Capitolo 57

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MARLENE'S POV:

Sbatto le palpebre più e più volte cercando di mettere a fuoco l'immagine che ho davanti. Ho per caso le allucinazioni? Spero di sì, perché io non ho nessuna intenzione di respirare la stessa aria con questi due soggetti.

Quando capisco che non è un incubo, mi sta per mancare l'aria, la sudorazione si fa più intesa e i battiti cardiaci aumentano. Credo che mi sta venendo un attacco di panico.

Né io né Micheal riusciamo a proferire parole, siamo fermi sulla soglia della porta imbambolati come se avessimo visto un fantasma. In realtà è così, i fantasmi del nostro passato.

«Micheal? Marlene?» ci chiama Max dalla cucina, ma neanche sta volta apriamo bocca. I nostri genitori, o se così si possono chiamare, come noi, non dicono nulla.

Sono di fronte a noi con dei vestiti ben puliti, al contrario di come li ricordavo. Con dei capelli ordinati, diversi dal passato. Con dei volti puliti, distorti dal ricordo che avevo di loro. Sono tutti e due diversi.

Sento dei passi dietro di me, ma non gli presto attenzione.

«Marl!» mi richiama Max fin quando non sento il suo fiato nel collo. «Ma che cazzo...» impreca appena si rende conto di quello che sta succedendo. Dall'altra stanza tutti sentono l'esclamazione di Max e corrono a vedere cosa sia appena successo.

I miei fratelli si affrettano a raggiungerci e non appena siamo tutti, scioccati e senza parole, i nostri genitori, o i due mostri, decidono di parlare:

«Ciao, figlioli.» dicono in coro come se si fossero preparati prima la sceneggiatura. Sgrano gli occhi e con tutta la forza che ho nelle braccia, mi aggrappo alla porta e con totale nonchalance gliela sbatto in faccia.

Mi metto una mano tra i capelli e frustrata, arrabbiata e con mille pensieri vaganti sulla mia festa mi accoscio a terra in preda ad una crisi nervosa. Mi stringo i ciuffi davanti gli occhi con forza e scoppio in un pianto liberatorio.

Sento il mio cuore palpitare al massimo, le cicatrici che contraddistinguono il mio corpo bruciare come se fossero appena state fatte, e i ricordi affiorare. È come se attorno a me fossero spariti tutti, sento solo delle voci ovattate e lontane. Non capisco cosa stia succedendo. Ho il respiro troppo pesante e le mie mani tremano.

Non posso di nuovo vivere quello strazio. Non posso e non voglio. Cosa vogliono dalla mia vita? Quella che mi sono costruita lontana da loro, con le unghie e con i denti, facendomi le ossa e essendo quello che non sono mai stata. Non gli permetterò di distruggermi da sola.

Due mani possenti e contornate da vene evidenti mi prendono il viso con le mani e mi costringono ad alzare il capo per incontrare il suo sguardo. Noto subito gli occhi verdi smeraldo del mio ragazzo che muove le labbra dicendomi qualcosa che io non sento.

Prendo un respiro profondo cercando di calmarmi e comincio a riascoltare ciò che succede attorno a me.

«Marlene, respira. Fai dei respiri profondi per me. Ci sono io con te, non ti abbandono. Stai solo avendo un attacco di panico, ma non fa nulla, ora lo mandiamo via. Respira e ispira, avanti.» mi incoraggia Travis accarezzandomi il viso con il pollice. Raccoglie la lacrima che scende lungo il mio viso rosato mentre io annuisco.

Ascolto i suoi consigli cercando di regolare il mio respiro troppo affannoso. Respiro e ispiro, respiro e ispiro, respiro e ispiro, sempre di più.  Fin quando sento il cuore ritornare a battere normalmente.

«Ecco, brava, così. Nessuno ti toccherà, farò fuori qualsiasi persona osi avvicinarsi a te, soprattutto tuo padre. Okay?» domanda con quel tono convincete che adoro. Annuisco e finalmente riesco a calmarmi.

Heart on fireWhere stories live. Discover now