Capitolo 32

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Protagonista della foto: Travis Harris

TRAVIS'S POV:

Ottobre era sempre stato uno dei miei mesi preferiti, mi sapeva di cambiamento. Gli alberi si spogliavano dalle loro foglie, il tempo cominciava a cambiare, le giornate allungavano e il freddo iniziava a subentrare piano piano nella cittadina di Berkeley. Il cambiamento per me era una rinascita e mi piaceva, mi piaceva da matti. Passare da una stagione all'altra era soddisfacente, il cambiamento era per una novità, qualcosa di nuovo.

Mia madre aveva un nuovo compagno. Voleva sempre giocare con me, prendeva le mie macchinine di plastica e m'incitava a fare le gare con lui. Affermava che era divertente giocare con un bambino come me, io onestamente non capivo neanche il perché dato che da quando mio padre era morto mi ero praticamente chiuso in me stesso diventando freddo e cinico.

«Passami la tua macchinetta rossa» disse lui facendomi svegliare dai pensieri neri che a undici anni cominciavano frullare nella mia testa.
«No questa la voglia io.» replicai mettendo il broncio. Nom mi andava più di giocare con questi stupidì giocattoli, ma lui insisteva e poi la macchinetta rossa me l'aveva regalata mio padre.
«Su dai, non fare i capricci.» aveva una voce diversa dai soliti adulti, la sua era più graffiata e grossa. Quasi quasi sembrava un mostro, ma infondo non era così male.
Sbuffai e presi con le dita affusolate la mia piccola macchinina rossa «Eccola qua...» gliela porsi gentile, come mi aveva insegnato mio padre e lui mi ringraziò.
«Dove sono le tue sorelline, Travis?» mi domandò d'un tratto. Alzai la testa e la guardai di sbieco, che importava dove fossero?
«La mamma le ha portate in palestra, loro fanno danza classica.» risposi con nonchalance.
«Tu lo sai che io e mamma ci sposeremo presto?» mi chiese subito dopo.
Si, lo sapevo. Non ero entusiasta di questa cosa, lui non era male infondo, ma c'era qualcosa che mi puzzava in lui. Ma a undici anni cosa ne potevo capire io? Alla fine erano solo dei pensieri di uno stupido ragazzino delle medie.
«Si, lo so.» mi limitai a dire. Posai la macchinetta a terra e raccolsi le gambe al petto guardandolo.
Era un uomo abbastanza alto, i capelli neri e corti gli contornavo il viso coperto da qualche rughetta.
Teneva al polso un orologio abbastanza costoso e indossava sempre degli abiti eleganti, forse per il lavoro che svolgeva dato che era un architetto.

I miei pensieri vennero però spezzati dall'arrivo delle mie sorelle, che corsero verso di me con lo chignon in testa e un body rosa, a braccia aperte.
«Travis!» esclamarono in coro le due. Mi alzai da terra e abbracciai le due bambine carine.
Non litigavamo mai, forse perché io le volevo troppo bene. Per loro cedevo sempre l'ultimo pezzettino della mia cioccolata, cedevo i miei giocattoli preferiti e levavo la mia giacchetta per prestarla a chi delle due sentiva freddo.

Appena sciolsero l'abbraccio guardarono la persona alle mie spalle. Il compagno di mia madre stava in piedi a fissarle con un sorriso.
Avril e Adelaide si misero dietro di me, come per nascondersi, lo guardarono di sbieco e io non capivo il motivo.
«Dai bimbe non siate timide, salute Victor» mia madre varcò la porta e con passo svelto si posizionò davanti a Victor lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra. Storsi le labbra a quella visione e alzai gli occhi al cielo, vedere mia madre con un uomo che non era mio padre mi dava fastidio.
Le mie sorelle ubbidirono, solo perché non volevano essere rimproverate dalla mamma. Camminarono a passo lento verso Victor che poi posò un bacio sulla guancia di entrambe.
«Quanto siete carine?» domandò retoricamente. Loro poi ritornarono da me e mi abbracciarono. Per un momento pensai che fossero spaventate ma poi mi dissi che non ce n'era motivo, quindi mi levai dalla testa quel brutto pensiero.

La sera più tardi mia madre mi raccomandò di mettere le mie sorelle a letto, così obbedì.
Salimmo le scale che portavano al primo piano dove c'erano disposte tutte le camera da letto ed entrai nella stanzetta delle mie sorelle. Avril e Adelaide corsero verso il letto e alzarono il cuscino per prendere il pigiama piegato in modo ordinato.
Si cambiarono in un secondo e mi guardarono.
«Trav puoi dormire con noi sta sera?» domandò Adelaide. Mi avvicinai a lei e la presi in braccio per farle infilare le sue piccole gambine sotto le coperte.
«Non credo di potere, devo finire gli ultimi compiti di matematica.» risposi rimboccandole le coperte una volta dentro.
«Noi abbiamo paura del mostro...» confessò subito dopo Avril, che si era già infilata sotto le coperte.
«Ma i mostri non esistono, guardate» mi alzai dal letto e camminai verso il loro armadio, aprì l'anta e le feci vedere che nessun mostro si nascondeva detro. «Non è lì...» precisò Adelaide.
Pensai ai posti in cui di solito i bambini dicevano di vederli e così mi venne subito in mente di controllare sotto il letto. Mi abbassai poggiando le mie ginocchia sul parquet e guardai sotto.
«Neanche qui nessun mostro.»
Mi alzai e loro mi guardarono terrorizzate spostando lo sguardo dal mio viso alla porta dietro. «Lui si aggira per la casa...è vero, una persona in carne d'ossa.» mi raccontò Adelaide.
«Vi siete viste qualche film horror?» domandai ingenuo.
«Perché non ci credi? Mamma neanche ci crede, noi diciamo solo la verità!» si alterò Avril mettendo il broncio incrociando le braccia al petto.
La guardai senza sapere che dire, pensai al da farsi ma alla fine sospirando profondamente le chiesi: «Volete dormire qua o nella mia stanza?»
Il loro viso s'illuminò subito ed entrambe indicarono la stanza con i loro indici sottili.
«Niente mostro sta sera!» esultò Adealaide.
Non capì a che cosa si riferissero ma a guardarle erano davvero spaventate, così, mandai a quel paese matematica, spensi la luce e mi misi nel letto accanto ad Adelaide.
«Va bene dormo qua. Vieni anche tu qui Avril, ci entriamo.» dissi all'altra sorella. Per fortuna il letto era una piazza e mezzo e piccole come eravano ci entravamo anche in tre. Mi misi al centro così da poter proteggere entrambe.
«Speriamo che lui non venga...» sussurrò Adealide piano piano.
«Sta notte non viene, c'è Trav...» rispose Avril abbracciandomi.

Heart on fireWhere stories live. Discover now