Capitolo 46

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TRAVIS'POV:

Non c'è via di scampo, ma solo buona volontà per non andare a letto con Amanda.
La mia testa ora formula solo pensieri sconnessi tra di loro, mentre Amanda prende a baciarmi le labbra con avidità. Risucchia il mio labbro inferiore tra i denti e ansima di piacere quando le stringo il seno.
Le sue mani viaggiano lungo il tessuto della mia maglietta nera aderente, sfiorando gli addominali marmorei.

«Mi è mancato toccarti.» sussurra stando attenta a non posare le sue dita sulle mie cicatrici. Lo sa bene che se solo prova a toccarle, divento una bestia.

Le sue mani lentamente si abbassano verso i miei boxer neri, afferra l'elastico con velocità mentre mi succhia la pelle del collo.

Abbassa i miei boxer con prepotenza, facendo schizzare via la mia erezione.

Sono ancora in tempo per fermarmi, ma non riesco perché le sue labbra sono invitanti come la mano che ora è intorno al mio cazzo e fa su e giù per tutta la lunghezza.

Fermati. Ora.
Il mio subconscio comanda queste parole, ma dalla mia bocca non esce nessun suono. Amanda continua a procurarmi piacere con la sua mano esperta, anche se io sto pensando a totalmente altro.

Chiudo gli occhi.
Pensieri s'impossessano della mia testa e in un attimo salto giù dal divano, alzando i boxer e tirando sù i jeans. Amanda strabuzza gli occhi scioccata mentre mi guarda in piedi di fronte a lei.

«Ma che cazz...» sbotta confusa alzandosi dal divano e aggiustando il reggiseno che le avevo spostato con forza. Sono un fascio di nervi in questo momento. Per un motivo ben preciso: il pensiero a quella ragazzina del cazzo non mi fa andare oltre con Amanda. Perché tempo fa non ci avrei pensato due volte prima di scoparmela contro questo divano, ora invece non voglio. Sono un emerito coglione!

«Perché ti sei fermato?» domanda quando mi passo una mano in mezzo ai capelli.
«Ora ti levi dal cazzo.» Sono incazzato nero, e non so neanche il motivo, anzi lo so, ma non voglio ammetterlo.
«Torna qua, Trav, ci stavamo divertendo.» piagnucola Amanda assumendo una posizione seduta sul divano e con le gambe incrociate.

«Cosa cazzo non capisci della frase "è meglio se te ne vai" ?» sputo acido scansando la sua mano. Lei si acciglia. «Cazzo, allora era vero.» borbotta alzandosi dal divano e aggiustando i suoi vestiti.
«Cosa?» ringhio a denti stretti. Questa ragazza non impara mai un cazzo, mi conosce da anni eppure porta al limite la mia pazienza, sempre.
«Al campus tutti non fanno altro che parlare di te. Dicono che ti sei rammollito e che probabilmente ti sta crescendo la vagina, non ci credevo, ma cazzo, sei messo male.» prova a manipolarmi lei, perché lo sa fare, è brava in questo.

L'ha sempre fatto con tutti, ma solo con due persone non ci è riuscita: me e Marlene. Dopo le sue parole non ci vedo più dalla rabbia. Mi avvicino a passo svelto a lei azzerando la distanza e le afferro il polso.

«Si parla di me perché sono l'unica cosa interessante in quel college di merda e già che ci sei, dì a quei coglioni del cazzo che mi sono così tanto rammollito che mi scopo Marlene così violentemente da non voler condividere la sua fica con nessuno.» tuono guardandola con occhi carichi di odio «E se non ti voglio scopare, magari il problema sei tu. Non pensi, Amanda?»

«Non sputare nel piatto in cui hai mangiato per anni, Travis.»
«Io sputo su qualsiasi cosa voglia e se poco fa ti ho baciato è solo perché mi sono scolato quattro bottiglie di birra, che ti entri in quella testa piena di merda che hai.» ringhia rude lasciandole il polso e allontanandomi da lei.

Heart on fireWhere stories live. Discover now