9. Tempio

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I Maestri

Il tempio era rimasto chiuso per anni. Ormai polveroso e incurato, l'atrio sembrava disabitato. Ma quella passività si sarebbe dissolta in poco tempo. I maestri stavano tornando.
Il grande Mentore aveva appena fatto la sua entrata nella sua vecchia sala. Dovevano rimettere in ordine il tempio, lo avrebbero usato molto spesso da ora in poi. Passò un dito sulla mensola piena di libri. Sì, dovevano rimettere in sesto tutto quanto.
Erano anni che non si ritrovavano tutti insieme. Il Mentore guardò il libro aperto da sempre sul leggio. I Maestri Onniveggenti erano coloro che mantenevano l'equilibrio, sempre. Era ripetuto ovunque nel tempio. Avevano sempre tutto sotto controllo, e se non era così dovevano fare in modo di tornare alla condizione di pace che regnava prima, regna ora, e regnerà domani.
Con un fischio il Mentore accese le candele sparse nella sala. Il libro sul leggio girò le pagine come se del vento lo avesse accarezzato. L'Onniveggente lesse ciò che stava scritto sulle pagine ingiallite. Era una scrittura nuova, si era appena formata. Adesso capiva l'urgenza di ricreare l'ordine degli Onniveggenti.
La prima cosa che fece fu chiamare il suo assistente. Bastava un messaggio della medaglia. Il Mentore la portava al collo, il suo assistente l'aveva sempre al polso.
Con un fruscio della tunica uscì dalla sala e si diresse verso la camera delle riunioni. Con un pensiero accese le luci. La stanza illuminata sembrava anche più grande di quello che era. Sul pavimento di legno i disegni delle Visioni erano sbiaditi. Le scale alla porta cigolavano mentre il Mentore scendeva verso il centro. Alzò gli occhi verso la vetrata sul soffitto. Almeno quella era intatta. Con qualche ragnatela, ma intatta. Chiuse gli occhi e sventolò le mani con gesti teatrali verso il pavimento e tutto tornò come nuovo. Era come se tutto il tempo che era passato si fosse riassorbito nelle travi, nella cera delle candele, nell'inchiostro bianco e rosso che rigava il parquet scuro.
Adesso dovevano solo aspettare che tutti ricevessero il messaggio. Dovevano riunirsi in fretta e ricominciare a monitorare tutto come prima. specialmente una parte di mondo, stavolta. Una sola persona.
L'assistente del Mentore entrò nella camera portando con sé la luce calda dell'atrio a illuminare la stanza fredda. Guardò sconcertato verso l'Onniveggente che aveva davanti. Si conoscevano da così tanto che potevano quasi parlarsi con gli occhi. Dopo un cenno di testa da parte dell'assistente il Mentore annuì. - La viaggiatrice è arrivata –

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