42. Unione

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Sky

Elegante. Vestito elegante. Non ne indossavo quasi mai, non mi piaceva ricevere quelle attenzioni.
Lexi mi aveva – ovviamente – portato uno sei suoi. Aveva le spalline fini, legate sulla spalla con dei fiocchi, non aveva una scollatura pronunciata, il corpetto drappeggiato si stringeva sulla schiena con dei nastri. Sopra indossai un coprispalle, e ai piedi un paio di stivaletti con un piccolo tacco.
Ero in anticipo, quando finii di farmi truccare da Lexi, quindi decisi di salire sulla terrazza a guardare la prima luna della sera. Mi appoggiai alla ringhiera con le mani, ammirando il sole che si accingeva a scendere per dar spazio alla luna. Oggi era il giorno del plenilunio, era uno spettacolo vederlo nell'azzurro della sera.
Non erano tante le persone che sapevano perché guardassi la luna. Anzi, non lo sapeva nessuno. Magari ero strana, ma la luna aveva sempre trovato il modo di farmi sentire protetta, come se vedendola avessi avuto la consapevolezza che c'era qualcuno a vegliare su di me, anche se il mio sguardo non era ricambiato. Certo lei non poteva guardare ogni persona si rifugiasse nella sua luce, lei guardava solo chi fosse stato in grado di attirare la sua attenzione. Però proteggeva sempre tutti.
Avevo questa idea da quando ero piccola, e da allora avevo sognato quasi ogni notte di incontrare gli occhi candidi della Luna. Forse ora ci sarei riuscita, forse con Felix avrei ottenuto la sua attenzione, perché lui sarebbe riuscito a far voltare ogni astro, avrebbe fatto invidia alle stelle se gli avesse mostrato quelle dei suoi occhi. Sorrisi al pensiero che la luna potesse guardarci. E sorrisi al pensiero di poter stare con Felix. Stare con lui mi faceva bene, non mi sentivo giudicata o a disagio in sua compagnia, ero solo io. Ed era strano, perché non ero "io" neanche quando ero da sola. Forse perché non sapevo chi fosse, "io". Ma non importava, bastava stare con Felix. La luna lo avrebbe guardato sicuramente.

Felix

Salii sul tetto quando Lexi e Max mi avevano detto che era salita a guardare il tramonto. La trovai, invece, a osservare la luna. Era una cosa che faceva spesso, e che mi incuriosiva.
Era bellissima. Nel suo vestito azzurro sembrava una principessa. La mia principessa.
Se era vero quello che mi aveva detto Max, se Sky mi guardava davvero come guardava la luna, mi sentivo onorato. Era completamente incantata, persa nella luce che emanava, e un sorriso piccolo, rilassato, le si disegnava sul volto. I suoi lineamenti fini erano come disegnati a matita bianca sullo sfondo che si scuriva, un dipinto magnifico, che si meritava di rimanere vivo per sempre. Presi la macchina fotografica che avevo messo in borsa e le scattai una foto, senza che se ne accorgesse. Ci sarebbero state molte cose da immortalare, quella sera, come l'espressione sul suo viso quando mi vide e si accorse che la stavo inquadrando.
- Non sono riuscito a trattenermi – mi scusai. Riposi la macchina e la incontrai che mi veniva vicino, sorridendo. Sbatté le palpebre con fare innocente e mi fece venir voglia di tenerla chiusa tra le mie ali per sempre. Le presi la mano.
- Andiamo – ci incamminammo di sotto, raggiungendo il salotto.
- Vi siete proprio tirati a lucido – commentò Louis con un fischio. Ridacchiammo dirigendoci verso l'ingresso. Salutammo Ben prima di uscire, la condussi alla macchina di mio nonno. Aveva insistito per accompagnarci lui.
- Quindi sei tu la ragazza di cui parla sempre Felix – il nonno sorrise dallo specchietto iniziando a guidare.
- Sei anche più bella di come ti avevo immaginata – vidi Sky sorridere mentre le guance le diventavano rosa e abbassava lo sguardo e ringraziava. Mio nonno aveva ragione, non ero riuscito a descriverla a dovere.
- Sei fortunata ad avere Felix, sai? – disse dopo poco.
- Nonno – lo ripresi, ma Sky gli rispose comunque.
- Lo so signore. Mi ritengo molto fortunata – mi sorrise. Come potevo non amarla?
Una volta arrivati scendemmo dall'auto, io andai a salutare il nonno dal finestrino.
- Tienila stretta, Felix. Lei ha l'anima buona, si vede dagli occhi – disse al mio orecchio quando mi avvicinai per baciarlo sulla guancia. – Divertitevi – cantilenò allontanandosi, senza darmi il tempo di rispondere.
Raggiunsi Sky, che si era incantata a guardare le luci accese che pendevano dall'ingresso. Era un bel posto, sul retro c'era un grande giardino che si intravedeva già da dove eravamo. Misi una mano sulla parte bassa della sua schiena, le sorrisi, e ci avviammo. Avevo prenotato un tavolo, volevo che tutto fosse perfetto. Una serata con Sky, così, non credevo di poterla fare spesso, ormai.
Dopo aver chiamato un cameriere, questo ci portò al nostro tavolo. Ci sedemmo uno di fronte all'altra, sotto la notte stellata che faceva il suo ingresso con il tramonto che scompariva piano alle spalle di Sky.
La serata passò come un soffio di vento, parlammo del più e del meno un po' tutto il tempo. Adoravo vedere il suo volto rilassato, la scintilla viola dei suoi occhi che non era sul punto di spegnersi da un momento all'altro.
Nella dolce attesa in cui l'attenzione era concentrata solo su di noi, prima del dolce, tirò fuori un piccolo regalo. Era una scatoletta azzurra, con un biglietto posato sopra. Il suo disegno. Rappresentava una piuma, curata nel dettaglio, che stava delicata vicino ad un petalo di rosa. Sorrisi nel vederlo.
- È bellissimo, principessa – mi piaceva vedere il suo sorriso che si allargava quando la chiamavo così.
- Spero ti piaccia – commentò mentre aprivo la scatola. Era una cornice da foto, con il bordo decorato con dettagli bianchi e oro, all'interno di essa c'erano due biglietti. Avvicinai il vetro per leggere bene quello che c'era scritto: una mostra di fotografia. La mostra di fotografia. Ci ero stato solo una volta da piccolo, e ne ero rimasto incantato.
- Non ci credo – dissi. - È magnifico, Sky, grazie. Davvero, è il miglior regalo di sempre –
- Sono felice che ti piaccia –
- Lo adoro. Non vedo l'ora di andarci, questa è la mostra più bella che ci sia. Grazie ancora –
Mi sorrise in risposta, giusto prima che arrivasse il dessert che dividevamo. Brindammo con il primo boccone di dolce ridacchiando.
Alla fine mi offrii di pagare la cena, ma lei fu più veloce. – Regalo di compleanno – si giustificò. Le presi la mano, sorridendo fiero di averla accanto, e la guidai fuori. Ci sedemmo su una panchina vicino al campus, spalla contro spalla, Sky appoggiò la testa sulla mia e le nostre mani restarono intrecciate in mezzo a noi. Sky iniziò a fare dei disegnini con il dito dell'altra mano sul dorso della mia.
- Promettimi una cosa – dissi poi.
- Cosa? –
- Che verrai tu alla mostra con me –
- Lo prometto – sollevò il mignolo, aspettando che io intersecassi il mio col suo. Era una promessa vera, adesso, non potevamo più romperla.
- Principessa – la chiamai più piano.
- Mh? – alzò la testa e mi guardò. Posai la borsa sulla panchina e mi alzai, lei mi seguì e si mise davanti a me.
- Ho una domanda per te – stava di nuovo guardando il cielo. – Sono bellissime, vero? – chiesi, indicando le stelle con un cenno. Le presi anche l'altra mano, deglutì, sorrise.
- Sei carina quando arrossisci, sai? – mi guardò, mi sorrise e abbassò lo sguardo.
Ora, Felix. È il momento che stai aspettando da tanto, chiediglielo.

Sky

Il cielo era pieno di stelle, sembravano quelle che Felix aveva negli occhi. Mi prese anche l'altra mano.
- Sei carina quando arrossisci, sai? – Felix ridacchiò. Oh mio dio, stavo per svenire. La sua risata era appena diventata il mio suono preferito. Guardò di nuovo le stelle, con un grande sorriso sul volto.
- Ti piacerebbe andare più vicina alle stelle? – mi chiese.
- Che intendi? –
- Dimmi solo sì o no –
Guardai in alto. – Sì, mi piacerebbe –
Felix mi lasciò le mani e le portò sui miei fianchi. Con un gesto semplice portò le mie sulle sue spalle.
- Forse posso avverare il tuo desiderio – prima che me ne accorgessi, Felix saltò. Uno di quei salti che non finiscono mai.
Eravamo sospesi sopra il campus. Sopra di noi si presentavano migliaia di puntini bianchi, talmente vicini che sembrava quasi di poterli toccare. Con un alito di vento mi accorsi delle ali di Felix, che mi circondavano come in un abbraccio, scintillando d'argento con quella loro morbidezza infinita. Ero senza fiato.
- Ci sono riuscito? – chiese con un sorrisetto.
- Assolutamente – risposi nello stesso tono sussurrato. – Grazie –
- Per cosa? –
- Per tutto – fissai il mio sguardo nei suoi occhi.
- Volevi dirmi qualcosa, perché quassù? –
- Volevo che fosse speciale – il mio cuore accelerava ad ogni sua parola. Mi guardava come se stesse sprofondando nei miei occhi. Io sicuramente stavo cadendo nei suoi. Avvicinò il suo volto al mio, incollando le sue iridi alle mie. Ero calamitata da quegli occhi d'argento che sembravano diamanti preziosi, luccicanti delle stelle che aveva dentro.
- Forse il mondo è fatto male per poter amare – sussurrò. Deglutii, il respiro mozzato dalla vicinanza del suo respiro sul mio volto. – Ma penso che possa funzionare lo stesso, per noi –
Non riuscivo a parlare, a dire quello che volevo dire, che provavo la stessa cosa, che anche io avevo paura del mondo, forse anche più di quanto immaginasse. Volevo dirgli che con lui avevo meno paura.
- Il mondo fa paura – bisbigliai, - Ma con te diventa meno spaventoso vivere –. Le sue labbra si incurvarono leggermente agli angoli, il suo sguardo cadde sulle mie.
Un movimento lento, reciproco, un'attrazione che ci portava ad andare l'uno contro l'altra, fino a quando le nostre bocche si scontrarono, delicate come neve, ardenti come fuoco, che riuscivano finalmente a trovare la loro metà. La metà della mia anima che mi mancava, quella che mancava anche a lui, adesso erano unite, una sola sensazione di completezza che non pensavo di essere in grado di provare.
Sentivo le sue braccia passare dai fianchi alla mia schiena, stringendomi più vicina ancora a sé, continuando a baciarmi, come se volesse trattenermi tra le sue braccia per sempre.
Felix ci riportò a terra, ma non rientrammo nel campus. Invece, lui iniziò a farmi volteggiare e a ballare sull'erba umida ridendo. Non potei fare a meno di imitarlo, soprattutto quando mi prese per i fianchi e mi sollevò in aria, girando su sé stesso.
- Felix! – risi. Smise di roteare e mi trasse a sé, i nostri volti a pochi centimetri di distanza. Sorridemmo entrambi, senza un briciolo di vergogna. Era una cosa che adesso ci apparteneva.
- Sei la mia ragazza – disse, fissandomi divertito.
- Sei il mio ragazzo – risposi ridendo.
- Sono il tuo ragazzo! – esultò, prendendomi in braccio in un impulso di felicità.
- Sono la tua ragazza! – ripetei, con lo stesso tono, circondando la sua vita con le gambe.
Ammettere ad alta voce ciò che eravamo era la cosa più bella che potesse esistere. Forse era banale, ma per me non era scontato. Farlo mi scalda il cuore come fuoco.
Stavamo insieme. Io e lui. Insieme. Volevo urlare.
Mi baciò di nuovo. E ancora e ancora. Piccoli baci sulle labbra, ridendo, con i cuori che battevano all'unisono, e i nostri occhi che riflettevano la luce della luna, che brillava egocentrica al centro del cielo, insieme le ali di Felix splendevano il loro azzurro su di noi ed era tutto così magico! Mi sentivo come un fuoco d'artificio pronto ad esplodere, a formare un cuore nel cielo.
Non mi nascondevo più dietro i capelli.
Non sopprimevo i sorrisi.
Mostravo solo me stessa, a Felix.
Grazie a Felix.

La Nostra Ultima VoltaWhere stories live. Discover now