ma lui non se ne era nemmeno accorto, ipnotizzato com'era dallo schermo della tv.

Aveva perso la condizione del tempo, come succedeva tutte le volte che giocava alla PlayStation e non aveva la più pallida idea né di che ore fossero né di quante partite avesse giocato da quando si era seduto su quella sedia.

Le sue dita si muovevano agili sul controller: R2 R2, L1 L1; compiacendosi della splendida bicicletta che la versione computerizzata di Messi aveva appena eseguito, un trucchetto che gli aveva insegnato Federico, la riprovò ancora una volta: ormai ci aveva preso gusto. Senza staccare gli occhi dallo schermo premette in sequenza x,x, cerchio, quadrato, ma invece di entrare in porta la palla colpì la traversa. Si mise le mani sulla testa, imitando la versione di Pes2010 di Pedro.

«Pietro!» sentì urlare sua madre, «ancora cu da minchia di cosa si? Malidittu io e quannu ti l'accattavu.»*

«Arrivo, arrivo» bofonchiò Pietro, alzandosi sì dalla sedia, ma continuando a muovere le dita freneticamente sul joystick, senza distogliere lo sguardo dalla televisione.

«Pietro Provenzano. Sto buttando giù la porta.»

Con uno sbuffo, Pietro mise in pausa e andò ad aprire la porta: sua mamma lo fissava accigliata, le mani sui fianchi, il grembiule da cucina sporco di quella che sembrava essere marmellata e... «Prima o poi quell'aggeggio vola fuori dalla finestra» tuonò, indicando la console nera.

«Che c'è?» chiese lui, stropicciandosi gli occhi, facendo del suo meglio per camuffare il tono infastidito. Non era colpa di sua madre, ma non voleva vedere né parlare con nessuno in quel momento, solo essere lasciato in pace a finire il suo torneo di Pes e a crogiolarsi tra i suoi pensieri.

«C'è la mamma di Adele di sotto. Vuole parlare con te».

Pietro la fissò confuso. Lui e Adele avevano litigato di nuovo di recente, in verità non facevano altro ultimamente, ma dubitava fortemente che fosse quello il motivo della visita di Maria, soprattutto perché Adele difficilmente parlava dei suoi problemi con i genitori. Perciò, che cosa poteva essere successo?

*****

«Signora Maria, ehm, buongiorno, va... va tutto bene? È successo qualcosa ad Adele?» domandò Pietro con una punta di panico nella voce e si sedette accanto a lei sul divano verde petrolio.

Lilla li lasciò immediatamente soli e tornò in cucina, da dove proveniva la vocetta eccitata della piccola Irene, che non vedeva l'ora di infornare la sua prima crostata.

Pietro fissò Maria con insistenza, cercando di ricacciare nella parte più remota del cervello tutti gli scenari che prevedevano la sua ragazza mangiata da un orso, caduta in un burrone o dispersa.

Adele era partita venerdì mattina per trascorrere un weekend in campeggio con i suoi cugini e in effetti non la sentiva da allora, o meglio, anche Pietro avrebbe dovuto prendere parte alla mini gita, ma all'ultimo minuto si era rifiutato di partire con loro, troppo stanco per pensare di discutere con Adele per tutto il weekend. Non era servito comunque, perché Adele gli aveva telefonato qualche ora dopo e avevano continuato a discutere, finché non aveva sentito chiaramente Federico minacciare da lanciare il telefono della cugina agli opossum.

Nonostante questo, vedere Maria a casa sua, così tesa, entrambe le mani strette con forza intorno ai manici consumati di una vecchia borsa nera, gli fece completamente dimenticare il motivo per cui era arrabbiato e desiderare di essere partito per il campeggio.

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