Capitolo 10

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Protagonista della foto: Travis Harris

⚠️IMPORTANTE⚠️
Questo messaggio lo scrive l'autrice dal 2023:
questa è la mia prima storia, l'ho scritta a settembre 2021. Ero alle prime armi, quindi se trovate degli errori nei primi venti capitoli, chiedo venia, ma ripeto è la mia prima storia. Se andate a leggere le storie dopo (Prohibited, Unforgettable e Deadly Love) capirete già come la mi scrittura si sia evoluta.
Dal capitolo 20 in poi, HOF migliorerà.
Scusate ancora, ci tenevo solo a precisarlo.
Buona lettura🤍

TRAVIS'S POV:

Finalmente il sabato è arrivato, è stata una settimana di merda.

In uno dei giorni mi aveva chiamato la clinica psichiatrica di mia madre avvertendomi che lei aveva avuto un attacco di panico farneticando di aver visto nella sua camera il mostro. Si era messa ad urlare a squarciagola e piangere, aveva anche colpito due infermiere e alla fine l'avevano innietatto un calmante e legata defininendola un soggetto pericoloso.

Mia madre un soggetto pericoloso? Lei non aveva mai fatto male neanche ad una mosca e sarebbe stato sempre cosi, quella donna è troppo buona per questo mondo.

Inutile dire che sono andata fin là a dirgliene quattro sia agli infermieri sia dottori spiegando le situazioni di mia madre, non erano difficili da comprendere cazzo! Eppure loro nonostante avessero proprio una laura in questo non avevano capito proprio un cazzo.

Quando sono tornato da quel posto orribile sono andato a rintonarmi in un pub a bere come una spugna. Non mi avrebbe fermato niente e nessuno. I sensi di colpa ritornarono a galla e punivo me stesso per non aver fatto niente quando quel mostro toccava le cose più preziose della mia vita. Incolpai il Travis tredicenne per essere stato troppo debole, per non aver fronteggiato a dovere quell'uomo che a dir la verità neanche si deve definire tale.

Quando il pub stava per chiudere sono andato dalle mie sorelle in dormitorio con tutto l'intento di raccontarle tutto, ma quando stavo per bussare alla porta, nonostante fossi ubriaco avevo deciso di non dare tale peso a loro, avevano già sofferto tanto. Quando me ne stavo per andare due occhi nocciola si sono scontrati con i miei, a quel contatto visivo avevo provato diverse emozioni contrastanti alcune positive altre negative.

Ma avevo scacciato via qualsiasi cosa esse fossero e me ne andai sbattendo contro la sua spalla, mi recai verso la macchina con tutto l'intento di andarmene ma senza riuscirci dato che non riuscivo ad aprire la macchina.

La ragazzina, testarda com'è, mi aveva seguito e io volevo che se ne andasse perché avevo paura di farle male, ero ubriaco e in quello stato persino arrabbiato, non sapevo come avrei reagito ma lei mi aveva detto che aveva passato di peggio di un semplice ragazzo ubriaco e allora il giorno dopo da sobrio riflettei su tutto, interrogandomi sul perché di quella frase.

Cosa poteva aver passato una ragazza come Marlene?
Perché dietro i suoi occhi vedo la stessa sofferenza che ho passato io?
Perché stava sempre in guardia da tutto esattamente come me?
Perché non aveva paura di uno come me, pericoloso e folle?

Tanti perché, senza però una risposta e a me le cose incerte, quelle senza una risposta, il mistero mi piace e anche molto.

Le cose nuove sono le mie preferite.

Il telefono che squilla mi fa tornare alla realtà, allungo il braccio prendendolo e dando un'occhiata anche all'orologio, sono già le quattro e mezza di pomeriggio, quanto cazzo ho dormito? Rispondo senza accertarmi di chi si tratta: "Pronto?" cerco di assumere una voce meno assonata ma fallisco miseramente.

Heart on fireWhere stories live. Discover now