38. Un bacio

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Sky

- Il ciondolo che le avete dato non ha funzionato affatto, vedo – mio padre stava discutendo con gli Onniveggenti già da dieci minuti. Felix mi aveva portata sul divano, e mio padre mi aveva proibito di alzarmi. Con me c'era Katlin, che mi stava controllando il battito.
   - Sto bene, Kate –
   - Lo so, ma non sappiamo cosa sia successo e devo essere certa che non sia stato niente di grave – continuò con le sue manovre da infermiera.
   - Dobbiamo provare con una pietra più grande, se non dovesse avere effetti, non c'è niente che possiamo fare per racchiudere i poteri di Sky – la voce di Fredrik era calma.
   - Vuoi dire che se non dovesse funzionare la dovremo lasciare soffrire come se fosse una bomba pronta ad esplodere? Non ho neanche capito perché le è praticamente venuto un infarto – sbottò papà, esasperato.
   - L'Audetera fa in modo che i poteri siano confinati all'interno di chi la porta. Il potere di Sky era troppo grande per essere racchiuso nel corpo di una ragazzina. Con una pietra più grande, verrebbe diviso tra lei e l'Audetera, così non dovrebbe soffrire – manteneva sempre lo stesso tono, era quasi fastidioso.
   - Non dovrebbe soffrire? C'è qualcosa di cui siete certi? Oppure il nome "Onniveggenti" è solo un'etichetta che vi siete dati per sentirvi grandi? – sospirai. Mio padre era veramente arrabbiato, ora.
   - L'Ordine degli Onniveggenti è un elemento fondamentale nello scorrere della vita, che è stato creato prima ancora che nascesse il genere umano. Non è il caso di infangare il nostro nome, noi controlliamo tutto quello che accade qui e oltre. Sky è una particolarità in tutto quello che esiste, nessuno sa chi o cosa sia. Lo scopriremo presto, se ci date il permesso – sibilò spazientito il Mentore.
   - Nessuno sa chi o cosa sia? Sky è mia figlia, non è una "cosa"! – sbraitò mio padre.
   Chiusi gli occhi. Non volevo più sentire mio padre che urlava.
   - Sembra che vada tutto bene. Resta qui, devo parlare con tuo padre – Katlin si alzò e lasciò la stanza. Subito dopo Felix si mise al suo posto.
   - Hey, principessa – sussurrò. – Come ti senti? – mi prese la mano.
   - Bene, il petto non mi fa più male – risposi, tirandomi un po' su a sedere. – Mi hai chiamata "principessa"? – gli sorrisi.
   - Sembri una principessa delle radure incantate. Ti si addice – ricambiò il sorriso.
   Sentii i passi di mio padre che si avvicinava. Mentre entrava nella stanza Felix si alzò, lasciandomi un bacio sulla fronte prima di dare il posto a mio padre.
   - Ciao, Tesoro – disse sedendosi. Gli rivolsi un sorriso di cortesia.
   - ... i maestri vogliono provare con una pietra più grande, stasera ti danno un altro ciondolo... -
   - Sì, ho sentito – lo sguardo di mio padre traboccava di preoccupazione. O di paranoia. O sensi di colpa. O tutti e tre.
   - Sto bene, papà. Non devi preoccuparti per me – lo rassicurai.
   - Come faccio a non preoccuparmi? Non sappiamo ancora niente... - sentivo la sofferenza nella sua voce mentre lo diceva.
   - Ci sono i Maestri per questo, scopriremo tutto, alla fine. Non stare male per me –. Annuì in silenzio, poco convinto. Restammo senza parlare per un po', non avevo il coraggio di chiedergli se potevo andarmene e lui non aveva parole per esprimersi. Non mi piacevano questi silenzi pieni di angoscia e respiri pesanti.
   - Allora... come è andata con Felix? – domandò poi. La domanda così casuale mi spiazzò per un attimo
   - Bene, mi sono divertita tanto – risposi. – A te va bene, vero? Me e Felix, dico – chiesi dopo.
   - Lo vedo, come ti fa stare bene. È ovvio che mi andate bene, tesoro. L'importante è che tu sia felice – mi accarezzò i capelli con una mano.
   - Grazie, papà – gli sorrisi.

Quando mi diede il permesso di alzarmi salii in camera e mi sedetti alla finestra a disegnare. Mi serviva per riordinare i pensieri.
   Felix mi aveva baciata. E mi chiamava principessa. Sorrisi al pensiero. Era bello avere qualcuno che si preoccupasse per me in quel modo oltre a mio padre. Certo, c'erano anche Lexi e Max, loro erano i miei preferiti e mi aspettato che sarebbero entrati nella stanza da un momento all'altro, ma era diverso.
   Allo stesso tempo c'era la faccenda dei poteri che distruggeva l'atmosfera ogni volta che mi tornava in mente. Era come un rompicapo senza una soluzione, ogni volta che tentavamo qualcosa falliva. Non ero convinta che una pietra più grande avrebbe funzionato. Tutta questa roba era spaventosamente grande e io mi sentivo microscopica in confronto. Soprattutto pensando ai ricordi.
   La porta si spalancò di colpo, ma non alzai la testa.
   - Prima cosa: come stai? – chiese istantaneamente Max, fermando Lexi in procinto di dire qualcos'altro.
   - Sto bene, grazie. Adesso so cosa si prova ad avere un infarto –
   - Okay... Emotivamente come stai? -
   - Bene. Male. Entrambi. Dipende da come lo guardi –
   - Male perché questa cosa è fottutamente inquietante, bene perché... - Lexi si stava esaltando.
   - L'appuntamento con Felix è andato bene, Lexi. Mi ha baciata –
   - Lui ha fatto COSA? –
   - Ha detto che l'ha baciata. Si sono baciati, Lexi. Le persone, quando si amano, lo fanno – le spiegò Max, come se stesse parlando ad una bambina.
   - Sì, so cosa vuol dire baciare, Max, ma dico. COSA? –
   - Non esaltarti troppo, mi raccomando – la guardai divertita.
   - Come fai tu ad essere così calma?! –
   - Riesco a nascondere bene le mie emozioni –
   - Aspettate, Shhhh! – Max ci fece un segno con la mano ed io e Lexi tacemmo. Lo guardai confusa.
   - Penso che il tuo principe azzurro stia arrivando – disse, guardando attraverso la serratura della porta. Non sapevo neanche come facesse a vedere qualcosa, ma non mi posi domande a cui non c'erano risposte.
   - Dobbiamo andare! – sussurrò Lexi al fratello. Gli lanciò uno sguardo a cui lui annuì, poi si precipitò alla finestra e la aprì.
   - Che stai facendo? –
   - Ci stiamo dileguando – saltò giù dalla finestra trasformandosi in vento.
   - Dopo mi racconti tutto – Lexi saltò giù a sua volta, finendo su Max mentre mi arrivava l'eco del suo "ciao". Max mi fischiò una specie di saluto. 
   - Potevate usare la porta – dissi al vuoto, prima di tornare sul mio quaderno. Sentii Felix bussare alla porta. Quando entrò si sedette di fronte a me sul divanetto alla finestra.
   - Ciao – disse con un sorriso.
   - Ciao – feci a mia volta.
   - I Maestri mi hanno dato questo per te – mi porse un medaglione simile a quello che avevo prima, ma più grande e pesante. Posai di lato il quaderno e cercai di metterlo.
   - Vieni, ti aiuto – Felix prese la collana. Mi voltai e indietreggiai sul cuscino, tra le sue gambe. Scostai i capelli di lato. Nell'agganciare la collana Felix mi sfiorò il collo, un brivido elettrico mi percorse la schiena. – Hai le mani fredde – constatai.
   - Scusa – sorrise. Poi mise le mani sui miei fianchi e mi tirò a sé, così che la mia schiena fosse sul suo petto. Arrossii, ovviamente, ma mi piaceva. Appoggiai la testa all'indietro, su di lui, mentre prendeva ma mia mano nella sua. Alzai lo sguardo verso di lui e incontrai i suoi occhi, le sue stelle. Le sue guance si incresparono, assecondando il sorriso che si formava sulle sue labbra. Mi accarezzò la guancia con due dita, poi si abbassò su di me e mi diede un bacio. Come quello di prima. Più magico.
   Restammo lì in silenzio, a guardare la luna. Insieme. Non volevo più muovermi da lì.
   Era strano avere un pensiero fisso che mi seguiva dalla mattina alla sera. Ma quel pensiero era Felix. Ed era maledettamente perfetto.

La Nostra Ultima VoltaWhere stories live. Discover now