43. Lividi

19 3 2
                                    

Sky

- Guarda! –
   - Mandamele, le stampo e ci faccio un calendario –
   - Subito! –
   - Però, sono belle queste foto –
   - Lo so, sono un mito in tutto quello che faccio! –
   - Ma se le ho fatte io, idiota! –
   - Vabbè, ma lui non lo sapeva! –
   - Ugh! –
   Sbattei le palpebre, ancora invasa dal sonno. Di che cosa avevano da parlare questi tre, ora?!
   Mi alzai, barcollando un momento, e raggiunsi la camera di Lexi. Era circondata da Max e Louis, tutti e tre incollati al telefono di lei. Kate era appoggiata alla parete di fronte, quando mi vide trattenne una risata. Notandola, gli altri si voltarono verso di me. Subito lo sguardo di Lexi si illuminò nel vedermi. Si alzò e corse verso di me.
   - Non. Ci. Credo! – disse, la voce acuta di eccitazione.
   - Cosa? –
   - Tu e Felix! – gridò, quasi come un fischio.
   - Perché urli?! – mi coprii le orecchie con le mani.
   - Scusa. Tu mi devi raccontare tutto. TUTTO – saltellò sul posto soffocando altri gridolini.
   - Scusala, Sky. Lei è la gemella venuta male – Max scosse la testa, fingendosi sconfortato. Annuii piano.
- Okay... io vado a fare colazione. Ti lascio alle tue... cose – aggiunsi rivolta a Lexi.
   - È sempre così? – sentii Louis chiedere a Max mentre uscivo.
   - Lei? Più o meno... sì, sempre –
   Scesi in cucina, trovando mio padre ai fornelli insieme a Iris. Mi sorrise.
   - Buongiorno tesoro, come è andata ieri con Felix? – mi chiese passandomi una ciotola di cereali.
   - Benissimo, mi sono divertita tanto – sorrisi tra me al ricordo della sera prima
   Sospirai, rilassata per la prima volta in settimane. Non credevo di poter avere più giornate così pacifiche, da quando erano iniziate le visioni. Non mi lamentavo, però, era bello dimenticarsi dei problemi come se fossero solo una nube passeggera, una brutta stagione che alla fine dava spazio al sole splendente. Pensandoci di nuovo, però, mi sembrava un temporale destinato a rimanere sulle mie spalle per sempre. Ma almeno avevo Felix nella bufera, mi andava bene. Più o meno. Tutta la faccenda era spaventosa e non sapevo come affrontarla. Se potevo, affrontarla. Lunatica.
   - Sky, ho una cosa per te. Quando sei pronta raggiungimi giù al laboratorio tre – Theo passò per la cucina e si fermò per parlare con mio padre. Il laboratorio tre era quello più grande, dove faceva tutte le sue ricerche su non so che cosa. Ci passava la maggior parte del suo tempo. Forse mi dovevo preoccupare. Speravo di no.
   Quando lo raggiunsi di sotto, mi ritrovai davanti un manichino con indosso una tuta attillata, some quella che avevano gli altri quando andavano a sventare crimini in giro per il mondo.
   - Cos'è? – domandai, in faccia alle loro espressioni piene di aspettative.
   - È la tua tuta. Ti piace? – aspetta, che?
   - La mia? Che me ne faccio di una di quelle? Servono a voi per proteggere la città, siete voi i Protettori –
   - È vero, ma dato che hai i poteri anche tu, e devi imparare ad usarli, abbiamo capito che potevamo aggiungerti al gruppo – spiegò tranquillo Theo.
   - Volete che diventi una Protettrice? –
   - Sì – risposero insieme lui e mio padre.
   - Non credo che stiate facendo la scelta giusta – ammisi.
   - Invece sì, puoi controllare tutto tu. Saresti perfetta... -
   - Sono lontana dall'essere perfetta –
   - Almeno provati la tuta. Devi imparare quello che puoi fare in ogni caso, e non puoi farlo in pigiama – mio padre incrociò le braccia al petto.
   - Va bene – sbuffai.
   Mi infilai la tuta e mi guardai allo specchio del camerino. Mi fasciava perfettamente il corpo, accentuando tutte le mie forme. Mi faceva sentire un po' a disagio. Lexi mi avrebbe detto: "sei troppo timida per fartela piacere, ma se la indossassi più fiera saresti DIVINA". Era per la maggior parte nera, con dei dettagli lilla sui guanti e gli stivali. Avevo le spalle scoperte per una striscia, il resto era coperto dalla stoffa della tuta fino al collo. Nell'etichetta all'interno – sì, aveva messo anche l'etichetta – c'era un simbolo che rappresentava una rosa stilizzata. Quello era diventato il mio nuovo nome. Tutti avevano un disegnino così, ognuno che rappresentava i propri poteri.
   Uscii dalla stanzetta e tornai dagli altri due, che intanto erano diventati quattro: Max e Lexi si erano uniti a loro nello stesso istante in cui lei aveva percepito che si stava parlando di vestiti.
   - Oh. Mio. Dio. – mi venne subito vicina, mi girò intorno, mi guardò in viso. – Sei di-vi-na! –
   - Lexi, fa vedere anche a noi – Theo spostò Lexi tirandola indietro da una spalla
   - Come te la senti? – chiese, - È comoda per i movimenti? E la stoffa? –
   - Va bene, davvero. È comoda, mi piacciono i colori –
   - E che colori... - commentò Max in un finto colpo di tosse. Lo guardai male.
   - Perfetto. Prendi le tue cose, andiamo in un campo per gli allenamenti – annunciò mio padre.
   - Devo ancora finire i compiti per domani – gli feci notare.
   - Non ti serviranno, ho detto alla scuola che non andrai più per un po' di tempo. Non possiamo rischiare che tu svenga mentre sei là –
   - Quindi sono segregata in casa? –
   - No, puoi uscire, se c'è almeno uno di noi con te –
   - A scuola c'è Felix – obiettai.
   - Ma non è nella tua classe. Non può starti dietro tutto il tempo. È meglio così, non discutere – ribatté. Alzai le mani in segno di resa.
   Uscimmo dal laboratorio e corsi di sopra a prendere il telefono e il quaderno. Se ci allenavamo tutti avrei avuto molto tempo per me. Durante la strada vidi Felix.
   - Ciao, principessa – mi squadrò con un sorriso, – Sei Splendida –
   - Grazie, principe – gli rivolsi un inchino per nascondere il rossore delle guance. Mi diede un bacio veloce e mi sorpassò. Anche lui indossava la tuta. Gli stava davvero bene.
   Mentre riscendevo le scale sentii un leggero capogiro, ma non ci diedi peso. Arrivata all'ultima rampa di scale, però, mi trovai costretta a fermarmi, non riuscivo più a camminare dritta e mi si stava annebbiando la vista. Restai barcollando in cima alle scale, riuscendo a vedere soltanto macchioline di quello che erano gli altri.
   Avevo parlato troppo presto. Ne stava arrivando un'altra.
   E poi, buio.

Felix

Mi allertai quando la vidi fermarsi incerta in cima alle scale. Le andai incontro, vedendo i suoi occhi velarsi di confusione e diventare vuoti. Temevo che si sarebbe spenta di nuovo, e così successe. Scattai in avanti, ma Louis fu più veloce. Era già sulle scale, la prese prima che toccasse il marmo bianco.
   - Ma non smette mai di svenire? – borbottò tra sé. Mi lasciò Sky e corse a chiamare Ben. Io mi inginocchiai a terra, sdraiandola sulle mie gambe, la strinsi a me e la baciai sulla fronte. Lei iniziò a tremare, gli occhi girati all'indietro, come se avesse le convulsioni. La guardai inorridito, spaventato, la tenni stretta, accarezzandola su una spalla. Continuò a contorcersi tra le mie braccia, l'espressione vacua di qualcuno che non è più connesso con la vita.
   - Oh mio dio – sussurrò Katlin.
   - Non ce la faccio – Lexi nascose il volto sul petto di Max, che la abbracciò chiudendo gli occhi. Quando arrivò, Ben si immobilizzò, come paralizzato. Aveva il terrore negli occhi, era sbiancato. Anche Louis non sembrava stare bene, per come uscì dalla stanza in fretta.
   Sky smise piano piano di tremare, nel contempo iniziarono a comparire dei lividi sul suo corpo. Si vedevano apparire dalla spalla scoperta di Sky e sul collo, risalendo fino in volto. Iniziò a sanguinarle il naso. Non sembrava più lei, non riuscivo neanche a guardarla, messa così. Sulle labbra si erano formati dei tagli. Il suo petto si alzava e abbassava in movimenti tanto piccoli da far venire il dubbio se stesse ancora respirando.
   Gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi odiai per quello. E anche, soprattutto, perché non potevo aiutarla. Alzai lo sguardo, senza sapere cosa fare. Il panico si manifestava palesemente sul mio volto. Ben aveva il viso rigato di pianto, Iris lo consolava, anche lei piangendo. I maestri se ne stavano da una parte, indifferenti. Mi girai verso di loro.
   - Aiutatela – li implorai. Non si voltarono neanche.
   - AIUTATELA! – gridai, le lacrime adesso cadevano sulle mie guance. Strinsi Sky tra le braccia, sembrava un cadavere e io mi sentivo morire con lei.
   - Per favore... - sussurrai verso i Maestri. – Aiutatela, vi prego – non distolsi lo sguardo dalla mia Sky neanche per un secondo. Kate si riscosse e venne verso di noi sul pavimento, le prese il polso, controllandole il battito.
   - C'è polso, ma è debole – disse. Anche Ben mi raggiunse e si inginocchiò davanti a me. Mi mise una mano sulla spalla e mi guardò. Annuii senza dire niente, lasciai che prendesse Sky dalle mie braccia. La portò in infermeria, ancora con gli occhi lucidi, io rimasi dov'ero.
   Non avrei mai potuto immaginare che avrebbe fatto così male. Iris venne da me, si mise in ginocchio al mio fianco e mi abbracciò. – Andrà tutto bene... - sussurrò. Anche se addolciva la voce come poteva fare solo lei, non mi convinceva. Ci raggiunsero anche Lexi e Max nell'abbraccio. Non riuscivo a parlare.
   Mi sentivo inutile. La mia ragazza stava male e l'unica cosa che riuscivo a fare era piangere.
   - Non lo pensare neanche – mi riprese Lexi.
   - Sei tu che aiuti Sky più di tutti. E non sentirti mai debole perché piangi –. Non ricordo poi cosa successe. Probabilmente ci alzammo e io restai in cucina, aspettando notizie di Sky.
   I Maestri erano rimasti fermi per tutto il tempo. Adesso erano usciti per una delle loro riunioni segrete. Avevano detto che erano venuti per aiutarla, invece sembrava facessero di tutto per farla andare via. Andare via... No... la mia Sky non poteva andarsene.

La Nostra Ultima VoltaWhere stories live. Discover now