Capitolo 44

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TRAVIS'POV:

Ci vuole una frazione di secondo per aprire gli occhi e capire che non sono nella mia camera, ma alla confraternita, ma a casa Prise con Marlene nuda accanto a me.

Cazzo. Sono nella merda fino al collo.

Uno squalo in mezzo ad altri sei squali. Di male, in peggio. Mi sfrego le mani sul viso assonato, per poi dare un'occhiata a Marlene. Ieri sera abbiamo dato il meglio di noi, sorrido al solo pensiero di noi due aggrovigliati in un cumulo di emozione e passione allo stato puro. Allungo il lenzuolo bianco fino a sopra le scapole di Marlene così da coprirla dal freddo.

Prendo il telefono che è appoggiato al comodino, non so neanche quando l'ho messo lì. Sono le nove meno venti del mattino, probabilmente i Prise dormono tutti e potrei scappare ora.

Io non scappo mai, perché ora dovrei scappare da loro? Alla fine mi sono solo scopato loro sorella, cosa c'è di male?

Con uno slancio mi alzo dal letto per recarmi nel bagno, ho un estremo bisogno di una doccia solo per attivare di nuovo le mie membra.'

Apro uno stipetto a caso del bagno e ci trovo dentro una montagna di asciugamani. Ne afferro uno e l'avvicino al box doccia. Attivo l'acqua calda e in un secondo sono dentro, già nudo. Lascio che il getto d'acqua mi bagni la testa e il corpo, facendo rilassare il mio corpo. L'unico bagnoschiuma che c'è in questa doccia è alla vaniglia, appena uscirò dalla doccia assimiglierò ad una principessa del cazzo.
Passo sui miei arti il sapone per bene, sfregando come al solito su quelle cicatrici coperte dall'inchiostro nero.

Su quel diario del cazzo, che mi ha regalato la ragazzina, avevo scritto la prima volta che mi fu procurata la prima. Mi duole ammetterlo, ma appena ho finito di scrivere su quella pagina bianca, mi sono sentito più leggero, come se mi fossi tolto un peso, una pietra anzi no, uno scoglio.

Dopo essermi sciacquato il sapone dal corpo, esco avvolgendo la vita solo con l'asciugamano bianco. Le gocciole di acqua sui capelli mi ricadono nel petto marmoreo. Torno in camera, ricordandomi che non ho nulla di comodo con me, senza fare rumore cerco nell'armadio qualche vestito maschile che mi stia ma all'interno del guardaroba c'è solo del vestiario femminile. Sbuffo cercando meglio, ma non c'è davvero nulla dei fratelli Prise.

Sto per rimettermi i miei jeans scomodi fin quando qualcuno non bussa alla porta. Mi volto di scatto verso essa, sgranando gli occhi. Che cazzo faccio ora?

Guardo Marlene, ma dorme ancora beata nel letto e non ha sentito nulla. Mi armo di tanto pazienza, pronto per una discussione accesa con uno dei fratelli della ragazzina., ma quando apro non mi sarei mai immaginato di vedere l'immagine che mi si palesa davanti.

Matthias Prise, in piedi sull'uscio della porta, che tiene tra le mani dei vestiti ben piegati e un paio di boxer. Come se mi avesse letto nel pensiero me li porge.

«Ehm, ho pensato che ti saresti svegliato e avresti voluto mettere qualcosa di comodo, quindi ti ho portato questi.» dice imbarazzato, ma gentile.
Lo guardo da testa a piedi, ho sempre pensato fosse il migliore di tutti e sei. Quello meno rigido dei fratelli, ora che sta con mia sorella ne ho la prova. So che la tratta molto bene, anche perché Adelaide non fa altro che parlare e dire quanto lui sia dolce e carino nei suoi confronti. Sono contento di questo, perché so che lei lo è.
«Perché, Matthias?» domando di getto. Lui corruga la fronte in un'espressione confusa. «Te l'ho già detto, perché...» lo interrompo subito «No, intendo perché fai così con me? Perché non mi odi come i tuoi fratelli o mi sbraiti contro perché sono con tua sorella nella sua camera?»
«Perché infondo anche se fai tanto il duro, sei simpatico Harris e poi sei il fratello della mia ragazza, mi piacerebbe avere un rapporto civile con te.» spiega accennando un sorriso.

Heart on fireWhere stories live. Discover now