58. Amuleto

30 2 2
                                    

Sky

Sul giardino ormai distrutto cadde un attimo di silenzio, tranne che per i piccoli combattimenti ancora in corso. Tutti gli altri si erano voltati a guardare i maestri che facevano la loro entrata ad effetto attraverso porte apparse tra i cespugli.
   Ma comunque, si continuava a lottare. Di certo non si lasciavano distrarre un secondo, quei burattini di Xander. Lexi se ne stava lì al suo fianco, ferma, aspettando i suoi ordini. Lui guardava soddisfatto quello che aveva intorno, con le mani sui fianchi, lasciando fare il lavoro sporco agli squartati. Soddisfatto almeno fin quando non vide gli Onniveggenti, da lì iniziò a vacillare.
   Non avevo molta esperienza in materia di battaglia, ma me la cavavo. Lanciai un occhio verso la strada, a pochi passi dal centro, e che quindi era molto vicina anche a noi e a quel disastro colossale. Alcune persone lì fuori avevano tirato fuori i telefoni e stavano riprendendo tutta la scena. Ma dico, vi sembra il momento?!
   I Maestri da parte loro sfoggiavano abilità guerresche strabilianti, oltre a quelle magiche. Anche io volevo stritolare le persone con la forza del pensiero.
   - Dobbiamo contenere il conflitto! Non possiamo permettere che arrivi alla città! – gridò mio padre sopra il rumore metallico delle lame che si scontravano. Sentii un tuono a un lato, un fulmine di Louis era caduto su un gruppetto ai bordi del giardino e li aveva fatti rientrare nel fulcro. Non sarebbe mai bastato.
   - Dobbiamo prendergli l'amuleto – disse uno dei Maestri dietro di me. Una cosa per volta.
   Okay, beh, prendere il medaglione non sarebbe stato facile. E in realtà neanche contenere la battaglia. Forse potevo far crescere degli alberi tutto intorno? No, ci avrei messo troppo tempo e con scarsi risultati.
   - Il mondo è il tuo –
   Mi guardai intorno, cercando le labbra che avevano pronunciato quel sussurro. Nessuno mi era vicino.
   - Puoi fare ciò che vuoi –
   Il Mentore mi stava fissando. Fredrik mi aveva detto quelle cose e per qualche ragione capii che era vero. Che in fondo lo sapevo già. Che potevo controllare tutto.
   Mi inginocchiai, toccando il terreno dissestato con le dita. Chiusi gli occhi, respirai. Il flusso della mia energia si fuse con quello della terra, penetrò in profondità nelle crepe e mi permise di modellarlo. Ingrandii lo spazio che c'era tra noi e la città, facendoci diventare come una specie di isoletta in un campo secco. Disorientai un serpente o due che provavano ad arrivare a me con la lingua biforcuta allungata, e feci scappare una volpe col manto incrostato di fango.
   A quel punto mio padre mi notò, dapprima guardandomi con espressione severa, di rimprovero, che poi venne sostituita da uno sguardo fiero. – Bravissima -, mimò con le labbra, sorridendomi.
   Con una folata di vento Felix mi fu accanto. – Ti avevo detto di restare dentro – disse, senza nascondere un piccolo sorriso.
   - Lo so, ma devo aiutarvi come posso. Dobbiamo recuperare il medaglione –
   - Quel coso che ha in mano Theo? -. Annuii.
   - È con quello che Tyron li ha portati qui – spiegò un Onniveggente, - Grazie all'amuleto li tiene ancorati su questo mondo e gli ha promesso una parte del potere in cambio del loro aiuto. Se gli togliessimo la il mezzo che usa per tenerli qui, avremmo l'opportunità di farli sparire –
   - Chi è Tyron? – domandai.
   - Quello che voi chiamate Xander -
   - Potere su cosa? –
   Un bastone ci passò in mezzo con un fischio, il Maestro lo schivò impassibile. Felix rinunciò alla sua risposta, mi guardò e tornò nel centro, verso chiunque lo avesse scagliato. Uno dei tanti uomini iniziò a saltare, cercando di afferrarlo per le ali, così come stavano facendo altri intorno a lui, compreso il capo supremo. Voleva proprio farmi incazzare. Xander, Tyron, gli strappò una piuma, mirando al suo collo.
   Oh, no. Felix non lo tocchi. Iniziai a camminare con passo deciso verso il centro del combattimento. Verso Tyron.
   - No, aspetta, Sky, cosa fai? – Felix volò sopra di me, nel tentativo di frenarmi. Lo ignorai, raccogliendo in pugnale e una nuova lancia da terra.
   - Non gli permetterò di farti del male –
   - Non puoi andare da lui, è troppo pericoloso –
   - È colpa mia se siamo qui, e colpa sua se si pentirà di essere nato –
   Spiccai un salto come quello degli allenamenti e atterrai davanti alla traditrice.
   - Spostati – le ordinai. Non si mosse. Non provò neanche a prendermi, o ad attaccarmi. – Ho detto spostai –
   - Sky... - a malapena riuscii a sentirla, in tutto quel trambusto. – Ti prego aiutami... - le tremava la voce, ma restava in piedi di fronte a me. Nonostante mi avesse ferita come nessun altro, avrei voluto abbracciarla e ascoltarla, farla sedere e parlare con lei. Sapere perché stesse piangendo senza lacrime.
   Fu spintonata da Theo, per poco non cadde, ma poi Tyron la prese e sembrò che non avesse mai pensato quello che mi aveva detto.
   - Eccoti qui! Sei venuta a consegnarti, dolcezza? – mi sorrise Theo. Non avevo mai provato tanto disgusto per qualcuno.
   - Sono venuta ad ammazzarvi, razza di mostri! – lo attaccai col pugnale, riuscendo a graffiarlo sul petto, prima che con una mossa sola mi facesse cadere e mi afferrasse per la gola. Mi mancò il respiro. Okay, non avevo fatto proprio la mossa più intelligente, ad andare da loro di mia volontà.
   - Basta, Theo. Ci serve viva – lo ammonì Tyron, quando provò a stringere ancora la presa. Mi fissò negli occhi un istante, senza lasciarmi andare, probabilmente pensando a quando mi avrebbe fatta a pezzi. Fece un passo indietro, per portarmi via.
   Gli tirai un calcio nello stomaco, con tutta la forza che riuscii a far uscire dal mio corpo. Lasciò la presa, cadendo in ginocchio. Mi afferrò una caviglia anche mentre si contorceva dal dolore delle budella spappolate, io mi chiedevo come facesse. Xander ci vide, iniziò a venirci incontro, allungando un braccio verso di me. Eh no però. Pestai la mano di Theo, nel processo di far fluire l'energia del mio potere attraverso il terreno e far crescere un groviglio di rovi intorno alla caviglia di Tyron. Lo rallentai, in questo modo, guadagnando il tempo di correre via.
   Raggiunsi Max e Felix, che a loro volta si erano fermati in un "punto morto", dove potevamo parlare. Felix subito mi prese per le spalle, dicendo qualcosa tipo "sei stata fortissima, non farlo mai più", prima di abbracciarmi velocemente.
   - Che facciamo ora? – chiese Max, tenendo gli occhi fissi su Lexi. Lei aveva ripreso ad obbedire ai comandi di Tyron, e liberava la strada verso gli altri Protettori in modo che più uomini in nero potessero attaccarli. Mi formicolavano le gambe per la voglia – o il bisogno primordiale – di andare da loro, di far cessare tutto quanto. E intanto Tyron sorrideva. Sapeva che quello era il mio punto più debole.
   - Dobbiamo prendere il Medaglione – dissi, ancora una volta. L'unico problema era che non potevamo avvicinarci. Felix e Max raggiunsero Kate e Iris, intente a difendersi da un gruppo di squartati che cercava di decapitarli. Avevano tutti dei graffi sul volto, sporchi di terra e sangue. Vidi Louis collassare con un colpo alla testa, calpestato da chi gli passava sopra per raggiungere mio padre o chi so io.
   - Louis! – gridò Kate, cercando di avvicinarglisi. Mio padre andò loro incontro, ignorando chi lo seguiva, e si posizionò intorno a lui per evitare che lo colpissero ancora. Kate lo scuoteva per le spalle, cercando di rianimarlo, ma lui non sembrava avere le forze per aprire gli occhi. Iris venne morsa da un lupo, nella strada verso di lui, e io non potei più reggerlo. Erano tutti stremati, per colpa mia. Dovevo fare qualcosa, c'era di sicuro un modo.
   Forse io avevo una possibilità. Forse, visto che potevo fare tutto, potevo fare anche quello.
   Accovacciata a terra con le ginocchia al petto, dietro una roccia appartata, mi tappai le orecchie con le mani, isolando all'esterno lo stridio delle lame e il rumore del legno spezzato, le grida dei feriti e i latrati delle volpi che mordevano le caviglie dei miei Protettori. Dovevo isolarmi dal mondo, se volevo controllarlo.
   - Il Medaglione, il Medaglione, il Medaglione – mormoravo a occhi chiusi, dondolando su me stessa. Cercando di far avverare il mio desiderio. Il Medaglione, il Medaglione, pensavo.
   Qualcosa mi andò a sbattere contro l'orecchio.  Aprii il palmo della mano, uno scintillio d'oro e verdastro mi illuminò le pupille sotto il sole.
   - Ce l'ho fatta – sussurrai per me.
   - Ce l'ho fatta! – ripetei, ad alta voce. Pensavo che tutti gli uomini in nero sarebbero svaniti, adesso che l'Amuleto non era più nelle mani di Theo e Tyron, ma non successe.
   - Ce l'ha fatta! – gridò Felix, vedendomi. Iniziai a ridere per il sollievo. Fredrik mi si avvicinò fluttuando, con l'ombra di un sorriso sulle labbra che svanì appena me ne accorsi. Felix, Max, mio padre ed Iris arrivarono subito dopo, seguiti da Kate, che sosteneva Louis da sotto le spalle. Alzò lo sguardo, vide il mio terrore.
   - Ti sono mancato? – sorrise, sfinito. Il sollievo della vista di lui fece allentare il nodo che avevo allo stomaco.
   Il Mentore prese l'amuleto.
   - Adesso ci pensiamo noi – affermò, allontanandosi insieme ai suoi aiutanti e a Louis con Katlin.
   - Sei stata perfetta, principessa – mi sussurrò Felix all'orecchio, donandomi un veloce bacio sulla fronte.
  Ero sfinita, ma almeno adesso era finita. Almeno pensavo.
   Tyron e Theo erano ancora lì, infuriati più che mai, che mi fissavano attraverso le persone con gli occhi infuocati.

La Nostra Ultima VoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora