Capitolo 1

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Protaginista della gif: Marlene Prise

⚠️IMPORTANTE⚠️
Questo messaggio lo scrive l'autrice dal 2023:
questa è la mia prima storia, l'ho scritta a settembre 2021. Ero alle prime armi, quindi se trovate degli errori nei primi venti capitoli, chiedo venia, ma ripeto è la mia prima storia. Se andate a leggere le storie dopo (Prohibited, Unforgettable e Deadly Love) capirete già come la mi scrittura si sia evoluta.
Dal capitolo 20 in poi, HOF migliorerà.
Scusate ancora, ci tenevo solo a precisarlo.
Buona lettura🤍

MARLENE'S POV:

Questa maledetta sveglia non smette di suonare neanche un attimo, cerco invano di spegnerla ma ogni mio tentativo fallisce miseramente.

Decido di alzarmi dal mio comodissimo e caldo letto e iniziare una nuova giornata. Questa mattina inizia il mio terzo anno al college. La Berkeley, è una delle università migliori della California,  sogno di ogni ragazzo delle mia età e io sono entrata a far parte di tutto ciò da sola, lottando con le unghie e con i denti pur di ottenerla.

Dato che la vita non mi ha mai regalato nulla, ho deciso che sarei stata io l'artefice del mio destino e del mio futuro e che per farlo avrei dovuto rimboccarmi le maniche.

Il college per me è stata una svolta, per scappare dalla mia vita, dai miei genitori ubriachi che non erano capaci a tenere a bada sette figli. Genitori che ci avevano abbandonato sempre nel momento del bisogno e che, quando troppo sbronzi e drogati, picchiavano i propri figli senza esitare, senza provare pena per loro.

Mio padre si divertiva a picchiare me di più dei miei fratelli perché non era contento che la sua mogliettina avesse procreato una femmina e non un ennesimo maschio. Quell'uomo provava solo e un profondo schifo per il genere femminile, ci reputava inferiori e oggetti da usare e basta. Mia madre era troppa sballata per poter difendere la sua unica figlia femmina e i miei fratelli troppo spaventati da quel mostro da potermi salvare. Capitava che ci provassero ma poi finivano per essere picchiati a sangue. Io ripetevo a loro che non c'era bisogno di difendermi, me le sarei cavata pur di non vedere altro sangue nei loro volti.

Quando abitavo con i miei in una casa piccola a Santa Barbara cercavo sempre di rimenere fuori il più possibile, andavo a scuola e studiavo come una pazza, mi mettevo sui libri e impegnavo la mente con quelli, erano il mio posto sicuro dopo i miei fratelli. I libri mi permettevano di staccare la spina dai problemi della mia caotica viva. Mi rintanavo nella biblioteca a leggere e studiare e quando l'orologio puntava le sette decidevo di tornare.

Mio padre mi aspettava a casa e certe sere mi definiva una lurida puttana che stava fuori tutto il giorno a succhiare cazzi. Dalla sua bocca uscivano queste esatte parole, solo che lui non lo sapeva che la sua figliola invece era una cima a scuola nonostante tutto, nonostante la sua vita di merda e nonostante le botte che doveva prendere. A fine serata mio padre come buonanotte decideva di procurarmi lividi con una delle sue cinture in cuoio, era uno strazio ma ormai ero abituata.

Fin quando una sera mi fece cosi tanto da male da farmi uscire sangue, cosi decisi di dover difendermi almeno un minimo, convinsi i miei fratelli ad insegnarmi qualche mossa per fare a pugni. Erano degli esperti su questo, a differenza mia loro al posto di stare sui libri si cacciavano nei guai facendo a botte con qualsiasi persona immagiando la faccia del nostro caro padre.

Dopo un mese imparai fare a pugni e una notte provai a fronteggiare mio padre, avevo compiuto da poco quattordici anni e mi sentivo forte, ma lui lo era nettamente più di me, cosi dopo avergli tirato un calcio nelle palle lui provò a vendicarsi con me, prese la sua cinta e fece per picchiarmi ma Micheal, il più grande, non ne poteva più, uscì fuori di testa seguito dai mie fratelli e lo picchiarono. Erano sei contro uno ma non importava a nessuno, aveva rovinato la vita a tutti noi e si era preso del potere troppo grande che non gli spettava, per molto tempo. Dopo averlo ridotto in fin di vita Micheal decise che ce ne saremmo andati, lasciando i due pazzi dei nostri genitori qui a Santa Barbara, fortunatamente lui sapeva guidare nonostante non avesse la patente e rubando la macchina a quell'uomo deplorevole, che prima chiamavamo padre, scappammo via. Prendemmo la mia migliore amica Leighton che esattamente come me non viveva una bella situazione familiare.

Heart on fireWhere stories live. Discover now