Capitolo 4

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Protagonista della gif: Travis Harris

⚠️IMPORTANTE⚠️
Questo messaggio lo scrive l'autrice dal 2023:
questa è la mia prima storia, l'ho scritta a settembre 2021. Ero alle prime armi, quindi se trovate degli errori nei primi venti capitoli, chiedo venia, ma ripeto è la mia prima storia. Se andate a leggere le storie dopo (Prohibited, Unforgettable e Deadly Love) capirete già come la mi scrittura si sia evoluta.
Dal capitolo 20 in poi, HOF migliorerà.
Scusate ancora, ci tenevo solo a precisarlo.
Buona lettura🤍

TRAVIS'S POV:

Sono da più di dieci minuti davanti il giardinetto di quella casa che ormai non mi appartiene più.

Sono arrivato dieci miniti fa e ho già fumato tre sigarette, entrare lì dentro mi destabilizza la mente, la ragione e mi fa perdere il controllo.

Ma ora devo affrontare quell'angoscia e devo comportarmi in modo maturo, devo farlo per mia madre, per le mie sorelle e per me.

Ispiro per l'ultima volta la nicotina della mia sigaretta e dopo aver gettato il fumo dal naso butto la sigaretta a terra calpestandola.

Prendo un respiro profondo e avanzo verso il portico della mia vecchia casa, i ricordi piano piano cominciano a farsi spazio nella mia mente.

Per un nano secondo sento le urla delle mie sorelle, i pianti e le suppliche di mia madre, i rumori grotteschi che lasciavano la bocca di quel mostro. Le lacrime che mi rigavano il viso per finire con le sigarette che mi si spegnevano sul petto, le botte datomi quando volevo solo aiutare le mie sorelle e infine il buio che mi circondava quando il mostro mi chiudeva dentro il camerino.

La mia mente mi supplica di fare retrofront e andare via, ma il mio cuore mi obbliga a restare e aiutare quella donna che si sente, a distanza di anni, tremendamente in colpa per aver sposato un mostro come lui.

Busso al campanello, frustato più che mai e ansioso, le mani mi sudano freddo, il viso teso esattamente come i muscoli.

Quando mia madre apre la porta mi pento subito di essere venuto, vedere il suo volto affranto, i capelli non curati, l'aspetto di un'ubriaca e le borse sotto gli occhi evidenti mi fanno notare subito quanto lei stia male.

«Ciao mamma.» sussurro con voce flebile, tutta la mia audacia si è andata a fare fottere quando i suoi occhi verdi - come i miei - si sono posati sul mio viso, illuminandole lo sguardo. È stupita di vedermi, d'altronde, non la vengo a trovare spesso ma non perché io ce l'abbia con lei ma perché venire qua, in questo posto, in questa casa, con queste stanze mi fa stare male, mi demoralizza e mi porta al passato.

«Tesoro mio...» come se avesse un mancamento nel vedermi, mia madre si poggia allo stipite della porta, i miei occhi sguazzano sul suo corpo ormai troppo magro, le coscie esili, il polso pelle ed ossa e i zigomi scavati a causa della magrezza segno che come avevano detto le mie sorelle, non stava mangiando.

Le porgo un bacio sulla guancia e lei m'invita ad entrare. I miei occhi si posano su quel divano, i flashback del mostro e le mie sorelle arrivano come fulmine, un brivido mi colpisce tutto il corpo costringendomi a guardare altro.

«Come stai?» domando alla donna di fronte a me. Prima di lui mia madre non era cosi. Spruzzava felicità da tutti i pori, era sempre sorridente, amava mio padre anche quando lui si trovava dall'altra parte, amava la vita e amava vivere ora invece era tutto l'opposto.

«Sopravvivo.»  sussurra passando una mano in mezzo ai capelli crespi. Non si cura più, prima ci teneva molto. Indossava sempre dei vestiti costosi comprati grazie al suo stipendio d'avvocato, metteva delle gonne eleganti nere e della camicie bianche che le calzavano a pennello e camminava sempre con la sua valigetta nera. Era a dir poco stupenda, i capelli erano sempre sistemati e piastrati in modo perfetto e costringeva se stessa ad andare almeno un giorno a settimana dal parrucchiere o dall'estetista, si faceva bella, non per gli altri, non per attirare attenzioni, ma per se stessa.

Heart on fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora