Capitolo 50

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TRAVIS'POV:

La mattina seguente mi sveglio con la gamba di Marlene addosso alla mia pancia e il suo braccio sul mio petto. Sta dormendo beatamente mentre i suoi capelli le ricadono sul viso. Guardo l'orologio adagiato sul comodino alla mia destra e noto che sono le nove del mattino, se devo portarla lì dobbiamo sbrigarci ad andare.

Sto per svegliarla, ma lei solo fa prima che io le possa scuotere il braccio. «Buongiorno.» sussurra stiracchiandosi le braccia.
«Buongiorno.» replico io. Sposta le gambe da sopra il mio busto e punta i gomiti sul materasso. «Che ore sono?» domanda stropicciando gli occhi.
«Le nove, dobbiamo prepararci.» l'avverto alzandomi dal letto e acchiappando il pacco delle mie Chesterfield rosse. L'accendo e aprendo la finestra, soffio via il fumo.

«Dobbiamo passare dal mio dormitorio però. Devo prendere dei vestiti decenti e l'occorrente per andare in palestra.» si alza anche lei dal letto e va verso il bagno. Cammina in questa stanza come se fosse sua e non so se la cosa mi piaccia o no. Ma credo di sì.

«Va bene, fai una doccia se ti va. Poi se apri il terzo cassetto del mobiletto in bagno, ci dovrebbe essere un spazzolino ancora incartato e mai usato, puoi usare quello.» propongo. Lei fa quello che le dico e lo prende scartandolo. «Va bene, grazie.» sorride e poi si chiude in bagno.

Io continuo a fumare tranquillo la mia sigaretta, mentre in sottofondo l'acqua picchietta forte. Il mio telefono prende a squillare e lo prendo subito, trascinando il dito sul tasto verde per rispondere alla chiamata di Avril.

«Ma buongiorno, fratellone!» esclama con la sua voce squillante. Allontano il telefono dall'orecchio sorridendo. «Buongiorno, demonio.»
«Così si saluta la tua sorella preferita?» sbuffa lei.
Di sottofondo Adelaide la rimbecca «Non sei la sua sorella preferita!» sbotta quest'ultima.
Alzo gli occhi al cielo «La mia sorella preferita ancora deve nascere.» le prendo in giro.
«Stronzo!» sbottono all'unisono e io rido con gusto.

«Che fate oggi?» cambio discorso spegnendo la sigaretta nel posacenere.
«Studiamo e poi andiamo al centro commerciale, tu?» chiede Avril. «Andate da sole al centro commerciale?» devio la sua domanda perché non voglio ammetterle che in realtà passerò tutto il giorno insieme alla ragazzina.

«Si, da sole, Trav, mica ci mangiano.» posso giurare di aver visto i suoi occhi roteare.
«Scusatemi tanto se mi preoccupo per voi!»
«Non devi, noi stimo bene, ora.» sottolinea quell'ora e io tiro un sospiro. Direi anche menomale.

«Quindi, tu che fai?» ritenta lei.
«Se non lo dice, vuol dire che c'entra sicuro Marlene.» dice perspicace Adelaide. Cerco di non ridere perché altrimenti scoprirebbero che è così e le rimbecco sarcastico: «Ehi, voi due, fatevi i cazzi vostri!»

«Noi siamo le tue sorelle, pretendiamo di sapere certe cose.»
«Voi non dovete sapere proprio nulla.»
«Tanto lo sappiamo che sei con Marlene!» si affretta a dire Adelaide.
«Ora vi saluto, ciao demoni.»
«Fanculo, Trav. Ciao!»

Rido e chiudo la chiamata. Nello stesso momento Marlene esce dal bagno con i vestiti del giorno prima e i capelli legati in uno chignon scombinato. Ha rimosso tutto il trucco con il sapone e ora il suo viso è limpido. «Puoi andare tu.» mi dice. Annuisco e vado in bagno, facendo una doccia veloce e calda.

Devo ammettere che sono molto turbato del fatto che la sto portando con me in quel posto, non sono sicuro di essere pronto per fargli conoscere una parte di me così intima, ma lei ha ragione: non conosce nulla di me e dovrebbe prima o poi. E quel prima o poi, è arrivato.


Heart on fireWhere stories live. Discover now