Capitolo 55

76K 2.1K 2.3K
                                    


TRAVIS'POV:

Mi sono fidanzato.
Chi cazzo l'avrebbe mai detto?

Sta mattina mi sono svegliato strano, come se mi fossi tolto un peso e come se tutto quello che mi stava rincorrendo, finalmente avesse tagliato il traguardo.

Il buon profumo alla vaniglia di Marlene in questo momento mi sta inebriando le narici. I suoi capelli castani ricadono sulla federa del cuscino bianca. È ancora nuda e la sua gamba è avvinghiata alla mia.

È troppo bella e soprattutto troppo mia. Mia al cento per cento. Sono scappato da troppo tempo da questo sentimento e ora che mi sono fermato, mi sembra un sogno.

Non mi ero mai innamorato in vita mia, non avevo mai provato l'emozioni che provo con Marlene. Lei è tutto quello che di bello mi potesse capitare, la luce fuori dal tunnel.

Mi sono pentito per aver fatto quella scenata ieri, ma da una parte mi rendo conto che senza quella non saremmo mai arrivati al punto in cui siamo ora.

Mi distraggo dai miei pensieri quando Marlene apre gli occhi leggermente rimanendo accecata dalla luce che penetra dalla finestra. Oggi è il suo compleanno, lo sapevo già da giorni, infatti una settimana fa ho organizzato una sorpresa per lei. Prima mi sono confrontato con Rocky e quando lui mi ha dato il via libera, ho prenotato tutto.

«Buongiorno» sbadiglia lei carina portando una mano di fronte la bocca. Le do un bacio sulla testa.

«Buon compleanno, piccola Belle...» sussurro al suo orecchio per poi baciarle la guancia più e più volte.

«Te lo sei ricordato?» i suoi occhi s'illuminano. Io annuisco sorridendo: «Pensavi che me lo dimenticassi?»

Lei con sincerità annuisce e mi avvolge due braccia intorno al collo. «Pensavo non lo sapessi.» si corregge poi.
«Io so sempre tutto, non te lo scordare.» la mia mano percorre la linea della sua spina dorsale con lentezza.

La luce fioca che entra dalla finestra semi aperta mi da quasi piacere. Dalle tapparella si può notare la torre eiffel illuminata dalla luce naturale del sole. Ieri c'è stata la tempesta prima della quiete. Il tempo è come se avesse rispecchiato il mio umore e quello di Marlene.

«Ancora non ci credo.» sussurra accovacciata al mio petto Marlene. «A cosa?» domando io.
«Al fatto che siamo qua, a Parigi, io e tu e che soprattutto stiamo insieme.»
«Credici, piccola, perché è tutto reale.» faccio per alzarmi, così lei di conseguenza si alza pure.

Le do uno schiaffo sul culo e poi le dico: «Vatti a lavare. Ti porto in un posto.» mi alzo ancora nudo e vado in bagno. Conoscendola in questo momento starà aggrottando le sopracciglia in un'espressione confusa.

«Mi porti in un posto? Ma dove? E poi non ti devi allenare per la gara di domani?» le sue domande a raffica non smettono mai di essere fatte. Le rispondo solo dopo essere entrato nel box doccia e aver azionato l'acqua.

«Uno: non ti dico dove ti porto. Lo scoprirai con i tuoi occhi.» urlo per sovrastare il rumore dell'acqua che mi picchietta sulla testa. «Due: mi alleno di pomeriggio, la mattina me la sono presa libera. Torniamo in hotel alle cinque di pomeriggio e poi mi alleno fino alle otto di sera.» concludo passandomi su tutto il corpo, il bagnoschiuma che rigorosamente profuma di talco.

«Si ma se non so dove vado, non so come vestirmi.» si lamenta lei. Alzo gli occhi al cielo abbozzando un sorriso. «Vestiti bene. Gonna o pantalone, va bene tutto.» replico io sciacquando il sapone via dalla mia pelle tatuata.

Chiudo la manopola dell'acqua e acchiappando un telo bianco appoggiato alla doccia e lo avvolgo intorno alla vita. Esco ancora gocciolante, raggiungendo la camera da letto dove trovo Marlene intenta a frugare nella sua valigia alla ricerca dei vestiti che le possano stare.

Heart on fireWhere stories live. Discover now