Epilogo

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⚠️Se non avete letto il capitolo 58 non potete leggere questa!⚠️

TRAVIS'POV:

5 anni dopo...

La luce fioca della mattina mi costringe a svegliarmi del tutto. Mi guardo intorno notando che come ogni mattina mi sono svegliato nella camera di casa mia insieme a mia moglie che dorme beata. Più passano gli anni più lei è bellissima. Ha i capelli che le ricadono sul cuscino bianco e un viso sereno. Le sposto una ciocca dal viso e le poso un bacio sulle labbra, lei inevitabilmente si sveglia e accenna un piccolo sorriso.

«Buongiorno, amore.» sussurra ancora con gli occhi chiusi. «Buongiorno, Belle.» ricambio sorridendo e lasciandole dei piccoli bacini sulla guancia.

«Che ore sono?» domanda assonata. «Le sette di mattina, dobbiamo andare a lavoro.» finalmente dopo anni io e Marlene siamo riusciti a portare a termine il nostro sogno e abbiamo aperto insieme uno studio legale, dove io ho il mio ufficio e lei il suo. Inutile dire che ogni volta che abbiamo voglia, scopiamo in qualsiasi punto dell'ufficio che ci passa per la testa.

«Oh Dio, pensavo fosse domenica...» borbotta contro voglia. «Era ieri domenica, quando hai deciso di invitare i miei amici a casa e se ne sono andati alle tre di notte. Io te lo dico sempre che James e Brian se non è notte fonda non si scollano da casa nostra, ma tu non mi ascolti mai.» gli ricordo ridacchiando.

«Si, ma pensavo che dato che fosse domenica già alle undici sarebbero andati via.» tiene ancora gli occhi chiusi e una voglia di stare a letto assurda.

«Pensavo che in questi dieci anni avessi imparato a conoscerlo, invece no. Quei due coglioni non cresceranno mai, però forse è meglio così.» ridacchio all'idea che neanche con un figlio James riesce a fare il serio.

«Chi li sveglia?» chiede poi Marlene alzandosi e mettendo a fuoco la stanza intorno a lei. So già di chi sta parlando e so già che come ogni mattina ci battibeccheremo per chi deve svegliarli e chi no.
«Tu. L'altra volta è toccato a me.» mi affretto a dire.

«Dai, Travis, sono i tuoi figli, vai a svegliarli tu.» insiste lei. Ebbene sì, abbiamo due figli. Un maschio e una femmina. Aaron e Ashley sono due bellissimi bambini gemelli di tre anni con degli occhi verde smeraldo come i miei e i capelli castani come quelli di Marlene. Sono inseparabili, ma sono due pesti.

«Sono anche i tuoi figli, Marl, ti ricordo che li abbiamo concepiti insieme.»
«Si, ma io ho fatto tutto il lavoro sporco! Sono usciti da me e tu ti sei solo limitato a piangere e tenerli in braccio. Quindi, renditi utile e svegliali tu!» quasi strilla e io a questo punto sono costretto a svegliarli, per l'ennesima volta.

«Va bene, va bene, ma me la pagherai!» le punto un dito contro e mi alzo dal letto. Lei fa lo stesso e scende le scale per andare in cucina a preparare la colazione per i nostri figli.

Abbiamo una casa davvero molto grande che ci siamo guadagnati con i due stipendi da avvocati. Ognuno dei bambini ha una stanza per sè e anche una stanza dedicata solo ai loro giocattoli. Fuori abbiamo un giardino con un'altalena e lo scivolo e dentro il nostro garage ci sono le rispettive macchine. Ognuno ha la propria.

Entro prima nella stanza di Ashley e mi accorgo subito che però lei non c'è. In un primo momento vado nel panico, ma poi ricordo che è solita ad andare durante la notte nella camera con suo fratello. Infatti, quando entro nella camera di Aaron li trovo abbracciati nel letto.

Mi avvicino a loro sorridendo. Dormono così beati che non ho nessuna voglia di svegliarli. Mi siedo sul bordo del letto e sposto una ciocca di capelli ad Ashley che le ricade sul piccolo visetto che è appoggiato al petto del fratello.

Heart on fireOù les histoires vivent. Découvrez maintenant