25. Un Volo

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Sky

- Cosa? – domandai incredula.
   - Facciamolo. Usciamo – ripeté.
   - Felix, lo sai che non possiamo. Sarebbe da pazzi! – ridacchiai con poca convinzione. Ma il sorriso era vero. Felix voleva uscire di notte, sotto la pioggia, con me.
   - Allora siamo pazzi per un po'. Ti va? – si alzò dallo sgabello e mi porse una mano. Mi rivolse un sorrisetto. Mi piaceva questo lato di Felix.
   Con una punta di riluttanza – ancora facevo fatica al contatto fisico; anzi, facevo fatica a tutto, con Felix – presi la sua mano e lo seguii fuori dalla stanza. Nonostante sapessi a memoria i corridoi del campus, mi lasciai guidare da lui. Mi portò sulla terrazza del tetto.
   - Ti piacerebbe volare? – mi chiese.
   - Volare? Sei sicuro? – replicai. – Non vorrei essere un peso, o farti finire nei guai, o... -
   - Sono sicuro. Non potresti mai essere un peso – mi interruppe. – e se non ci scoprono, non finiremo nei guai. Quindi, ti va? – sorrise, colpevole.
   Chi rinuncerebbe mai a un'occasione del genere? Annuii convinta.
   - Speravo mi dicessi di sì – gli brillarono gli occhi. Detto ciò, si tolse la maglia del pigiama. Mi portai le mani agli occhi e mi voltai, imbarazzata. Ora, di certo non era una brutta vista, ma comunque non volevo guardarlo senza il suo consenso. E intanto nascondevo il bruciore delle guance.
   Ridacchiò alle mie spalle. – Scusa, avrei dovuto avvertirti. Girati pure – disse divertito. Mi voltai incerta, cercando di non guardarlo come avrebbero fatto le mie compagne. Anzi, come facevano loro nei corridoi. Notai gli addominali scolpiti, i muscoli delle braccia ben definiti, mentre ripiegava la maglia e la poneva sotto la tettoia. E soprattutto aveva ancora il suo sorriso dolce sulle labbra.
   - Non hai freddo? – rabbrividii sotto la felpa.
   - Le ali portano tanto calore, in volo, almeno. Ma non potevo spiegarle con la maglia, si sarebbe strappata – spiegò.
   Mi venne vicino. – Sei pronta? –. Annuii prendendo coraggio.
   - Cosa devo fare? –
   - Mettiti qui, poi faccio io – disse lui. Era in piedi dietro di me, mi voltai a guardarlo, aspettando che facesse qualcosa. Aveva gli occhi chiusi. In pochi attimi vidi una luce sui toni dell'azzurro illuminarsi dalla sua schiena. La luce dava ai suoi capelli spettinati una lucentezza chiara e luminosa, era come se ci fossero dei glitter nell'aria. Poi, piano piano, iniziarono a salire delle piume sopra le sue spalle, raggiungendo l'apertura totale. Da completamente aperte arrivavano quasi fino alla porta da cui eravamo venuti. Mosse le ali come per sgranchirle.
   - Wow... - mi lasciai sfuggire un sussurro meravigliato. Alzò lo sguardo e mi beccò, imbambolata a fissare le sue piume grige. Sembravano emanare luce propria. Balbettai qualcosa come "scusa", incontrando il suo sguardo per distogliere il mio.
   - Che ti avevo detto sul contatto visivo? – finse un tono di rimprovero, venendomi vicino. Era a pochissimi centimetri da me.
   - Non devi preoccuparti. È un complimento per me, stai tranquilla – mi alzò il mento, come quella volta a natale. Mi costrinsi anche questa volta a fare come diceva lui, e anche stavolta sentii le guance bruciare. Insieme alla sensazione delle farfalle nello stomaco.
   - Brava – sussurrò in un sorrisetto. Esplosione. Andai a fuoco. – Vieni, ti devo ancora un volo – disse poi.
   Le gocce gelide del temporale mi piombarono addosso come frecce quando uscimmo allo scoperto per raggiungere l'angolo della terrazza. Mi piaceva quella sensazione. Restai un momento ad occhi chiusi, assaporando la pelle d'oca provocata dai vestiti che si appiccicavano addosso mandandomi scosse di brividi lungo la schiena, l'acqua che mi scorreva sul viso come le lacrime che non lasciavo mai uscire. Era come una gigantesca cascata di piccolissimi diamanti.
   Sentii due mani sui miei fianchi. Nascosi a stento un sussulto, fingendo fosse stato il freddo, e guardai dietro la spalla per trovare il dolce sorriso di Felix che mi diceva: - Pronta? –
   Annuii in silenzio, chiedendomi ancora come avrebbe fatto a farmi volare. Mi avrebbe abbracciata da dietro e trasportata in quel modo? Sembrava voler fare proprio quello. Una scarica di adrenalina mista alla paura mi attraversò tutto il corpo.
   Avvolse le braccia intorno alla mia vita, stringendomi stretta a sé con una presa ferma, poi saltò. Non feci neanche in tempo a piegare le ginocchia che già mi aspettavo di ricadere, ma non successe. Guardai in basso. Eravamo sospesi a mezz'aria sopra la terrazza. Felix osservava la mia reazione da sopra la mia spalla.
   - Adesso inizia il divertimento – disse con un sorrisetto a incurvargli gli angoli della bocca.
   Si alzò ancora di più sotto la pioggia. Per istinto mi aggrappai alle sue braccia. Con una risatina Felix iniziò a volare sul serio. Sentivo le goccioline schiaffeggiarmi le ciglia e graffiarmi le guance, e il loro sapore amarognolo sulle labbra. Non passò molto prima che mi riscossi e iniziassi a capire ed amare quello che stava succedendo.
   Il vento mi lanciava indietro i capelli, non capivo ancora come facesse Felix a vederci con tutta quella bufera, ma a lui non sembrava dare fastidio. Con la coda dell'occhio potevo vedere le piume delle ali di Felix che si facevano scivolare addosso la pioggia che le bagnava, creando una scia luccicante dietro di sé. Il paesaggio mi sfrecciava sotto senza quasi darmi il tempo di riconoscere più di qualche macchia verde scuro del prato. Alzando lo sguardo, colline ricoperte di alberi si estendevano a perdita d'occhio, diventando la cornice per il quadro di fulmini che apparivano e scomparivano in un battito di ciglia.
   Poi guardai verso le stelle. Erano ancora più belle da questa prospettiva. Tutti quei brillantini bianchi su un enorme foglio nero, come disegnati dalle bambine di questa epoca, o come migliaia di candele che illuminano una cattedrale aperta di notte, come la scintilla che si vede negli occhi delle persone quando sono felici. Come quella che sicuramente c'era nei miei occhi, insieme al sorriso spontaneo che mi era apparso sulle labbra e non aveva voglia di andare via.
   Guardai verso Felix. Pensavo fosse stancante trasportare in cielo una persona, intorno a tutto il perimetro del campus, per così tanto tempo, ma la sua espressione non dava segno di stanchezza.
   Iniziò a planare verso la terrazza. Pensai a come lo avrei ringraziato. Un semplice "grazie" era troppo semplice, dopo tutto questo, e una volta tornati a terra sarei stata troppo imbarazzata per dire qualunque cosa. E troppo incantata.
   Perciò lo feci in quel momento. Non so con quale agilità feci una giravolta tra le sue braccia e avvolsi le mie intorno al suo collo, schiacciando la testa sulla sua spalla.
   - Grazie di tutto, Felix – gli sussurrai dentro l'abbraccio. Ricambiò immediatamente la stretta. Stavolta fu lui a non dire niente. Si limitò a stringermi per alcuni attimi più del solito. Avrei voluto che fossero molti di più.

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