8. Bolla

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Felix

La mia nuova stanza era tre volte più grande di quella nell'appartamento di mia madre. Lei sapeva che ci sarebbe stata la possibilità che io venissi a vivere con i Protettori, e aveva già approvato la cosa. Anzi, era stata più che contenta di avermi fuori dai piedi. Da quando aveva scoperto che avevo ereditato i poteri del nonno, non era più la stessa con me. E trascinava nelle sue convinzioni anche mio padre. Il nonno era l'unico che credeva ancora in me.
Mi avevano dato la camera nel corridoio dove stavano i più giovani, con quattro stanze e due bagni. Avevo già capito che Lexi e Max stavano per la maggior parte del tempo con Sky, da come si comportavano sembravano molto uniti. Speravo di poter entrare nel gruppo senza rovinare niente.
Luis, che conoscevo come Storm, aveva deciso di fare la festa quel sabato. A quel punto io avrei già portato tutta la mia roba qui e mi sarei potuto considerare parte del gruppo.
Mi guardai intorno nella stanza vuota. Il letto era al centro di una parete, dai lati c'erano due mobiletti con un paio di cassetti. Sulla parete di fianco c'era un enorme armadio, proprio accanto alla porta. Di fronte al letto, sulla destra, una scrivania sovrastata da una mensola. Sulla scrivania si trovavano delle matite e qualche foglio vicino a una lampada, tutto in ordine perfetto. L'armadio era riempito di grucce e alcune lenzuola per il letto. Sembrava che stesse solo aspettando di occupata.
Sulla mensola c'era un calendario, vecchio di un anno, con gli angoli sciupacchiati e pieno di polvere. Lo presi e iniziai a sfogliarlo. Ogni mese aveva una foto di tutto il gruppo, di alcune persone, o di una singola persona, a seconda di chi aveva il compleanno. Il giorno del festeggiato era cerchiato di rosso con il nome accanto. Il mese di dicembre aveva solo una foto, quella di Sky. Era stata scattata mentre lei era seduta su una panchina con un libro in mano. Nella foto portava una camicia bianca con una cravatta marroncina e delle calze che le arrivavano alle ginocchia. Tutta la fotografia era ingiallita e aveva qualche graffio qua e là. Mi ero dimenticato che in realtà lei non era di questo secolo.
Il giorno del suo compleanno era il 2 dicembre, la data della festa di Luis. Non lo avevano nominato prima, forse le avrebbero organizzato qualcosa di nascosto. In fondo sembravano tutti molto legati a lei.
Rimisi il calendario dove lo avevo trovato e uscii dalla camera. Andai dal signor Sparklin per salutarlo, poi lasciai il campus e iniziai a camminare verso casa. Per prima cosa avrei detto ai miei genitori del trasloco, poi avrei informato Steph e avrei iniziato a fare le valigie.

Sky

Andando a scuola la mattina dopo non riuscivo a smettere di pensare a Felix. Come si sarebbe comportato con me? E io, come mi sarei comportata? Non ne avevo idea. Cercavo di pianificare qualunque scenario potesse capitare per essere pronta mentalmente con la risposta. Sempre che fossi stata in grado di parlare.
Di notte spesso non riuscivo a dormire, come la sera prima. Dopo essermi chiusa in camera iniziai a scarabocchiare cose sul mio quaderno. Una specie di fantasma dallo sguardo vuoto. Una scia di occhi come contorno. Qualunque cosa mi venisse in mente. Quel quaderno diceva più cose di me di quante Lexi ne potesse sapere leggendomi la mente. Ne diceva anche più di quelle che io stessa potevo capire. Quasi sempre disegnavo quello che mi diceva la mano, ma non sempre riuscivo a comprendere il significato che c'era dietro.
Durante il pranzo mi sedetti al solito posto di sempre, da sola. Sotto sotto speravo che Felix si sedesse vicino a me, ora che sapeva chi ero. Non che avesse importanza, potevo anche restare per conto mio. Non volevo neanche essere lì in realtà. Avrei preferito stare a casa con Max e Lexi tutto il giorno.
Le mie speranze si realizzarono. Quando entrò in mensa, Felix mi notò subito e si avvicinò al mio tavolo per sedersi accanto a me.
- Ciao – disse con un sorrisetto. Io gli rivolsi un sorriso come saluto, senza osare fargli sentire la mia voce. Non sapevo perché parlare con qualcuno mi facesse quell'effetto, ma non mi piaceva. Avrei preferito essere come Lexi, estroversa e socievole.
- Hey muta! Ma tu non hai la voce o non sai parlare? – il ragazzo del giorno prima era tornato all'attacco. Strinsi i denti e non dissi niente. Lasciai che i capelli coprissero il viso e lo ignorai con la speranza che si fermasse prima di cominciare. A lui non interessava avere una reazione particolare come il pianto, voleva solo portare l'attenzione generale su lui e me.
- Hey, non ascoltarlo – Felix si piegò sul tavolo per vedermi in faccia. - È solo un idiota che vuole attenzioni e se le procura sminuendo gli altri – nella sua voce c'era una nota di dispiacere. Sembrava conoscere la sensazione.
- Lo ha fatto anche con te? – chiesi piano.
- L'anno scorso – rispose tranquillamente.
- Mi dispiace –
- Non ti preoccupare, non mi interessa quello che pensa - rispose. Io neanche potevo crederci che lo aveva preso di mira. Doveva essere cambiato tanto in un anno, adesso Felix sembrava uno dei più attraenti a scuola.
Mi ero girata leggermente per parlare. Mi stava guardando negli occhi. Distolsi lo sguardo. Arrossii. Mi sentivo troppo esposta. Dovevo tornare nella mia bolla. Lì sarei stata al sicuro.
No. Stavolta non lo avrei fatto. Non avevo motivo di chiudermi nella mia bolla. Non era successo niente. Un contatto visivo non era velenoso. Non mi avrebbe distrutto. Non mi avrebbe fatto nulla. Feci un respiro profondo ripetendomi queste cose in testa.
Ricacciai indietro la bolla che si stava impossessando della mia mente. La mia bolla era nata quando ero piccola. Mio Padre la chiamava così per scherzarci su. Aveva inventato questo nome per la timidezza infantile che hanno quasi tutti i bambini che si nascondono dietro i propri genitori non appena uno sconosciuto si presentava facendo domande al piccolo esserino impaurito. Da lì l'avevo sempre chiamata in quel modo quando mi estraniavo dal mondo perché pensavo fosse troppo per me. La mia bolla era anche soggetto dei miei scarabocchi spesso. Ultimamente cercavo di non ricorrere sempre a lei quando avevo paura del mondo. Come con Felix, stavo cercando di non aver bisogno della bolla. Era difficile, ma ci provavo.
Adesso avevo qualcuno con cui parlare. Almeno credo. Felix era venuto a parlare con me a mensa, no? Quindi lui avrebbe voluto essere mio amico, giusto? Speravo di sì. Speravo anche che non si aspettasse che fossi io ad andare da lui, visto che non ne ero capace.
Il mio solito tavolo in fondo alla mensa, ormai tutti lo evitavano. Da quando c'ero stata io, nessuno ci si avvicinava. Non sapevo perché... cioè, avevano paura che chiamassi Luis a far piovere su di loro se si fossero seduti al mio posto? Certo c'era qualcuno che mi guardava incuriosito più che giudicando, ma ai miei occhi paranoici erano comunque degli osservatori pronti a criticare qualunque cosa facessi.
Sospirai prima di iniziare a giochicchiare con il cibo nel mio piatto. Lo facevo sempre prima di mangiare, soprattutto se non apprezzavo quello che avevo davanti.
- Non ti piace, eh? – ridacchiò. – neanche a me più di tanto – non so perché volesse fare conversazione, ma era carino il modo in cui cercava ogni pretesto per iniziare a parlare.
Dopo pranzo andammo nelle nostre classi camminando insieme. Prima della lezione iniziai a scarabocchiare sul quaderno. Mi ero richiusa nella bolla senza farlo apposta.

La Nostra Ultima VoltaWhere stories live. Discover now