52. Amare

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Sky

Annuì piano, accogliendo le mie parole senza parlare. Soffiò via un "okay..." e sospirò.
   - Se è questo che vuoi, allora me ne vado – disse. Raddrizzò la schiena e si voltò per uscire, ma si fermò sulla porta.
   - Questo non mi farà smettere di amarti, sai? Ma non posso costringerti a fare qualcosa, se mi detesti così tanto –
   - Io non... no... io... - balbettai sussurri sfusi, perdendo del tutto il controllo sul respiro.
   - Esci. Ora. – ordinai.
   - Cosa stavi dicendo? – chiese.
   - Ho detto esci – ripetei. Sentivo che stavo per crollare. Non potevo farmi vedere in quelle condizioni. – Ti prego, esci –
   - Che ti succede, Sky? –
   - Va via – alzai la voce.
   - Non fin quando tu mi dici che c'è che non va – si avvicinò.
   - Niente, va tutto bene. Ora va via – perché non poteva solo andarsene? Non si mosse.
   - Perché vuoi sempre che me ne vada? –
   - Perché vuoi sempre rimanere? –
   - Lo sai anche tu il perché! –
   - Esci! Va via, ti ho detto che non ti voglio qui! – gridai ancora.
   Le lacrime cominciarono a scendermi a fiotti sulle guance mentre parlavo, singhiozzi irregolari mi impedivano di finire le parole, il cuore spezzato batteva all'impazzata nel petto. Ma io rimasi in piedi di fronte a lui, alla sua espressione sconcertata, e anche se stavo crollando, anche se ormai aveva visto quello che c'era dentro, cercavo di nascondermi dietro la me antipatica ed egoista che avevo creato per allontanarli. E per quanto provassi a riprendere il controllo, a respingere Felix, a farmi odiare da lui, non riuscivo a finire la frase che volevo dire. Una domanda. Una singola domanda continuava a salirmi sulle labbra.
   - Perché? – singhiozzai. – Perché continui ad amarmi? –
   - Oh, Sky... - tentò di abbracciarmi, fece un passo in avanti, ma io indietreggiai spostando la mano che aveva messo sulla mia spalla.
   - No. Dimmi perché – ripetei tra le lacrime. Mi asciugai le guance, con lo sguardo fisso a terra.
   - Non capisco come fai... - sussurrai, di nuovo con la vista appannata dal mio dolore.




Felix

Non sapevo di poter provare un dolore così grande.
   Essere respinto da Sky, sentire dalle sue labbra che non mi amava, che non mi voleva... faceva male. Mi spezzava il cuore. Ma niente poteva competere con la vista di Sky che si deteriorava lentamente, rimanendo in piedi. Le lacrime sul suo volto pallido, quello faceva più male. La vista di lei che crollava in mille pezzi davanti ai miei occhi e io che non potevo sorreggerla.
   - Non capisco come fai... -. Si sente? Si sente il mio cuore che si spezza?
   Restai immobile per qualche istante, processando il tutto. Poi, senza aggiungere altro, mi avvicinai di un passo e le presi gentilmente le mani. Non si ritirò. Chiusi lentamente la porta e la condussi sul bordo del letto, sedendomi al suo fianco.
   - Vuoi sapere perché ti amo? – chiesi quindi. Annuì tremolante.
   - Mi sono innamorato di te appena ho visto i tuoi occhi. Dicono che sono lo specchio dell'anima, e per noi angeli è ancora più facile vederlo. Tu, Sky, sei la persona più buona e genuina che conosca – le feci un mezzo sorriso, sperando che lo vedesse.
   - Mi hai preso il cuore nel momento in cui hai iniziato a parlare. Il modo in cui tratti le persone, che siano buone o cattive, dice tante cose di te – continuai. – E a me dice che non esiste altra persona come te. Non hai bisogno di far finta di essere nessuno, sei perfetta per chi sei ora. Non è da tutti restare sé stessi anche quando il mondo ti viene contro. Ma tu ci riesci. Ed è questa la cosa che amo di più in te: che tu sia sempre... tu – conclusi.
   - Davvero pensi queste cose? – sussurrò, come una bimba che ancora doveva entrare nel mondo.
   - Mhmh – annuii convinto. – Quando i miei mi hanno cacciato di casa, c'eri tu a farmi compagnia. Mi hai fatto sentire come si fossi di nuovo qualcuno. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo – aggiunsi. Mi guardò, ancora poco convinta, per poi tornare con gli occhi sul pavimento.
   – Vieni, andiamo in un posto – le dissi. La condussi sul tetto, nel suo angolo di pace. Era il crepuscolo ormai, si stavano svegliando le stelle e presto anche la luna ci avrebbe fatto compagnia. Mi sedetti sulla ringhiera, come faceva di solito lei, e la invitai a fare lo stesso.
   - Ti ricordi cosa significa amare? – le chiesi, rimase in silenzio.
   - Non è solo volersi bene o tenersi per mano. Amare significa anche soffrire, ma soffrire insieme, restando l'uno accanto all'altro. Significa aiutarsi in ogni situazione. Non abbandonarsi – misi una mano sulla sua, sulla sbarra di metallo sotto di noi. Spostai lo sguardo dalle nuvole e lo portai su Sky.
   - Camminerò sul fuoco e sui vetri rotti con te, Sky, tenendoti per mano. Per sempre. E non ti lascerò mai andare se non sarai tu a volerlo –
   Finalmente gli occhi di Sky incontrarono i mei, riempiendosi nuovamente di lacrime. Scesi dalla ringhiera e la presi per i fianchi, sollevandola e adagiandola a terra. Si fiondò sul mio petto, stringendo le braccia dietro la mia schiena.
   - Scusami – disse in un soffio contro la mia maglia. – Scusami, scusami tanto. Ti prego perdonami, mi dispiace – mi strinse più forte. La avvolsi con le braccia, lasciandole tanti baci sulla testa.
   - Shhh – la cullavo, - Shhh, va tutto bene. Non chiedere scusa. Ti perdono, principessa, non devi preoccuparti – la presi in braccio e la riportai dentro. Non stava piangendo, ma sicuramente non era tornata intera. Ci stendemmo sul letto, la schiena contro lo schienale, io la tenevo stretta in un abbraccio.
   - Scusami – ripeté.
   - Va tutto bene, principessa –
   - Ma tutti gli altri... -
   - Non preoccuparti, domani potrai chiedere scusa anche a loro. E, intanto, io posso iniziare il discorso per te –
   - Non so come ringraziarti, Felix – disse. – Non so chi sarei senza di te, sei davvero troppo gentile con me –
   - Ti meriti tutto quello che ti do, Sky. Non mi devi assolutamente niente, mi basta averti al mio fianco, per stare bene –
   - Anche io ti amo – disse un momento dopo. – Volevo che tu lo sapessi –
   - Lo so, principessa. Lo so – lo sapevo fin troppo bene. Avevo visto quello che aveva fatto per me, per salvarmi dal dolore più grande, aveva rinunciato ad essere felice solo per fare in modo che io lo fossi. Non sapeva che non sarei mai stato intero, senza di lei. Che rappresentava per me tutto quello che desideravo, tutta la mia felicità. Lei era tutto.
   - Felix? – chiamò.
   - Sì, principessa? –
   - Credi nelle anime gemelle? – domandò. Riflettei un momento sulla domanda improvvisa, scoprendo che sapevo già la risposta.
   - No, non mi piace l'idea di due anime uguali che stanno bene insieme. Io credo di più nelle anime incomplete che cercano la propria metà mancante per sentirsi finalmente a casa, e stare bene nonostante tutto –
   - Tu sei la mia metà mancante, Felix -

La Nostra Ultima VoltaWhere stories live. Discover now