Capitolo 40

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MARLENE'S POV

«A Natale siamo dalla nonna.» con il telefono incastrato tra la spalle e l'orecchio destro, Micheal decreta questa frase, che subito mi fa spuntare un sorriso sul viso. Entusiasta volto il capo verso il letto di Leighton, in cui lei è comodamente distesa a guardare dei video.
«Leighton a Natale siamo dalla nonna!» esclamo felice. Lei si alza subito in piedi «Jacklyn! Quanto mi manca quella donna dannazione!» dice con un sorriso smagliante.
«Marlene, sei ancora al telefono?» domanda Micheal al telefono. «Si Mick, siamo felicissime!»
Lui ridacchia «Anche noi, la nonna non vede l'ora di vederci.»
«Immagino, l'amore che prova quella donna per noi è immenso.» sorrido al solo pensiero.

Lei non era tenuta a prendere con sè sette squilibrati come nipoti più una acquisita, soprattutto in una casa piccola come quella in cui stava. Stavamo stretti, ma stavamo bene.

L'aiutavamo con i soldi dandoci da fare, Micheal era quello che aveva tutto il peso sulle spalle: si alzava alle tre del mattino e andava a lavorare in una forneria lontano da casa, ci andava con la bici e quando finiva alle sette del mattino correva a scuola e una volta uscito tornava a casa studiare per poi aiutare la nonna a preparare il mangiare.
Io e Leighton invece davamo ripetizioni a dei bambini, mentre Max e Marcus lavoravano a turno in un bar la sera. Mason aiutava un meccanico e Matthias faceva d'assistente ad un veterinario tanto da far nascere questo amore per gli animali, in particolare i gatti. Matthew invece consegnava le pizze la sera e tornava a casa verso l'una di notte.

Eravamo stanchi. Il lavoro, la scuola e gli impegni ci distruggevano ma era il minimo, avremmo fatto di tutto per ripagare questo enorme favore fatto da mia nonna. Lei ripeteva sempre di lasciar perdere, che ce la saremmo cavati con la sua pensione, ma noi non abbiamo mai voluto, l'avremmo aiutata a costa di non dormire la notte.

Questi piccoli lavoretti ci hanno permesso di diventare le persone mature che ora siamo, i soldi che ricavavamo li dividevamo: quelli per aiutare la nonna e quelli che rimanevano a noi, tanto da riuscire a mettere da parte qualcosa per il college.

Non mento quando dico che ci siamo costruiti tutto questo da soli e per questo è una grande soddisfazione personale.

Ma quello a cui dobbiamo tutti qualcosa è Micheal, è stato lui a prendere le redini della famiglia e mandarla avanti. È il padre che non abbiamo mai avuto e si merita tutto il bene di questo mondo, senza lui a quest'ora starai ancora sottostando a mio padre e non c'è niente di più brutto.

C'era lui quando Mason è tornato con il labbro spaccato da dei bulli che l'avevano picchiato definendolo una femminuccia ed era stato lui a fargliela pagare a quei ragazzini.
C'era lui quando Max e Marcus si erano scorticati il ginocchio giocando a basket ed era stato lui a pulire la ferita.
C'era lui quando Matthew perdeva le staffe per colpa di nostro padre ed era lui che lo calmava.
C'era lui quando Matthias scappava per non sentire le mie urla ed era lui che lo trovava sempre.
C'era lui quando i segni della cintura in cuoio bruciavano sulla mia pelle ed era lui a medicarmi.
C'è sempre stato lui e io gliene sarò sempre infinitamente grata, perché è una forza della natura e il mio idolo.

«Marlene! Ma mi senti?» Micheal al telefono mi risveglia dai miei pensieri. Scuoto il capo ritornando alla realtà «Si Mick, scusa...stavo solo...pensando.» sospiro sedendomi sullo sgabello accanto alla piccola penisola della cucina. Appoggio il gomito sulla superficie tenendo il mento sul palmo mentre guardo con la coda dell'occhio Leighton che sta smanettando con il telefono.
«A cosa?» domanda Micheal.
«Solo...ti voglio bene Mick» ammetto abbassando il capo e sorridendo. «Io di più, non sai quanto.»
replica lui e a me basta poco per scaldare il cuore.

D'istinto alzo lo sguardo verso l'orologio che è appeso al muro di fronte allo sgabello e noto che sono le quattro meno un quarto, scatto in piedi cominciando a farneticare con delle parole a caso.

Heart on fireWhere stories live. Discover now